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Cronaca
25 Novembre 2025 - 18:52
Diego Novelli ricoverato al Martini: Torino trattiene il fiato per il suo storico sindaco
L’ex sindaco di Torino Diego Novelli, 94 anni, è ricoverato all’ospedale Martini in condizioni delicate, dopo che una bronchite cronica si è trasformata in una grave insufficienza respiratoria. La prognosi, al momento, resta riservata. La famiglia mantiene il massimo riserbo, mentre dal mondo politico e culturale arrivano messaggi di vicinanza per una figura che, nel bene e nel male, ha segnato un pezzo intero di storia torinese. E non solo.
Per comprendere il peso simbolico di Diego Novelli bisogna tornare indietro a quel decennio – 1975-1985 – in cui Torino era davvero il laboratorio politico d’Italia: una città che ribolliva tra vertenze sindacali, assemblee infuocate ai cancelli della Fiat, cortei interminabili e tensioni sociali che si mescolavano con gli anni più bui del terrorismo. Nato a Borgo San Paolo, figlio della Torino operaia, Novelli portò in Comune lo sguardo di chi conosceva bene le periferie e i loro bisogni. Il suo mandato coincide con alcune delle pagine più complesse della storia repubblicana: dalla stagione delle lotte metalmeccaniche alla strage dell’Angelo Azzurro, quando un ordigno esplose in via Po lasciando una ferita nella memoria collettiva della città.

Diego Novelli con Carlo Freccero
In quel contesto, Novelli provò a disegnare una Torino diversa, più sociale, più vicina ai quartieri popolari che a Palazzo Civico. Spinse su una rete di servizi che all’epoca appariva quasi avveniristica: i Punti Verdi che animavano la vita di quartiere, i concerti di Settembre Musica che avrebbero aperto la strada agli anni d’oro delle politiche culturali torinesi, il tentativo di allargare la cultura oltre il centro, portandola dove prima non arrivava mai. La sua amministrazione è stata spesso ricordata come l’ultima grande stagione in cui Torino cercò di non essere soltanto la città della Fiat, ma un luogo capace di immaginare un proprio destino autonomo.
Non mancarono tuttavia le ombre. Nel pieno del suo mandato, Torino conobbe una sorta di “Tangentopoli ante litteram”. Un imprenditore gli raccontò di pressioni e giri di denaro negli appalti comunali. Novelli, invece di insabbiare, fece ciò che oggi sembrerebbe quasi rivoluzionario: accompagnò lui stesso la denuncia in Procura, facendo scortare il testimone dal vigile urbano di cui si fidava di più. Da quell’atto nacque un’inchiesta che travolse il suo vicesindaco e che mostrò quanto la corruzione potesse insinuarsi anche in una giunta considerata “di sinistra e irreprensibile”. Una vicenda che segnò profondamente la politica cittadina, rivelando un sindaco capace di esporsi anche a costo di incrinare equilibri interni.
Accanto alla politica, Novelli ha sempre coltivato la sua identità di giornalista. Ha scritto per l’Unità, ha collaborato con Avvenimenti e ha fondato la rivista “Nuova Società”, che negli anni Settanta e Ottanta fu una delle voci più attente al fermento sociale del tempo. Il giornalismo, per lui, non era un mestiere accessorio: era un modo per continuare a leggere la realtà, anche quando smise i panni istituzionali.
Il legame con la memoria civile è stato un altro pilastro della sua vita. Da bambino aveva vissuto la guerra, da adulto si è impegnato nell’ANPI, custodendo il valore della Resistenza in un Paese che spesso, troppo spesso, sembra dimenticare le sue radici democratiche. Questo tratto ha contribuito a costruire quello che molti definiscono “lo spirito di Novelli”: un misto di rigore morale, testardaggine operaia e una forma tutta torinese di idealismo concreto.
Ora che è ricoverato, Torino osserva in silenzio. Chi ha vissuto quegli anni ricorda un sindaco che seppe guidare la città nel suo periodo più incandescente; chi è più giovane ritrova in lui una figura che ha lasciato impronte profonde nell’urbanistica, nella cultura, nella vita civica. Le reazioni, nelle ultime ore, raccontano di un affetto trasversale, di una riconoscenza che va oltre gli schieramenti.
E mentre i medici monitorano le condizioni dell’ex sindaco, non è difficile immaginare che, fuori dall’ospedale, l’intera città si senta un po’ sospesa. Perché la storia di Torino, nel secondo Novecento, non si può raccontare senza passare da Diego Novelli, dalle sue scelte, dalle sue battaglie, dai suoi errori e dalle sue visioni.
Chi lo conosce sa che ha superato prove ben più difficili. E c’è chi, anche adesso, spera che il vecchio sindaco operaio riesca ancora una volta a sorprendere tutti.
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