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08 Maggio 2015 - 10:24
A furia di insistere ed insistere, arriva dalla Smat al Comune la rassicurazione in merito alla bollettazione del 2014: tornano ad essere forfettari i costi a carico degli utenti quincinettesi.
Il fatto è che, a Quincinetto, la maggior parte degli abitanti non possiede il contatore, se non per qualche eccezione, ovvero via Stazione e qualche altra casa. Storicamente, anche dal passaggio delle gestione dell'acquedotto dal comune alla società torinese, si è sempre pagato un forfait. Ma non nel 2013, l'anno delle "bollette pazze", perché la Smat, a dispetto delle garanzie date, ha conteggiato i consumi. Con risultato che in tanti si sono visti recapitare fatture esorbitanti. Tra chi ha usato l'acqua per irrigare orti e giardini, e comunque in abbondanza, tra chi ha avuto perdite e allagamenti. "Ce l'han promesso a novembre, ma, come si suol dire, finché non vedo non credo..." incrocia le dita il consigliere comunale Flavio Mangaretto.
Nell'estate l'amministrazione comunale aveva per altro inviato alle famiglie un questionario, per capire i consumi, raccogliere critiche e suggerimenti. E in tanti han lamentato, tra gli altri deficit, la disparità tra i conteggi di chi ha il contatore e di chi non lo ha. Non solo. Esistono case, come in località Chiapetti, sprovviste di adeguati servizi, che pagano come se li avessero.
"Abbiamo chiesto alla Smat un sopralluogo in questa zona – sottolinea il Sindaco Angelo Canale Clapetto -. Abbiamo evidenziato le anomalie del sistema di depurazione. Abbiamo chiesto, per quanto riguarda Scalaro, che siano riconosciute le difficoltà e che si paghi solo un semestre. C'è stato un duro confronto con la Smat, che ho sostenuto affiancato dal Vicesindaco Erina Patti e dal consigliere Mangaretto, per mettere a fuoco i nodi venuti al pettina durante l'indagine estiva. L'obiettivo è sempre quello di ottenere la collocazione dei contatori". E vanno sistemati gli allacciamenti. Oggi come oggi ci sono abitazioni che ne hanno più d'uno, con tutte le conseguenti difficoltà nel definire i consumi. "Sarebbe anche il caso di introdurre altri criteri – fa notare Canale – per esempio considerare la composizione del nucleo familiari".
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