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SETTIMO. "I cinesi ci stanno comprando tutti"...ma sarà vero? Tutti i numeri

SETTIMO. "I cinesi ci stanno comprando tutti"...ma sarà vero? Tutti i numeri
La notizia circolava da mesi in città, e ora è ufficiale. Dove una volta sorgeva il Brico Center, il primo supermercato del fai da te di Settimo, ora c'è L’Aumai Market, un centro commerciale gestito dai cinesi. Ha aperto giovedì scorso e in occasione dell'inaugurazione c'erano moltissime persone assiepate fuori dall'ingresso, ansiose di curiosare nel negozio.   Il Brico Center ha chiuso il 31 dicembre scorso. I dipendenti erano ventisei, e quelli che non sono stati ricollocati sugli altri punti vendita del gruppo sono finiti in mobilità. La notizia che avrebbero potuto subentrare i cinesi era filtrata lo scorso dicembre, quando i dipendenti avevano rivelato di aver visto alcuni orientali che visionavano i locali. Ora si è concretizzata, e senz'altro è un segnale rilevante per l'economia del nostro paese.   Ma qual è l'incidenza dell'imprenditoria orientale nell'economia settimese? Le attività messe in piedi da cittadini cinesi in città sono dodici. A Settimo ci sono tre grandi supermercati. Il primo è quello dell'ex Brico, il secondo a Settimo Cielo, il terzo nei pressi del Bennet. Poi ci sono i piccoli negozi di abbigliamento: tre soltanto in via Italia. Tre anche i ristoranti, uno in via Regio Parco, il secondo in via Milano e il terzo a Settimo Cielo. Infine i bar, anche in questo caso tre: uno in via Italia, uno in via Torino e uno in via Leini.   Poi ci sono le attività ambulanti. Al mercato di via Fantina, su ventidue banchi, uno solo è gestito dai cinesi. Sono 3 su cinquantanove quelli al mercato di via Einaudi del giovedì, mentre salgono a 7 su 103 in via Castiglione al martedì, e a 7 su 114 al sabato. Insomma, i numeri raccontano una realtà differente rispetto al luogo comune del “si stanno comprando tutto”, certo è che il dinamismo dell'imprenditoria orientale lascia pensare che nel mondo globalizzato l'incidenza dei cinesi non possa che aumentare.   Un segnale forse più preoccupante arriva dalla Pirelli, anch'essa pronta a cedere quote ad una società dell'estremo oriente. ChemChina. A questo proposito, nel destino dello stabilimento settimese del colosso dei pneumatici, in via Brescia, si prefigurano molte incognite. E la notizia dell'interessamento di ChemChina non ha certo contribuito a tranquillizzare i circa 1200 dipendenti.
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