Verrua Savoia, comune di nemmeno due mila anime all’estremità orientale della provincia di Torino, uno sguardo dall’alto della Rocca alla piana torinese e a quella vercellese. Un paese fatto di frazioni e di case sparse, la cui estensione è tra le maggiori del Piemonte. Un paese che, udite udite, martedì scorso ha attirato le attenzioni nientepopodimeno che del “New York Times”. Nell’edizione online del giornale statunitense è stato infatti pubblicato un articolo dal titolo “A Village Has What All of Italy Wants: The Internet - Un paese ha ciò che tutta l’Italia vuole: internet”. Il reportage del New York Times era focalizzato sull’arretratezza digitale dell’Italia: per raccontarla, il corrispondente è partito dalla storia di un villaggio sulle colline piemontesi, Verrua Savoia appunto, che si è dato finalmente l’accesso online. Mentre sullo sfondo c’è un'Italia “separata da un immenso divario digitale rispetto agli Stati Uniti e anche al resto d’Europa”. La storia che il New York Times ha raccontato è una storia che da queste parti conoscono tutti ormai. E’ la storia di Daniele Trinchero, professore del Politecnico di Torino originario di Verrua Savoia, che anni fa ha dato il là ad una sperimentazione e contribuito a creare un’associazione - “Senza Fili Senza Confini” - senza scopo di lucro per offrire internet a tutti i cittadini. Ha creato, insomma, primo nel suo genere in Italia, un operatore di comunicazione no profit, creato su un modello in cui i cittadini si fanno carico degli investimenti per accedere alla banda larga, acquistandola in gruppo ed evitando agli operatori tradizionali investimenti ritenuti “non convenienti”. Già, perché Verrua Savoia, con i suoi 30 chilometri quadrati di superficie, non è coperta da alcun operatore. L’obiettivo del progetto è appunto quello di riuscire a portare internet nei luoghi più disparati, a condizioni economiche sostenibili. In un Paese, l’Italia, in cui il digital divide è molto accentuato per via della morfologia del territorio, quello di Verrua Savoia insomma è un piccolo miracolo all’italiana. Parola, anche, del New York Times.
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