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25 Febbraio 2015 - 18:11
A soli 17 anni un incidente che lo ha privato, per sempre, della possibilità di camminare. Ma per Gionni Billeci, sparonese di 35 anni pieno di allegria e di forza d'animo, il futuro potrebbe riservare un barlume di autonomia e di indipendenza. Da qualche tempo Gionni ha lanciato un appello alla solidarietà: vorrebbe acquistare un'auto moderna, di quelle che consentono di caricare la carrozzina, matterlo al volante, e poi farlo scendere una volta arrivato alla meta. Una super macchina che però, da solo, con una pensione minima, non può permettersi. Servono 50mila euro. "Sono andato a vederla, a provarla – racconta Gionni -. Ho affisso volantini, ho chiesto sostegno ad enti e associazioni ed ho avuto grande aiuto da parte di diversi amici, anche dal mio ex datore di lavoro. Ho scritto una lettera anche all'Inter, la mia squadra del cuore. Per il momento sono a quota 3300 euro ma mi piacerebbe arrivare almeno a 30mila, cifra che mi permetterebbe un finanziamento alla mia portata. Sarebbe un bellissimo regalo averla per il prossimo Natale".
Per lui significherebbe muoversi liberamente, senza attendere che qualche familiare o qualche anima buona si proponga di scarrozzarlo. La libertà di poter andare al supermercato o di fare delle banali commissioni, di potersi fermare in una piazza di qualche paese vicino a respirare un po' d'aria buona e a veder la gente che passa, andare al mare a vedere l'alba.... Ma che gli permetterebbe anche di trasportare persone che, come lui, hanno difficoltà motorie. Una propensione alla solidarietà, d'altronde, che Gionni ha innata. "Oggi lo faccio io – dice – ma domani potrebbe farlo qualcun altro che è nelle mie stesse condizioni".
Un incontro per la raccolta fondi si è già svolto a San Martino Canavese, organizzato dall'Associazione Ricreativa Silva, ottenendo un'abbondante partecipazione da parte di persone che hanno abbracciato la causa. Chi volesse aiutarlo, anche solo con un'offerta minima, può farlo utilizzando il conto corrente IT79X0760101000001021902919 causale "un'auto per Gionni", o contattandolo alla mail gionni.billeci@libero.it
Era una bella domenica d'estate. Il 6 luglio del 1997. Gionni era un ragazzino. Un nome insolito, il suo. Scelto dal papà Antonino, ispirato a Kennedy, ma "italianizzato". Quel giorno, come tanti altri, era in giro con il suo motorino. "Domani lavoro, meglio che mi faccia benzina" aveva pensato. Perché da tempo aveva lasciato la scuola e si era trovato, di buona lena, una mansione in una fabbrica dei dintorni. E così via, in direzione Locana, per fare il pieno prima di incontrare gli amici in piazza. Tranquillamente, sentendo la tiepida brezza addosso. Poi il vuoto.
"Mi sono risvegliato in ospedale – racconta, mentre mi accoglie a Villa Nerina, rigorosamente vestito di blu (blu Inter) e d una sfilza di croci al collo -. Dell'incidente non ricordo nulla. E non l'ho mai saputo. Fino allo scorso anno. Mi hanno detto, dei compaesani, d'aver trovato al bar un ragazzino, che quel giorno si trovava dietro di me, sulla strada. Devo aver perso il controllo del motorino, andando a sbattere contro un masso". Portato subito con un elicottero al Cto di Torino, Gionni se l'è cavata per miracolo. I medici lo davano per spacciato. Lui non si è arreso. E la fede che aveva già, allora, è cresciuta a dismisura. "Non avevo nessuna speranza di rimanere in vita, e invece, da lassù... qualcuno ha deciso che dovessi restare su questa terra – racconta Gionni con una luce negli occhi nella quale si può scorgere Dio -. D'istinto, però, ho capito che non avrei più camminato. E dire che la prima cosa che ho chiesto ai miei genitori è stata: in che condizioni è il motorino? Se ci penso adesso mi scappa un sorriso, ma avevo 17 anni..."
Per sette mesi Gionni è stato presso un Centro di Riabilitazione al Colle della Maddalena. "Sono tornato a muovere almeno le braccia". Una volta a casa si è rimboccato le maniche, cercando di non sentirsi un peso per la famiglia. "Nelle mezze giornate che trascorrevo da solo, perché mamma Ines e papà Antonino erano a lavoro, ed i miei fratelli (Elisabetta, classe 1981, e Federico, del 1997) a scuola, cercavo di svolgere le mansioni domestiche. E mi sono iscritto a scuola guida e ho cominciato a lavorare".
Ci sono voluti due anni per prendere la patente. Ma non poteva essere diversamente. Dio solo sa quanto sia stato complicato per Gionni riuscire ad utilizzare le marce automatiche e a muovere il volante. Ma nel 2001 ha potuto finalmente acquistare la sua prima (ed unica perché la usa ancor oggi) auto: una Fiat Bravo, modificata per permettergli l'uso. "L'ho acquistato giusto appunto per dare l'esame, perché la scuola guida non disponeva di un'auto attrezzata per disabili. E' andata bene. E' chiaro tuttavia che devo essere accompagnato da qualcuno per potermi muovere".
Nel 2001 Gionni ha trovato un lavoro presso il Comune di Sparone, durato sette anni e mezzo. Poi ha cominciato a far volontariato alla casa di riposo Villa Nerina, sempre tramite il Ciss 38. "Mi occupo di animazione- dice-. Quando ho sentito questa parola, appena sono arrivato qui, mi sembrava impossibile. Animare gli anziani, proprio io, che mi trovo in queste condizioni e che sono sempre stato piuttosto timido... E invece quest'esperienza mi ha dato molto. Mi sono aperto tantissimo. Sto bene con loro. E' come essere in famiglia".
Ed ogni anni, dal 2001, Gionni si reca puntualmente a Lourdes con l'Unitalsi. "Dove trovo malati di tutti i tipi, bambini già in carrozzina, che si divertano. E allora soffro per loro pensando a quando diverranno consapevoli di essere diversi, di non aver avuto avuto nemmeno la gioventù, che invece ho trascorso io sulle mie gambe. Non so, a Lourdes, quanti Km ho macinato, finora, la visita tutta, quando arrivo, in lungo e in largo".
Il 6 luglio 2014 Gionni ha tenuto una festa, nell'anniversario dei suoi 17 anni in carrozzina. "17 anni camminando e 17 in carrozzina. La metà precisa – dice -. E guarda caso cadeva anche di domenica. Devo ringraziare i priori della festa di quell'anno, che l'hanno spostata di una settimana perché potessi organizzare io una festa, con i ragazzi dell'oratorio, la messa alla cappella, il pranzo al polifunzionale ed il pomeriggio al salone per raccontare la mia storia".
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