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24 Novembre 2014 - 20:30
Negozi da quattro o cinque metri quadrati con bagni che occupano più di mezzo locale. E' il paradosso in cui rischiano di ritrovarsi tanti piccoli commercianti. Non stiamo parlando soltanto di bar e ristoranti. Il fatto è che le norme urbanistiche prevedono attualmente l'obbligo, soltanto per i nuovi affittuati e non invece per le attività storiche, di dotarsi di servizi igienici adeguati ai diversamente abili. Così chi ha rilevato o ha di recente aperto s'è dovuto adeguare trovando una quadra con i proprietari dei muri.
Una clausola che rischia di affossare l'economia locale. Almeno secondo il giornalista Guido Novaria che, dopo essersi scontrato col Sindaco Alberto Rostagno in campagna elettorale (ed essersi visto le porte sbattute in faccia nella formazione della lista), ora torna all'attacco mettendo sul tavolo un problema in cui è incappato in prima persona, essendo proprietario di alcuni locali affittati da commercianti. “L’ufficio tecnico - dice - pretende un nuovo servizio igienico di almeno 3,24 mq, più l’antibagno. C’è chi ha speso migliaia di euro per creare i nuovi servizi, con la prospettiva di ammortizzare le spese dopo parecchi anni e paradossalmente vecchi bar, i cui servizi igienici sono tradizionalmente usati dalla clientela, anche quella di passaggio, continuano ad avere toilette al limite dell’accessibilità. Fa sorridere l’ipotesi sbandierata da più candidati anche nell’ultima campagna elettorale di dar vita, nel cuore di di Rivarolo, ad un centro commerciale naturale.Di questo passo si aggiungeranno altre vetrine spente, mentre basterebbe, sull’esempio del Comune di Torino, rivitalizzare il centro anche attraverso i piccoli negozi, diversificando magari i generi venduti. Imporre quest'obbligo vorrebbe dire ammazzare il commercio locale, oltre a far scendere valore immobile. E' un discorso, per carità, di rispetto delle norme ma anche di buon senso. Il problema c'è. Ma ci sono soluzioni migliori”.
Novaria cita il caso del barbiere di Via Palestro che con mezzo locale occupato dal bagno riesce giusto a far stare due sedie per i clienti, oppure la nuova gelatieria in via Garibaldi, che ha dovuto stringere lo spazio riservato alla clientela. Insieme ad altri proprietari ha chiesto di rivedere il Regolamento Edilizio ed ha contattato Antonio Besso Marcheis, ex consigliere comunale di minoranza ed architetto, per presentare una proposta.
"Chiedere la modifica del Regolamento edilizio od autorizzazioni provvisorie per l'esclusione è farla semplice - ribatte Rostagno -. L’abbattimento delle barriere architettoniche è normata dalla legge 13, fin dal 1989, e non è stata questa a provocare la chiusura di alcuni negozi. Il Comune puo' intervenire modificando il piano regolatore, che è molto vecchio, prevedendo delle limitazioni o inserendole in un piano particolareggiato per cercare di sollevare il centro storico. Quello che possiam fare per venire incontro alla comunità lo faremo, tanto è vero che ci siamo subito attivati (se ne sta occupando in particolare l'Assessore all'Urbanistica Francesco Diemoz). Non vogliamo che i commercianti vadano via per questo motivo ma vogliamo anche tutelare le fasce deboli senza andare contro a quelli che sono i diritti delle persone”.
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