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09 Novembre 2014 - 23:38
La classica storia. Un'anziana destina l'eredità alla badante proveniente dall'est. Ma i nipoti si infuriano e decidono di impugnare il testamento, sostenendo che sia tutto frutto di un inganno. E' cominciato l'altra settimana, presso il Tribunale di Ivrea, il processo a carico di Escaterina Matees, nata nel 1968 a Bacau. Deve rispondere dell'accusa di circonvenzione d'incapace insieme al marito Mihai Mattes, classe 1962. Residenti a Rivarolo, sono difesi dall'Avvocato Andrea Bertano.
I due avrebbero approfittato delle condizioni di Petronilla Bertetto, anziana di 86 anni, moglie del noto imprenditore Quinto Perardi, di cui la Matees si prendeva cura, come badante, presso l'abitazione di Favria. A denunciarli, nel 2008, erano stati alcuni parenti, Sergio e Laura Perardi, di 68 e 43 anni, residenti a Rivarolo, i quali si sono costituiti parte civile, nell'ambito del processo, con l'Avvocato Franco Papotti.
Al centro della contesa un nuovo testamento, scoperto tra lo stupore dei familiari, con cui la Bertetto nominava erede il marito per le ragioni di usufrutto e la Matees erede per la nuda proprietà, relativamente a tutti i beni ed in particolare alla casa di Rivarolo Canavese, in via Favria. Addirittura era stato inizialmente indagato il notaio, Marco Cordero di Montezemolo, ma la sua posizione era stata archiviata pochi mesi fa dal giudice delle indagini preliminari.
"Non c'era alcuna ragione per cui la zia dovesse redarre un nuovo testamento" sostengono i Perardi, convinti che l'anziana non potesse riuscire, da sola, a prendere certe decisioni: da dieci anni sulla sedia a rotelle, era affetta da problemi fisici e di salute. I Perardi, in particolare, in udienza, hanno tirato in ballo alcuni foglietti, tra il materiale sequestrato durante l’indagine, da cui risultavano parecchie prove di firme. La prova, secondo loro, che la badante avesse cercato di riprodurre la calligrafia.
L'imputata, invece, respinge ogni accusa. "Io e la Bertetto eravamo in ottimi rapporti – ha riferito davanti al giudice. Da oltre cinque anni lavoravo in quella casa ed aveva fiducia in me. Voleva aiutarmi. Diceva che avrebbe intestato a me la nuda proprietà". Mistero su un certificato medico da cui la Bertetto risulterebbe in grado di intendere e di volere. "L'avevo portata dal medico prima di andare a firmare il tastamento – ha riferito l'imputata - ma, da quando mi hanno cacciata di casa non so quel certificato che fine abbia fatto".
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