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CUORGNE. Una città davvero multietnica

Un tempo era la città della Manifattura. Ora è una località multietnica. Dopo Torino, il Comune di Cuorgnè è in tutta l’area Metropolitana quello che ha, in percentuale, il maggior numero di stranieri residenti. Sono i dati statistici, aggiornati alla popolazione residente al primo gennaio 2016. Su una popolazione di 9906 residenti, infatti, Cuorgnè ha annoverato nel corso del 2015, 1054 residenti stranieri, pari al 10,6 per cento di tutta la popolazione.

Oltre a Cuorgnè, secondo assoluto dietro a Torino, figurano al quarto posto Castellamonte e al settimo Favria.

Solo Torino ha una percentuale maggiore: il 15,5 per cento (890 mila residenti di cui 137 mila non italiani).

A Cuorgnè, il 47,8 per cento dei residenti stranieri sono maschi. Stessa percentuale per Torino. A Cuorgnè convivono 47 nazionalità diverse, 14 europee, 13 africane, una decina orientali e una decina americane. Al 31 agosto erano 1049 le persone straniere presenti, contro le 1089 del 31 dicembre 2012 (-40) e di quel 10 per cento di stranieri circa il 90 per cento appartiene a tre nuclei: 423 dalla Romania, 229 dal Marocco e 123 dalla Cina.

Il sindaco Beppe Pezzetto commenta: “Vorrei fare una premessa personale, che un messaggio mi ha fatto ricordare. Sono fortunatamente cresciuto in una famiglia “tollerante” e mi è tornata alla mente una discussione avuta dal mio papà quando ero molto piccolo, con un suo conoscente “piemontese di razza” che affrontava diciamo in modo colorito, per usare un eufemismo, quella che questa persona definiva l’invasione meridionale. Io sono orgoglioso di essere cresciuto insieme a “Italiani del sud” e di avere ancora oggi con loro delle solide amicizie, così come sono orgoglioso di aver avuto un padre come il mio. E se non vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi all’epoca molti piemontesi consideravano i meridionali ancora peggio degli stranieri ... ma acqua passata non macina più. Chiusa la parentesi personale, vorrei dire che la convivenza nella nostra Città funziona da sempre e implica il rispetto di diritti e doveri da parte di tutti. Quando è stato necessario intervenire su tematiche puntuali come l’arrivo di 40 profughi stipati in una struttura nella frazione di Nava sono intervenuto in modo deciso perché quella non era accoglienza nè per chi era ospite nè per chi ospitava... Ultimo punto di riflessione: io mi sento e mi sentirò sempre cittadino del mondo, con solide radici Canavesane”.

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