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25 Novembre 2014 - 22:26
La senatrice Monica Cirinnà con Andrea Benedino e Don Franco Barbero
Tra l'orgoglio gay e la discriminazione c'è la naturalezza. Nella disputa tra quelli che vogliono tutto, anche poter crescere bambini in coppie omosessuali, e quelli che non vogliono concedere niente, al di fuori del concetto di "famiglia tradizionale", c'è la scelta che sta per fare il Parlamento Italiano. A spiegarlo, giovedì sera, la senatrice Monica Cirinnà, relatrice unica del disegno di legge sulle unioni civili che sarà approvato a gennaio.
"Lo stereotipo è molto più radicato tra di noi che abbiamo paura di rompere le uova che nella società civile - ha esordito - : l'ottanta per cento delle persone dice di essere favorevole alle unioni civili. Per me, donna, etero, sposata, con figli, è molto faticoso essere relatrice unica. E' qui il passaggio culturale: farsi carico di ampliare la dignità, i diritti. Ognuno deve dare al proprio amore la forma giuridica che gli attacca meglio. L'Italia non è in grado, oggi, di affrontare in Parlamento il tema dei matrimoni egualitari, facciamo un passo, per quattro motivi urgenti: le spinte sociali, le associazioni, la corte costituzionale e per riposizionare l'Italia in Europa".
Il modello del Ddl è quello tedesco. Al titolo 1 si inseriscono le "unioni civili tra persone dello stesso sesso", nuovo istituto che sarà introdotto nel codice civile. "Niente a che fare con i matrimoni - chiarisce Cirinnà - tanto è vero che nel mio testo le adozioni sono vietate. Ad eccezione dell'estensione della genitorialità sul figlio del partner". Il titolo 2 consiste nella Regolamentazione delle coppie di fatto, quei diritti minimi che vanno riconosciuti a chi convive in modo stabile da almeno tre anni. Significa riconoscere quei diritti base quali la reversibilità della pensione, la successione, il subentro nel contratto d'affitto, l'assistenza in ospedale o in carcere...
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