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Cronaca

Caluso perde Bruno Minetto, il pilastro silenzioso che ha costruito un pezzo di storia dell’imprenditoria tessile locale

Fondatore con il fratello Giancarlo della Manifattura tessile, Minetto si è spento a 83 anni. Grande commozione ai funerali e una comunità che perde una delle sue figure più solide

Caluso perde Bruno Minetto

Caluso perde Bruno Minetto, il pilastro silenzioso che ha costruito un pezzo di storia dell’imprenditoria tessile locale

La notizia è arrivata il 6 dicembre, chiudendo con amarezza una settimana che per Caluso ha il sapore di una perdita profonda. Bruno Minetto, 83 anni, uno degli imprenditori che hanno segnato lo sviluppo economico della città, si è spento dopo un periodo di fragilità vissuto nella casa di riposo “La Quiete dei Principi” di Mazzè. Con lui scompare un volto discreto ma decisivo dell’imprenditoria calusiese, parte di quella generazione che ha costruito, con lavoro silenzioso e senso del dovere, una delle realtà tessili più riconosciute del territorio.

La sua storia professionale resta legata indissolubilmente al fratello Giancarlo, morto nel 2019 a 72 anni. Insieme avevano guidato la Manifattura tessile, un’azienda che affonda le sue radici nel 1950, quando a fondarla fu Antonio Gamerro, padre di Claudia, futura moglie di Giancarlo. La ditta, nata come piccola attività familiare, è cresciuta negli anni fino a diventare un punto di riferimento nella produzione e vendita di tessuti per la casa, mantenendo sempre una solidità rara in un settore spesso segnato da crisi e trasformazioni repentine.

Benché entrambi ricoprissero il ruolo di direttori, Bruno e Giancarlo erano uomini molto diversi. Giancarlo, più espansivo, aveva un rapporto diretto con la clientela e una presenza costante nel punto vendita di via Nuova Circonvallazione. Bruno, al contrario, era l’uomo dei reparti produttivi, quello che si muoveva tra macchinari, campionari e processi interni. Schivo, preciso, metodico, più legato alla concretezza che alla ribalta. Il suo contributo, però, è stato determinante quanto quello del fratello: insieme hanno tenuto in piedi una struttura salda, fondata sul lavoro e sulla responsabilità, sostenuti dalle rispettive mogli che hanno accompagnato negli anni la crescita dell’azienda.

La Manifattura oggi è guidata da Stefania, figlia di Giancarlo, che ha raccolto l’eredità familiare con determinazione, mantenendo quello stile rigoroso e quella cura artigianale che hanno sempre contraddistinto il marchio. Una continuità che, anche nelle parole dei dipendenti e degli amici, rappresenta il segno più evidente dell’unità dei Minetto e della capacità della famiglia di rinnovarsi senza tradire le radici.

Negli ultimi mesi di vita, Bruno aveva lasciato la quotidianità dell’azienda e della sua casa per trasferirsi nella struttura sanitaria di Mazzè. Una scelta dettata dalla necessità di garantirgli un’assistenza costante, affiancata dalle cure del dottor Luca Cacciotella. A Caluso, intanto, il suo nome continuava a circolare in quei discorsi che riguardano chi ha fatto la storia, senza mai cercarne il protagonismo.

I funerali, celebrati ieri pomeriggio, martedì 9 dicembre, nella chiesa parrocchiale di Caluso e officiati da don Loris, hanno rappresentato l’ultimo saluto corale di una comunità intera. Centinaia di persone – imprenditori, commercianti, dipendenti, amici di lunga data – hanno riempito la chiesa e il sagrato, confermando quanto la figura di Minetto fosse radicata nel tessuto sociale ed economico della “città del vino”. Una partecipazione composta, affettuosa, segnata da quell’atmosfera che accompagna il commiato di chi, pur non avendo mai cercato visibilità, ha lasciato un’impronta profonda.

Dopo la cerimonia, la salma è stata tumulata nella tomba di famiglia del cimitero di Caluso. Intorno alla bara, la moglie Grazia, che ancora oggi dà una mano nel settore commerciale dell’azienda, e i figli Paolo e Fabio con le rispettive famiglie. Un nucleo che Bruno ha sempre mantenuto unito, così come unito era il legame con il fratello Giancarlo: un affetto che non era solo fraternità, ma anche complicità professionale, capacità di dividersi ruoli e responsabilità senza mai incrinare l’equilibrio familiare.

Con la morte di Bruno Minetto, Caluso perde non solo un imprenditore, ma uno degli ultimi rappresentanti di quella stagione in cui l’impresa locale cresceva grazie a mani forti, idee chiare e a un’etica del lavoro che metteva al centro la serietà e la continuità. La sua storia, come quella di molti suoi coetanei, ricorda quanto il tessuto economico del territorio debba alle piccole e medie realtà familiari, alle produzioni artigianali che hanno saputo attraversare i decenni restando competitive, adattandosi e innovando senza perdere identità.

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