E’ entrato nel vivo la scorsa settimana, al Palazzo di Giustizia di Torino, il processo che vede sul banco degli imputati Paolo Ottino, di Verrua Savoia, assistito dagli avvocati Gian Paolo Zancan e Gian Maria Mosca. Ottino è accusato dell’omicidio di Francesco Daniele, muratore di Crescentino ucciso con due colpi di pistola - uno al torace, l’altro alla testa - e ritrovato nelle campagne di Verrua Savoia il 16 giugno 2013. La prima sezione della Corte di Assise deve far luce su un assassinio che, secondo gli inquirenti, sarebbe giustificato solo dai trecento euro vinti al videopoker da Daniele nella macchinetta dove prima aveva giocato, senza però vincere alcunché, Ottino. Il verruese è finito dietro le sbarre pochi giorni dopo i fatti: ad incastrarlo, i filmati delle telecamere del bar Sport di Crescentino che documentavano i due mentre uscivano insieme dal locale, pochi minuti prima che del muratore crescentinese si perdessero le tracce. In udienza, l’altro giorno è stata sentita la vedova di Daniele, Gisella Franzè. “Al bar c’è uno di Verrua Savoia che quando perde alle macchinette diventa insopportabile: provoca e litiga con gli altri”. Ha riportato al giudice la donna, raccontando una delle ultime confidenze del marito. “Noi non avevamo debiti - ha aggiunto -. Adesso mi aiuta la famiglia: devo pensare al mutuo e a mio figlio”. La famiglia si è costituita parte civile nel processo con l’avvocato Marco Gaeta. Il figlio della vittima, Luca, che dopo la morte del padre per dare una mano a casa ha smesso di andare a scuola e cominciato a lavorare, avrebbe dovuto essere ascoltato dai giudici, ma Corte epm hanno acconsentito di ritirare il verbale della sua testimonianza, evitandogli di presentarsi alla sbarra dopo la madre. Quel pomeriggio di un anno e mezzo fa Francesco Daniele lo aveva accompagnato alle giostre con il cugino, prima di recarsi al bar. Ma poi non era tornato a prenderlo. L’istruttoria dibattimentale continuerà il 21 e il 24 novembre con l’audizione di altri testimoni.
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