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Cronaca
27 Dicembre 2025 - 12:15
Rapina in Barriera di Milano nella notte di Natale: in manette un 25enne appena uscito dal carcere (immagine di archivio)
La sera di Natale, mentre la città rallentava e le strade si svuotavano, una rapina è avvenuta in via Porporati, nel quartiere torinese di Barriera di Milano. È da poco passata l’ora di cena quando una giovane viene aggredita sotto casa: spinta a terra e derubata della borsetta da un uomo che tenta di fuggire tra i palazzi. Nel giro di poche ore, però, l’episodio si chiude con un arresto, un processo per direttissima e una condanna.
Secondo quanto ricostruito, il responsabile è un 25enne di origini marocchine, che avrebbe strattonato la vittima all’altezza del civico 8, facendola cadere sull’asfalto e strappandole la tracolla. Alcuni passanti, attirati dalla scena, sono intervenuti riuscendo a fermarlo per pochi istanti. Un tempo sufficiente perché la ragazza potesse rifugiarsi in casa e chiamare il fidanzato, mentre l’uomo riusciva a divincolarsi e a scappare.
L’inseguimento si è sviluppato tra le vie della zona ed è terminato in corso Giulio Cesare, dove una pattuglia della polizia, già presente in zona, ha intercettato e bloccato il fuggitivo. Per il giovane è scattato l’arresto immediato.
Portato prima in ospedale per alcune medicazioni – a una ferita che, secondo quanto emerso, si era procurato settimane prima durante una precedente detenzione – il 25enne è stato poi trasferito in carcere. Il suo profilo giudiziario pesa: a soli venticinque anni aveva già alle spalle una condanna complessiva di cinque anni, sette mesi e nove giorni di reclusione. Era tornato in libertà da meno di un mese, il 27 novembre.
La mattina del 27 dicembre l’uomo è comparso davanti al giudice con rito direttissimo. Assistito dall’avvocato Alberto Bosio, ha ammesso l’errore, sostenendo però di non ricordare nulla perché ubriaco al momento dei fatti. Ha scelto il rito abbreviato e il tribunale lo ha condannato a un anno e dieci mesi di carcere. A causa dei precedenti, non potrà beneficiare della sospensione condizionale della pena.
Il caso riporta al centro il tema della recidiva, con una nuova rapina commessa a poche settimane dalla scarcerazione, e quello della risposta del sistema giudiziario, che in questo caso è arrivata in tempi rapidissimi. Restano anche interrogativi sul confine tra l’intervento dei cittadini e la sicurezza personale: il tentativo di fermare il rapinatore e l’inseguimento hanno avuto un esito positivo, ma non sono privi di rischi. La vicenda si è chiusa senza ulteriori conseguenze, ma conferma quanto fragile sia l’equilibrio tra prevenzione, controllo del territorio e reinserimento di chi esce dal carcere.

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