Martedì sera, un mese dopo la sua elezione al consiglio della Città Metropolitana, Vincenzo Barrea ha convocato tutti i suoi supporters a Leini, in sala consigliare. L'obiettivo? Fare quadrato e spingere per costruire una Città Metropolitana che sia il meno possibile a immagine e somiglianza di Torino. Chez Gabriella Leone si sono presentati delegazioni da tutti i comuni dell'area Net, oltre che (quasi) tutti i big di zona del Partito Democratico. L'assente più illustre era il settimese Fabrizio Puppo (errore da matita blu, che ha provocato qualche borbottio fra i suoi...). Mancava pure il suo collega casellese Luca Baracco, in altre faccende affaccendato, con una giunta dove fioccano avvisi di garanzia e altre grane. Schierati, invece, tutti gli altri sindaci, da Gambino a Dallolio, da De Zuanne a Geminiani, ciascuno accompagnato da una considerevole truppa di fedelissimi. Il tema della serata, decisamente per addetti ai lavori, riguardava la definizione dell'assetto della Città Metropolitana. Ogni decisione sarà demandata ai 18 membri del consiglio metropolitano, fra cui Barrea. Aldo Corgiat, ex sindaco di Settimo, ha posto sul piatto 3 temi su cui lavorare: lo statuto, le funzioni e la rappresentanza territoriale all'interno del consiglio. Di fatto, da qui al 15 giugno prossimo occorrerà attribuire funzioni al nuovo ente e bisognerà stabilire le modalità di elezione dei consiglieri e del presidente. Il rischio che da queste parti vogliono evitare a tutti i costi è che Torino, il comune che demograficamente conta di più, decida tutto a proprio uso e consumo. Come fare? Spingere per esempio per l'elezione diretta del Presidente (che invece ad oggi sarebbe di diritto il sindaco del capoluogo, Piero Fassino). Si è così deciso di scrivere una proposta di ordine del giorno da fa approvare entro febbraio ai parlamentini dei sei comuni, in modo da dare spessore alle istanze che Barrea porterà in seno al consiglio metropolitano. Tecnicismi a parte, si registra un compattamento dell'area Net, se non altro sul fronte politico, considerato che su quello dei servizi condivisi la concordia s'è persa da un pezzo. Il dato politico più significativo è un sensibile sbilanciamento di Leini a favore dell'Unione. “È apprezzabile esserci riuniti proprio qui – ha detto una Gabriella Leone ben più che cordiale coi suoi ospiti (a cui peraltro in passato non aveva risparmiato critiche, specie al duo Corgiat-Barrea) – L'elezione di Vincenzo (Barrea, ndr) è certo propedeutica a una collaborazione futura. Leini non fa ancora parte di Net, ma si vedrà. Per noi è importante essere partiti dalla nostra città”. Insomma, l'idillio dell'amministrazione leinicese con il Net, iniziato col sostegno degli arancioni a Barrea, viaggia col vento in poppa. Il flirt peraltro è agevolato dal fatto che l'arcinemico della Leone, Gianfranco Brugiafreddo, e il suo Pd leinicese appaiono sempre più in rotta con il resto del partito. Brugia, in sala consigliare, non s'è visto. Di più: neanche l'avevano invitato. “Brugiafreddo? Non l'ho chiamato perchè questo era un incontro per i soli consiglieri di maggioranza – ha gelidamente spiegato Barrea - Ma sicuramente in futuro coinvolgeremo anche le minoranze e sono sicuro che potremo collaborare”. Motivazione un po' così, anche perché, oltre al Pd di mezzo mondo, alla riunione c'era pure Corgiat, figura che, per quanto illustre, non rappresenta ormai altri che se stesso. Insomma, è evidente che se Barrea non ha fatto quella telefonata a Brugiafreddo aveva i suoi buoni motivi. Del resto i bene informati assicurano che il Pd di Leini, legato a doppio filo a Fabrizio Morri e Piero Fassino (arcinemici di Corgiat) in Città Metropolitana abbia portato Mimmo Carretta...
lorenzobernardi@giornalelavoce.it
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