"Noi siamo riusciti ad ottenere dei risultati. Vorremmo sesibilizzare le Amministrazioni circostanti. Ci sono strumenti per affrontare e arginare il problema". Sono concordi il Sindaco Oscar Ferrero e la portavoce del Comitato contro le antenne Caterina Cagninei. A forza di opporsi alle pretese dei gestori telefonici di collocare apparecchiature per la telefonia mobile sul territorio, ad oggi Romano è uno dei pochi paesi a contare la presenza di zero impianti. Una vittoria per il Comitato, che è però costata circa 4mila euro al Comune per sostenere i due ricorsi, entrambi persi, presentati da Telecom al Tar. "E' vero, abbiamo perso e abbiamo dovuto sostenere delle spese legali – ammette il sindaco - ma sapevamo di aver fatto una scelta che, pur contraria ai parametri di legge, andava a tutelare la popolazione. Se non avessimo agito in questo modo, a quest'ora avremmo tre antenne. Invece sono passati due anni dalla presentazione delle istanze e nel frattempo abbiamo provveduto alla redazione di un Regolamento che è inattaccabile, grazie al quale è possibile trovare accordi con i gestori per razionalizzare l'installazione delle antenne sia rispondendo alla necessità di tutelare i cittadini che a quella di garantire il servizio". Il "no" iniziale, con cui il Comune aveva risposto alle richieste di Vodafone, Tim e Telecom, poggiava infatti su una clausola del Regolamento comunale contraria alla legge, ovvero l'obbligo di rispettare i 100 metri di distanza dalle abitazioni. Il Tar aveva accolto i ricorsi imponendo di riportare la distanza minima ai 30 metri.I PARAMETRI INATTACCABILI DEL NUOVO PIANOIl nuovo Piano di minimizzazione dei campi elettromagnetici, che va a sostituire il vecchio Regolamento, redatto dall'azienda Polab di Novacchio (Provincia di Pisa) per un costo triennale di 18mila euro, poggia su presupposti diversi, levando alle compagnie il costo dell'attività propedeutica di studio sul territorio. Quindi, in buona sostanza, il Comune solleva le compagnie di una parte del lavoro, facendosene direttamente carico, ma indirizzando la scelta dei siti su aree comunali ed il meno possibile impattanti per la salute degli abitanti, in base alle caratteristiche dei progetti."Abbiamo scelto un'azienda che fosse di fiducia del Comitato – sottolinea il Sindaco -. La Polab è stata anche intervistata dal programma tv de Le Iene. Ed abbiam chiesto una mano per far capire che cosa significhi cominciare ad utilizzare il telefonino a 6 anni pouttosto che a 50, il wifi piuttosto che la fibra ottica, così è già stato organizzato un incontro presso la scuola media d Strambino, il comitato ha svolto volantinaggio ed informazione, vorremmo proseguire sulla strada della sensibilizzazione".Il Comune ha suggerito tre aree per i tre impianti richiesti, due da Tim e uno da Vodafone. "Non ci sono ancora contratti - chiarisce il Sindaco – ma abbiamo incontrato le compagnie che, dopo una diffidenza iniziali, si sono rese disponibili a considerare le alternative. Gli introiti derivanti dai canoni di installazione verranno riutilizzati, intanto per pagare Polab, e poi per aggiornare costantemente il piano".CAGNINEI: "GRANDE PREOCCUPAZIONE E STANNO EMERGENDO I PRIMI TUMORI""Abbiamo riscontrato grande preoccupazione, da parte delle mamme, circa l'utilizzo dei telefoni – aggiunge Cagninei -. Stanno cominciando a venir fuori le prime malattie legate alle telecomunicazioni". Secondo uno studio della Iarc (Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro) c'è una correlazione tra malattie quali il glioma e il neuroma acustico e l'uso del cellulare. 2708 sarebbero i casi in uno studio condotto da 31 scienzati E arrivato anche sul tavolo del Pm torinese Raffaele Guariniello che due anni fa aveva aperto un'inchiesta su un uomo di 45 anni, il quale aveva cominciato ad utilizzare il cellulare dagli anni '90, sette ore al giorno, attaccato al telefono. Ma altri sono i casi di tumore al cervello arrivati sui tavoli di diversi studi legali. L'uso del telefonino è molto recente, si cominciano ad intravedere i primi effetti, paragonibili all'amianto secondo il magistrato. Consigliato, innanzitutto, usare sempre il vivavoce o, meglio, l'auricolare."L'Unione Europa –ricorda Cagninei - dice addirittura di scendere al valore di 0,2 volt al metro nella risoluzione 1815 del 2011, mentre la legislazione italiana consente i 6 volt al metro e, per giunta, il Decreto crescita Monti ha cambiato i parametri di calcolo, stabilendo che la media dev'essere calcolata sulle 24 ore, quindi, calcolando che di notte il valore è minimo, di giorno può alzarsi ben oltre i 6 volt. Ci sono pochissimi Comuni che hanno adottato Piani di minimizzazione e, comunque, in seguito a situazione diventate allarmanti per la presenza di troppi impianti, come a Verbania e a Ovada. Ma non mancano esempi nei dintorni. Abbiamo incontrato il Comitato Sirip di Lessolo che nutre le stesse preoccupazioni".
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