La Procura della Repubblica di Ivrea indaga sull'Universal di Settimo. Il pm Giuseppe Drammis ha aperto un'inchiesta in seguito a un esposto presentato dalla Confial, la Confederazione Italiana Autonoma dei Lavoratori. Una dozzina di ex dipendenti lamentano di aver lavorato per sette anni, accantonando i soldi della liquidazione nel fondo di tesoreria dell'azienda, e di non aver mai ricevuto il Tfr. Adesso che sono entrati in mobilità, il loro denaro è sparito. Che fine hanno fatto quei soldi? E qual è la reale situazione dell'Universal, che ha richiesto il concordato preventivo (ovvero il tentativo di trovare un accordo coi creditori ed evitare il fallimento)? Ci sono gli estremi, come sostengono i dipendenti, per parlare di appropriazione indebita delle loro liquidazioni? Ripercorriamo le tappe della vicenda. La crisi ha cominciato a mordere l'azienda di via De Nicola nel 2011, con l'avvio della cassa integrazione. Poi, la scorsa primavera, la decisione di riorganizzare la produzione. Il ramo d'azienda Universal è stato affittato dalla Carioca, che ha assorbito 55 dei 130 dipendenti. La maggioranza degli altri, una sessantina, entrarono in cassa integrazione (con la prospettiva di starci 18 mesi, più un anno di mobilità). Il resto, una dozzina, prossimi alla pensione, accettarono di entrare immediatamente in mobilità, in cambio di un bonus di 4500 euro. La prospettiva, per loro, era di incassare la liquidazione, che a partire dal 2007 è stata versata nel fondo di tesoreria dell'Inps. Per ottenerla, occorreva presentare la richiesta all'ente previdenziale. E questo hanno fatto i dipendenti una volta entrati in mobilità. Ma qui è venuta la brutta sorpresa. “Siamo andati all'Inps per riscuotere il nostro denaro (si parla di decine di migliaia di euro a testa, ndr) – spiega un ex dipendente –. Ci hanno detto che l'importo era già stato liquidato. Ma noi i soldi non li abbiamo mai visti”. I dipendenti, sul piede di guerra, hanno quindi chiesto spiegazioni ai vertici aziendali, in particolare a Luigi Salusso, nominato lo scorso luglio affinchè curasse la procedura di concordato preventivo. “Prima mi ha ricevuto cordialmente – prosegue un dipendente - Ma quando ha capito qual era il problema mi ha mandato via dicendo che per parlargli avrei dovuto prendere appuntamento. L'ho fatto. Era il 1 settembre, da allora aspetto ancora di essere ricevuto”. Nel frattempo alcuni dipendenti si sono rivolti alla Confial, che tramite la segretaria Serena Semeraro ha presentato l'esposto alla procura, evidenziando una serie di anomalie. In particolare il mancato rispetto, da parte dell'azienda, degli accordi presi la scorsa primavera. “Venti giorni dopo averci fatto firmare il primo accordo della mobilità (quello dei 4500 euro, ndr), ci hanno contattato singolarmente disconoscendone i contenuti. Poi ci hanno fatto firmare un altro accordo, sostenendo che intendevano ricorrere alla procedura di concordato”. Infine i dipendenti evidenziano una serie di stranezze. Una su tutte: “L'azienda, oltre ai 55 dipendenti assorbiti da Carioca, ha richiamato tutti gli altri precedentemente messi in cassa integrazione, con contratto a tempo determinato che scadrà il 23 dicembre – prosegue Semeraro – La produzione sta andando avanti a ritmi serratissimi, con il personale impegnato in straordinari fino alle 24”. Ma perchè, se l'azienda è in crisi, lavora a questi ritmi? Il timore che trapela è che l'azienda stia pianificando il fallimento, spingendo al massimo la produzione per incassare tutto l'utile possibile prima di portare i libri in tribunale. “ La procedura di concordato risulta ferma – prosegue Semeraro – Ciò impedisce ai dipendenti di procedere con azioni esecutive per ottenere il loro credito. L'azienda deve presentare della documentazione in Tribunale per l'accettazione del concordato e la scadenza è fissata per il 16 dicembre”. Se il concordato non andasse a buon fine, sarà fallimento. E recuperare il Tfr, per i dipendenti, potrebbe essere molto complicato.
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