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Csea, un fallimento della politica

Csea, un fallimento della politica

Pentenero Gianna Consigliere regionale Piemonte

A molti che ci leggono dire Csea non significherà un bel cavolo di nulla. Si tratta di una sigla. Ebbene “Csea” è stata per tanti anni una scuola, un’agenzia formativa, un consorzio di formazione professionale partecipato al 20 per cento dal Comune di Torino e con il 5 per cento dal comune di Ivrea. Di più... E’ stato per migliaia di ragazzi e per tanti anni una vera e propra palestra dove si sono costruiti giorno dopo giorno, bravi artigiani, fresatori, elettricisti, saldatori e tante altre figuri professionali. Poi d’un tratto, il baratro. Ad un certo punto, il 12 aprile del 2012, come spesso accade in Italia, arriva il fallimento preannunciato, per bancarotta, con un passivo ad oggi non definitivo di quasi 40 milioni. Principale indagato: l’amministratore Renato Perone. L’accusa è chiara come il sole. Avrebbe svuotato il patrimonio dell’ente, "bruciando in 15 anni parecchie decine di milioni di euro di origine pubblica". E in verità Csea era stata dotata nel 1997 dal Comune di Torino di un fondo di 30 miliardi di lire, dilapidato nel giro di dieci anni, tanto che "nel 2007 sarebbe stato già in uno stato di dissesto irreparabile ". Tutto questo perchè? Semplicemente perchè chi lo stava dirigendo anzichè occuparsi degli studenti come avrebbe dovuto fare, ha cominciato a darsi alla “finanza creativa” acquisendo a destra e a manca altre strutture al collasso tipo il consorzio “Forum” di Ivrea, infarcendo questo e tutto il resto con i soliti raccomandati e gli amici degli amici o gli amici di partito. Il fatto grave, ma per certi versi per niente inedito è che per anni politici, sindacati e amministratori hanno cercato di nascondere il tracollo e la crisi di liquidità inniettando soldi pubblici. Solo quando non ce la si è più fatta, si è alzata la bandiera bianca e si sono lasciati a casa circa 300 lavoratori. E solo perchè non ne poteva davvero più fare a meno il sindaco Piero Fassino ha dato il via ad una commissione d’inchiesta che ha già prodotto un rapporto di 160 pagine. Il rapporto pur non essendo ancora pubblico, dà segnali che si tratterà di una vera bomba, nonostante le precauzioni prese dallo stesso sindaco. L’altra sera, solo per fare un esempio ha chiuso la sala rossa alle telecamere e ai giornalisti. Qualcosa però sta trapelando e tra le tante storie ce n’è qualcuna che sembra uscita da un film di controspionaggio amerciano, tipo quella di un tentativo di corruzione in Africa (25 mila euro in una valigetta) organizato da Renato Perona e da un faccendiere per un contratto con il governo della Tanzania. La valigetta è arrivata a destinazione ma i corsi in Africa nessuno se li ricorda. Poi c’è il racconto di uno strano finanziamento, una specie di bombola di ossigeno di due milioni di euro, erogato da Banca Sella con la garanzia di Finpiemonte, quando era assessore regionale all’Istruzione Gianna Pentenero. Ci sono i “no” di Finpiemonte che nutre seri dubbi sui bilanci non certificati di Csea ma c’è anche l’intera giunta Bresso al lavoro per un bando pubblico di 4 milioni di euro aperto a tutte le agenzie formative in difficoltà e Csea, dice in quel tempo Pentenero “è il caso più rilevante se non l’unico...”. Una specie di bando ad hoc, insomma, per salvare posti di lavoro. Perona ringrazia. Lo fa a modo suo, con un bel buffet aperto a tutti gli studenti, nel 2010, a Ivrea, nelle aule dell’ex Forum. Insieme ai panini semidolci, all’aranciata e ai biscottini, decine e decine di santini del consigliere regionale ricandidato tra le fila del pd. “A dire il vero però - ammette una ex dipendente - Pentenero si è imbarazzata e gli ha detto di evitare... “ Perona, stando alle cronache, non si è imbarazzato per niente. Anzi ha continuato, perchè Csea era proprio questo: il paradigma di un rapporto distorto fra politica e presunta impresa. Era l’inerzia delle istituzioni che dovevano controllare, come e dove si stavano bruciando decine di milioni di euro. Non è finita qui. Dentro e fino al collo ci sono politici, dirigenti comunali, sindacalisti, imprenditori, massoni, persino sulle forze dell’ordine e sulla magistratura torinese che nel 2004 indagò su un gruppo di esterni che volevano entrare in Csea senza interessarsi di ciò che vi accadeva dentro, sorgono dei dubbi. Nel tritacarne mediatico di queste ultime settimane, oltre alla Bresso e a Pentenero, è finito il sindaco di Ivrea Fiorenzo Grijuela a cui si deve l’operazione di acquisizione dell’indebitato carrozzone Forum da parte di Csea, con tanto di assunzione della figlia. E ci è finito pure l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Sindaco della Torino Olimpica, oggi presidente della Compagnia di San Paolo e futuro candidato alla presidenza della Regione Piemonte per il centrosinistra. Insieme a lui il suo storico vicesindaco Tommaso detto Tom Dealessandri, con deleghe in tempi diversi a partecipazioni societarie del Comune ed aspetti finanziari di aziende e consorzi. Ora tutti aspettano la pubblicazione ufficiale del rapporto della Commissione Csea per capire che cosa è successo. Anche Fassino. Prendere le distanze gli sarà difficile dato che in campagna elettorale si è voluto presentare come diretta continuità con il passato.
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