"Mia moglie non doveva essere lì. Noi turisti possiamo anche non sapere, ma chi organizza questi viaggi deve essere informato: come si fa ad andare a Tunisi il giorno in cui il Parlamento approva una legge sul terrorismo". Quando Lorenzo Barbero esprime così la propria rabbia per i fatti di Tunisi, e per quella che definisce "faciloneria" di chi ha organizzato il viaggio, non sa ancora che l'ex moglie Antonella Sesino, dispersa nell'attentato al museo del Bardo, è morta. "Non doveva essere lì", ribadisce dopo avere ricevuto la triste notizia. "Non doveva essere lì". La donna, 54 anni, dipendente del Comune di Torino come la maggior parte degli italiani coinvolti nell'attacco rivendicato dall'Isis, non era una viaggiatrice abituale. Anche lei si era fatta convincere dalle colleghe a partecipare al viaggio perché "costava poco ed era una buona occasione". Impiegata all'Ufficio del Personale, i colleghi hanno sperato fino all'ultimo che da Tunisi arrivasse una sua telefonata, o un messaggio. "Siamo preoccupati di questo silenzio", diceva l'ex marito prima che uno scarno comunicato della Farnesina confermasse quello a cui si da questa mattina nessuno voleva credere. Il corpo della donna era all'obitorio, martoriato dai proiettili dei terroristi. A identificarla, attraverso alcune fotografie, è stato il personale dell'Ambasciata italiana di Tunisi e dell'Unità di Crisi "appositamente inviato" all'obitorio dell'ospedale Charles Nicolle. Il riconoscimento finale spetta, in queste ore, ai figli Giacomo e Simone, di 20 e 24 anni, volati nel pomeriggio a Tunisi. "Per mamma era la prima crociera", ricorda il figlio. "L'ultima volta l'ho sentita che era a Palermo. Poi, quando ho saputo dell'attentato dalla televisione, ho iniziato a chiamarla sul cellulare. Ma non mi ha più chiamata...". Un silenzio, quello del cellulare, che con il passare delle ore è diventato un triste presagio. "Antonella Sesino non risulta nè tra gli scomparsi, né tra i feriti" diceva ancora nel pomeriggio il sindaco di Torino, Piero Fassino, che ha seguito le ricerche in costante contatto con la Farnesina e con l'Ambasciata di Tunisi. E proprio alla Farnesina è toccato il triste compito di annunciare che quella donna "sempre di buon umore", come la ricordano gli amici, era in realtà morta.
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