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RIVARA. Urine sul muro dei vicini. Famiglia a processo per stalking

RIVARA. Urine sul muro dei vicini. Famiglia a processo per stalking

tribunale

Liti, insulti, azzuffate, addirittura urina versata sui muri di casa per dispetto. Una famiglia contro l'altra. Da una parte i rissosi Ruffin, dall'altra i Cester. Nel condominio di via Barbania 8, case popolari, il clima era diventanto insopportabile nel 2009. Finchè i Cester avevano deciso di sporgere denuncia. Alla sbarra, presso il Tribunale di Ivrea, sono così finiti, con l'accusa di stalking, Gianfranco Ruffin, la moglie Leonarda Bigona e la figlia Emanuela. Secondo l'accusa, sostenuta dal Pm Gianluca Dicorato, i tre sarebbero venuti alle mani, in più di una occasione, mettendo scompiglio al punto che diversi condomini alla fine si erano trasferiti altrove.

"Non sono ubriaca nè pazza" ha cercato di difendersi Bigona, venerdì scorso, accettando di sottoporsi all'esame. Seguita dal Centro di Igiene Mentale, la donna, secondo una perizia tecnica, soffra di una sindrome schizoparanoide. "Non è vero – ha cercato di negare -. Un momento di nervoso, di ansia, di disperazione, possono averlo tutti. E' un mio fare: la signora fa tutto sottovoce, io urlo. E non ho dato della puttana a sua figlia. No, lei ha dato della puttana alla mia e io le ho detto di affibbiare quell'insulto alla sua".

Bigona ha negato d'aver pronunciato parolacce. "No, sono loro che hanno insultato noi...". "Ma l'han scritto i Carabinieri che erano intervenuti" ha provato ad insistere l'avvocato Danilo Pastore, con i coniugi Vittorio Cester e Maria Trapella si sono costituiti parte civile.

"E' dal '57 che abitiamo qui – ha aggiunto Bigona -. Cester ha sempre avuto odio per i meridionali, quando siamo venuti su tutti per la pagnotta, loro dal Veneto, noi dalla Sicilia. E ci davano dei morti di fame. E' ora di smettere con le menzogne, non ho soldi per pagare gli avvocati, anzi mi dispiace che Trapella sia andata via".

L'esame è stato complesso. Bigona è andata su tutte le furie con l'avvocato Pastore, specie quando si è toccato un tasto dolente: in un'occasione, secondo l'accusa, l'imputata avrebbe utilizzato il suo tutore per bastonare Trapella. "Mi serve per tenermi in equilibrio, mica per picchiare la gente. La lite non finiva mai, Trapella non cedeva. Quanto è durato? E che ne so! E' stato come un uragano, ma che domande mi fa".

Un altro testimone, Cristian Cordì, che un tempo abitava in via Barbania ma oggi vive a Rivarolo, ha confermato le accuse: "i Ruffin si muovevamo sempre in quattro.Quel giorno ho trovato Ruffin e Cester che si strattonavano, al piano superiore le donne tiravano il bastone da un'estremità all'altra, due da una parte e una dall'altra. Mi sono messo davanti a Trapella per permetterle di rientrare in casa".

 

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