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FAVRIA Badante romena condannata. Avrebbe indotto facoltosa anziana ad intestarle gli averi

FAVRIA Badante romena condannata. Avrebbe indotto facoltosa anziana ad intestarle gli averi

tribunale

E' stata condannata ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la condizionale, Escaterina Matees, badante nata nel 1968 a Bacau accusata, e finita alla sbarra con l'accusa di circonvenzione d'incapace. Avrebbe indotto la falcoltosa anziana di cui si prendeva cura, Petronilla Bertetto, di 86 anni (moglie del noto imprenditore Quinto Perardi), ad interstarle tutti i suoi averi. I fatti risalgono al lontano 2007. Escatina Mathees venne denunciata, insieme al marito Mihai, classe 1962 (che invece è stato assolto), dai figli della vecchietta, Sergio e Laura Perardi, di 68 e 43 anni, residenti a Rivarolo, costituiti parte civile con l’Avvocato Franco Papotti.

La denuncia era partita in seguito alla scoperta di un testamento con cui la Bertetto nominava erede il marito per le ragioni di usufrutto e la Mathees erede per la nuda proprietà, relativamente a tutti i beni ed in particolare alla casa di Rivarolo Canavese, in via Favria. Addirittura era stato inizialmente indagato il notaio, Marco Cordero di Montezemolo, ma la sua posizione era stata archiviata pochi mesi fa dal giudice delle indagini preliminari.

“Non c’era alcuna ragione per cui la zia dovesse redarre un nuovo testamento” hanno sostenuto i Perardi, convinti che l’anziana non potesse riuscire, da sola, a prendere certe decisioni: da dieci anni sulla sedia a rotelle, era affetta da problemi fisici e di salute. I Perardi, in particolare, in udienza, hanno tirato in ballo alcuni foglietti contenenti firme fasulle, tra il materiale sequestrato durante l’indagine: la prova, secondo loro, che la badante avesse cercato di riprodurre la calligrafia.

I coniugi romeni, difesi dell'avvocato Andrea Bertano, hanno respinto fino all'ultimo ogni accusa ed è probabile che presenteranno ricorso in Appello, forti peraltro del fatto che a giugno il reato risulterà prescritto. In aula i due imputati hanno sostenuto che, se l'anziana era incapace di intendere e di volere, allora lo era anche nel momento in cui aveva siglato il testamento con cui lasciava tutto ai figli.

 
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