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27 Ottobre 2015 - 10:22
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E' cominciato lunedì mattina, di fronte al giudice Ombretta Vanini del Tribunale di Ivrea, il processo per la morte, avvenuta nel 2012, di Luciana Oppedisano, in seguito ad un intervento chirurgico a cui si era dovuta sottoporre per un problema alla cistifellea. Sul banco degli imputato c'è finito, con l'accusa di omicidio colposo, il dottor Antonio Bergantino, 59 anni, medico chirurgo dell'ospedale di Cuorgnè, assistito dall’avvocato Enrico Scolari del Foro eporediese.
Secondo l'accusa, sostenuta dal Pubblico Ministero Emanuele Bosio, la morte su cagionata da errori nell'operazione. Nel perizia, che aveva indotto il Gup Stefania Cugge a stabilire il rinvio a giudizio, si imputa una "insufficiente quantità di clips" e una "inadeguata manualità nell’impiego dello strumento per la sutura". Nello specifico il decesso sarebbe avvenuto per "migrazione delle clips impiegate dal chirurgo per chiudere i futuri monconi del vaso arterioso, prima della sua sezione".
Rimasto vedovo, Vincenzo Oppedisano, 66 anni, aveva immediatamente sporto denuncia. Erano seguite le indagini ed una battaglia di perizie, con ipotesi si reato inizialmente a carico di tre medici, per i quali il Pm Ruggero Crupi aveva poi chiesto l'archiviazione. Tanto che nel 2013 Vincenzo Oppedisano aveva anche protestato davanti a Palazzo Giusiana, vecchia sede del Tribunale, per chiedere giustizia in memoria della cara moglie defunta. Il giudice Stefania Cugge aveva rigettato, infine, la richiesta di archiviazione per Bergantino, commissionando un'ulteriore perizia all'esperta Rita Celli. Due posizioni sono state invece archiviate. Oppedisano è convinto che sua moglie Luciana perse la vita, esattamente sette giorni dopo l'operazione, non per una fatalità ma per un errore medico.
Oppedisano ed i suoi figli si sono costituiti parte civile con l'avvocato Stefano Mazzoli del Foro di Torino. Le parti hanno presentato la lista testimoniale. Nei prossimi mesi saranno sentiti testimoni e consulenti.
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