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PONT Si rifiutava di abbandonare la Torre Tellaria. Condannata

PONT Si rifiutava di abbandonare la Torre Tellaria. Condannata

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Si rifiutava di abbandonare la Torre Tellaria nonostante un'ordinanza di demolizione del Comune e più e più lettere di richiamo. "Qui ci sono nata e da qui non me ne vado" aveva puntato i piedi Maria Teresa Giacoletto Roggio, arzilla pontese di 86 anni.

Così, nella primavera del 2010, mentre la ditta aveva cominciato ad installare i ponteggi, Giacoletto Roggio, insieme al suo avvocato Danilo Armanni, aveva diffidato il comune, facendo leva sul suo diritto di abitazione "vita natural durante". Di tutta risposta s'era beccata una denuncia, che l'aveva portata dritta dritta sul banco degli imputati del Tribunale di Ivrea. Di recente è arrivata la sentenza contro la quale la donna ha già presentato Appello. Il giudice Ombretta Vanini l'ha condannata a quattro mesi e quindici giorni di reclusione per violazione dei sigilli e per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità secondo l'art.650 del codice.

La vicenda è annosa. Torre Tellaria è una delle tre torri medievali di Pont, anticamente appartenuta ai Conti di Valperga e San Martino. Per anni era rimasta disabitata, poi era passata in mano a vari privati. Finchè, nel 2008, il comune è riuscito ad acquisire l'immobile. Tutto questo grazie ad una conciliazione raggiunta, dopo diverse cause legali, con la società cooperativa di Damanhur Peal, che a sua volta era entrata in possesso dello stabile tramite donazione della famiglia di Giacoletto Roggio.

L'amministrazione comunale dell'ex sindaco Marco Balagna si era prefissa immediatamente il recupero della torre, per farne un'attrazione turistica, con un progetto costosissimo, dal valore di circa un milione di euro, suddiviso in sette lotti. Tra il 2009 e il 2010 il comune aveva spedito lettere su lettere alla residente, avvalendosi della clausola secondo cui il diritto di abitazione scadrebbe con la demolizione dei fabbricati abusivi. Locali abitati costruiti negli anni '60, con il tetto ch'era ancora in amianto. Il Comune aveva quindi avviato l'operazione di demolizione ottemperando peraltro a quanto indicato dal Tar e dalla Sovrintenza ed aveva disposto l'allontanamento forzato dalla Giacoletto Roggio.

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