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RIVAROLO. Nonbruciamociilfuturo diventa associazione, contro il rinnovo dell'autorizzazione alla centrale

RIVAROLO. Nonbruciamociilfuturo diventa associazione, contro il rinnovo dell'autorizzazione alla centrale

Il Comitato Non Bruciamoci il futuro, nato due anni or sono per contrastare la centrale a biomassa del Vallesusa, diventa associazione. Si è formalmente costituita venerdì sera, in apertura dell'incontro pubblico, convocato presso la sala conferenza dell'Hotel Europa, per fare il punto sulla situazione della centrale e dell'ambiente. Presidente Gianni Fragale, i consiglieri sono Orazio Bonaventura, Riccardo Buffardi, Marisa Giorza, Tiziana Melfi, Manuela Muzzolini, Gianluigi Perona, Silvia Poletto, PierGiacomo Salasa, Franco Tappari e Danila Tarizzo.

 

Rivarolo incontro biomasse direttivo Non bruciamoci il futuroIL 2014

"Il 2014 – ha illustrato il direttivo – è stato un anno intenso. Abbiamo continuato in maniera puntuale e determinata il controllo dei dati Sme che ci venivano inviati dall'Arpa tramite nostra domanda di accesso agli atti. Dati, purtroppo, che dal mese di maggio non ci vengono più forniti. Sono pubblicati trimestralmente da Arpa sul sito con valori che però sono la media del periodo osservato: è un grande problema perché non possiamo più fare un confronto tra il dato e il controllo visivo sulla ciminiera, cosa che prima ci ha permesso di segnalare incongruenze ammessa dalla stessa Arpa".

Nel 2014 il comitato ha anche presentato una seconda integrazione all'esposto depositato presso la Procura della Repubblica nel 2012 per richiedere risposte a diversi interrogativi su: emissioni, urbanistica, teleriscaldamento, bando di gara e finanziamenti pubblici. E grazie al supporto della Commissione straordinaria, ha ottenuto la collocazione di una centralina mobile all'allea di Corso Torino. "Abbiamo proposto l'esigenza di uno screening – aggiunge il direttivo – sull'impianto a biomassa, richiedendo al Comune di affidare l'incarico ad un ente super partes". Si è scelto il Politecnico di Torino e dall'altra settimana il Comune ha un consulente, il professor Giuseppe Genon.

Il Prof Genon Il Prof Genon

"Abbiamo collaborato – chiosa Non bruciamoci il futuro – al lavoro sulle possibili ricadute ambientali e possibili azioni di monitoraggio sanitario favorito dal Dipartimento Prevenzione dell'Asl To4".

 

LO STUDIO

E venerdì è stata infatti presentata la tesi di laurea di Maurilia Ognibene, impiegata presso lo stesso dipartimento, intervenuta insieme al collega Enzo Bertellini. Si tratta di uno studio di tipo qualitativo, durato un anno, con cui l'Asl si presenterà alla prossima conferenza dei servizi che deciderà sul rilascio della nuova autorizzazione (Nel 2006 l'Asl To4 non era stata invitata alla conferenza dei servizi del 2006 ma era stato il Commissario Straordinario a richiederle una valutazione dell'impatto sulla salute nel 2013). "Ma servirebbe anche uno studio di tipo quantitativo, sulla ricaduta degli inquinanti sul suolo" ha precisato Ognibene.

La prima parte del lavoro ha comportato la consegna e compilazione di una check list da parte dei soggetti interessati. "Arpa e Provincia hanno espresso un parere tecnico, la società ha dato parere positivo, diametralmente opposto a quello del Comitato, tra i Sindaci alcuni si sono mostrati più sensibili, altri meno". Coinvolti, oltre al Sindaco di Rivarolo, i colleghi di Feletto, Ozegna, Ciconio, Lusigliè, Favria.

La seconda parte ha comportato uno studio epidemiologico: la condizione di salute della popolazione risulta nella norma in Piemonte, picchi di tumori e malattie respiratorie nel 2000, 2002, 2005 e 2010 (punto interrogativo sulle cause, allora l'impianto non c'era).

Dal punto di vista qualitativo i cittadini presenti hanno aggiunto lamentele per il puzzo, come di acqua ossigenata o di legno verniciato che proviene da viale Losego e via Montenero, la notte, ed il rumore assordante dei camion e della centrale.

Pier Giacomo Salassa Pier Giacomo Salassa

Tra i contributi che hanno caratterizzato la serata PierGiacomo Salassa, 40 anni da veterinario, ha dato uno sguardo alla "situazione ambientale del territorio", denunciando un sistema per cui l'Italia importa prodotti agricoli dall'estero e mentre utilizza ormai i propri prodotti cerealicoli per produrre biogas. "Cosa usiamo per nutrire i bovini? E se questo sistema aumenta l'uso di macchinari che utilizzano gasolio, come può essere questa energia pulita?"

L'Associazione Tutela Ambiente di Ciriè ha esposto la propria esperienza, mirata ad "insegnare alle persone un rapporto corretto col territorio, a partire dal pezzo di terra che si ha".

 

 

 

Rivarolo incontro biomasse Tiziana Melfi Tiziana Melfi

IL 2015

La metamorfosi da Comitato ad Associazione si inserisce in un anno che sarà importantissimo: nel 2015 scadrà infatti l'autorizzazione al limite delle emissioni in atmosfera della centrale. Questo perché il Decreto Ministeriale 152 ha trasferito le competenze dallo Stato a Regioni e a Province per la fissazione dei limiti emissivi, e perché il Testo Unico in materia ambientale prevede che per gli impianti autorizzati tra il 2000 ed il 2006 (come nel caso della centrale rivarolese, entrato in funzione nel 2013 ma risalente al 2005), debba essere presentata una nuova domanda autorizzativa (per una durata di 15 anni) entro il 31 dicembre 2015.

E' su questo terreno che si può giocare la partita, per quanto difficile sia riuscire ad ottenere lo spegnimento della ciminiera. "E' il momento giusto per farci sentire" ha incitato Tiziana Melfi.

Per "Non brunciamoci il futuro" c'è innanzitutto un controsenso limpidissimo, da tenere in considerazione: la centrale era stata autorizzata, dieci anni fa, al fine di alimentare l'impianto del teleriscaldamento (stimando addirittura un risparmio sui consumi di metano e gasolio per riscaldamento rispettivamente 5 milioni di metri cubi l'anno e 8 milioni di litri l'anno), allora tra le priorità di Asa, ma mai messo in funzione. Col risultato che, mancando il sistema di cogenerazione, finora la Sipea spa ha prodotto soltanto ed unicamente energia elettrica, mai energia termica. "Cioè la parte più speculativa" ha sottolineato Tiziana Melfi. Che quindi non soddisferebbe l'obiettivo comunitario del Piano Azione per il clima che richiede una riduzione del 20 per cento dei consumi di energia primaria per il 2020 con l'applicazione della "miglior tecnica disponibile" detta BAT, "raggiungibile solo con un completo recupero termico".

Oltretutto non si capisce perché la Provincia avesse fissato limiti emissivi molto più contenuti per impianti che Asa aveva richiesto (ma anche in questo caso mai realizzati) per Torre come per Cuorgnè e Lombardore. "Considerato che a differenza di questi, il "nostro" è all'interno del centro abitato – sottolinea Fragale -, confidiamo vengano adottati in sede di rinnovo almeno le cautele emissive di Torre".

Rivarolo incontro biomasse Ing Giorgi Ing Giorgi

Altro punto focale: il sistema di controllo delle emissioni Sme, che è un sistema di automonitoraggio da parte della società, che rileva, elabora e presenta i dati ad Arpa, e finora si è rifiutata di presentarli ad altri. "Un sistema di autocontrollo richiede una grande etica - ha puntualizzato l'Ingegner Giorgi -. Contrariamente ci possono essere sistemi teleguidati".

E per farsi capire meglio ha mostrato gli unici dati forniti da Sipea relativi all'ottobre/novembre 2013, da cui si evince che nel momento in cui i valori si avvicinano allo sforamento, cambia lo stato di registrazione e l'impianto non risulta più in funziona ma "fuori servizio". "In un anno Arpa ha svolto quattro controlli differenti – ha evidenziato Giorgi -. Dal gennaio 2014 al gennaio 2015 risulta soltanto un'uscita contenuta di valori al gennaio scorso relativa al monossido di carbonio. L'acido cloridico ha però valori molto alti, servirebbero altri controlli per capire da dove arrivi, visto che non è generato dalla combustione del legno. Ritengo troppo alti i livelli concessi dall'attuale autorizzazione. Abbiamo letto cos'è successo a Brescia: si è visto un certo giorno fumo nero uscire dai camini, si è verificato un black out e ci si è accorti che i valori delle emissioni dell'inceneritore (a cui le centrali a biomassa possono essere paragonate) erano schizzati".

 
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