Risse, spintoni e minacce al torneo benefico dedicato a Riccardo Rossi, il piccolo settimese tifoso del Toro deceduto qualche anno fa. Tutto è cominciato martedì al campo Levi, teatro della sfida fra le Brutte Facce (la compagine degli ultras del Settimo) e la squadra del Centro Fisioterapico Medeor. Il gioco è duro. Troppo, per un torneo di beneficenza. Un'entrataccia di un elemento della Medeor scatena il putiferio. La panchina delle Brutte facce si riversa in campo, circonda l'autore del fallo e volano parole grosse. La squadra della Medeor si ritira in segno di protesta. La situazione degenera giovedì sera, in occasione della sfida fra le Brutte Facce e il Toro Club. Partita tesa. L'arbitro, Luca Rivoira, presidente dello Juventus Club (anch'esso partecipante al torneo), estrae 3 cartellini gialli e fischia quattro rigori. Sospende la partita un paio di volte a causa di battibecchi fra i giocatori. A pochi minuti dalla fine, le Brutte Facce conducono 7-4. Un fallo degli ultras fa scattare la scintilla. Il giocatore del Toro Club reagisce aggredendo verbalmente l'avversario, scoppia una rissa. La vittima del fallo si allontana dal campo. “Me ne vado, non posso continuare a giocare. Ci vediamo fuori”, commenta mentre l'arbitro lo espelle. L'avversario rilancia con una minaccia e viene espulso pure lui. Non è finita. Un tifoso delle Brutte Facce che siede in tribuna scende negli spogliatoi, dove ha un incontro ravvicinato con il giocatore del Toro Club appena uscito. Il Toro Club, come il Medeor, si ritira. Lo Juventus Club, già qualificato per la finale, si ritira anch'esso e dirama un duro comunicato in cui si dissocia dagli atti di violenza. Manuela Pezzana, la mamma del piccolo Riccardo Rossi abbandona il campo amareggiata. “Non ci sarebbe nulla da commentare. Quello che è successo è di una tristezza infinita. Hanno dato sfogo alla loro rabbia invece che pensare che eravamo tutti lì per divertirci. Il senso del torneo doveva essere un altro. Mi è dispiaciuto, punto. Sono contenta che qualcuno abbia partecipato con lo spirito giusto, ma altri hanno pensato che fosse una buona occasione per rompersi le caviglie e spaccarsi la faccia. È un problema loro. Avevo invitato il primario del Maria Vittoria (l'ospedale a cui sarà devoluto il ricavato del torneo, ndr) alla finale di sabato, ma ho dovuto chiamarlo per disdire tutto”. La donna conclude con amarezza. “La mattina successiva ai fatti, venerdì, ho ricevuto un sms che diceva “mi auguro che tuo figlio ieri guardasse qualcos'altro”. Lo spero di cuore anche io. C'erano molti ragazzi sugli spalti l'altra sera. E gli adulti hanno dato un pessimo esempio”.
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