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Cronaca

Ecco la drammatica telefonata dopo la strage di Brandizzo: "Porca puttana! Sono tutti morti!"

Dalle carte dell'inchiesta spuntano le telefonate tra il caposcorta di Rfi Antonio Massa e la Centrale di Chivasso. Ecco le parole di quell'ultima agghiacciante chiamata

Antonio Massa davanti al Tribunale di Ivrea

Antonio Massa davanti al Tribunale di Ivrea

Sono le 23.50 del 30 agosto 2023. È passato appena un minuto da quando un treno lanciato a circa 130 chilometri orari ha travolto cinque operai impegnati su un tratto di binario a Brandizzo. Antonio Massa, tecnico e caposcorta di Rfi, è lì. Ha visto tutto. I corpi strappati via, l’impossibilità di capire dove finisca una vita e ne inizi un’altra. Chiama il Centro Operativo di Chivasso.

La registrazione di quella telefonata, acquisita durante le indagini condotte dalla Pm Valentina Bossi e la collega Giulia Nicodemi della Procura di Ivrea, riproduce una voce che si spezza, sfiata, non riesce più a restare dentro la grammatica di una comunicazione tecnica. È la telefonata che la procura di Ivrea ha inserito tra il materiale probatorio: due terabyte di file che ricostruiscono ogni movimento, ogni scambio, ogni telefonata di quelle drammatiche ore.

Le parole della telefonata delle 23,50 - durata 50 secondi appena - sono queste, tutte, senza tagli:

Massa: «Puttana! Sti ragazzi… Minchia, ho detto cazzo, aspettate, cazzo».
Centrale (donna): «Tutto a posto?»
Massa: «No, sto treno che è passato… credevo non ci fossero più treni e ha preso le persone. Le ha investite, cazzo. Chiamate la Polfer, chiamate tutti. Porca puttana!»
Centrale: «Ok, chiamiamo».
Massa: «Ma non era l’ultimo treno quello che…»
Centrale: «No, te l’avevamo detto. Ce n’era uno alle 23.50. Era ancora dentro l’interruzione».
Massa: «Mamma mia, cazzuola».
Centrale: «Chiamiamo, chiamiamo».
Massa: «Porca vacca, minchia, qua porca vacca, hanno perso la vita cazzuola».

Sono frasi che non hanno bisogno di analisi: si collocano da sole nel buio di Brandizzo, un minuto dopo che cinque uomini — Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa, Kevin Laganà — sono stati travolti senza il tempo di voltarsi, correre o capire.

Massa è lì, di fronte ai corpi. La scena è così violenta che, nei mesi successivi, gli specialisti del Ris e quelli della medicina legale lavoreranno con il Dna su ogni frammento recuperato lungo i binari per riuscire a ricomporre ciò che resta delle vittime.

Ma questa telefonata è la quinta e ultima di una sequenza iniziata più di un’ora prima. Serve per mettere a fuoco cosa accadde nelle fasi immediatamente precedenti, quando si sarebbe dovuto decidere se il binario era libero, se la linea era interrotta, se gli operai potevano mettersi a lavorare.

Le telefonate precedenti: una ricostruzione minuto per minuto

22.29.
Massa contatta il Centro Chivasso per preparare i lavori di manutenzione. Chiede un’interruzione tecnica programmata tra Chivasso e Settimo. Dalla centrale spiegano che l’ultimo treno è previsto per le 23.40, salvo ritardi o merci. I due si accordano per sentirsi intorno alle 23.30 per un aggiornamento.

23.27.
Arriva la verifica. Massa domanda l’orario esatto dell’ultimo treno. Dal Centro Chivasso confermano: il transito è previsto alle 23.48. Massa chiede se dopo quell’ora potrà inoltrare la richiesta di interruzione. La risposta è sì. Si aggiorneranno ancora.

23.46.
Massa richiama: vuole attivare la procedura di interruzione. La centrale gli chiede l’intervallo desiderato, spiegando che deve controllare un eventuale treno merci e consultare il dirigente della circolazione. Massa indica una finestra: 23.55–2.00. Il Centro promette di richiamare.

23.47.
La formalizzazione. Dalla centrale avvertono che c’è un treno merci programmato all’1.30. L’interruzione va collocata prima o dopo quell’orario. Dopo una breve discussione, si opta per la fascia prima dell’1.30. L’interruzione viene richiesta dalle 00.01 alle 1.30.

Fin qui, dunque, la finestra di sicurezza non è ancora scattata. È stata solo richiesta, non attivata. La linea, alle 23.50, è tecnicamente ancora aperta.

E infatti il treno passa. Investendo gli operai che, secondo la ricostruzione, si trovavano già sui binari prima dell’interruzione ufficiale.

La strage di Brandizzo è diventata il simbolo della fragilità del sistema di sicurezza nelle lavorazioni ferroviarie. Cinque morti, nessun margine di salvezza, un’intera catena di controlli che — secondo la Procura — si sarebbe spezzata in più punti.

A luglio scorso la Procura di Ivrea ha chiuso l’inchiesta: 24 indagati, tra cui 21 persone e tre società: Rfi, Sigifer, Clf.
Ottanta terabyte di dati raccolti: intercettazioni, video, immagini, tracciati, turni, protocolli, documenti tecnici, testimonianze.

Il nodo resta quello della sequenza finale: perché gli operai erano già sui binari quando l’interruzione non era ancora attiva?
Chi avrebbe dovuto dare il via libera?
Chi avrebbe dovuto impedirlo?

La telefonata delle 23.50 non dà risposte. E' il quadro del disastro. È la voce di chi ha appena visto accadere l’irreparabile e sa che niente, da quel momento in poi, potrà giustificare il vuoto tra un ordine di servizio e cinque vite spezzate.

IL LICENZIAMENTO DI MASSA

La vicenda professionale di Antonio Massa, il caposcorta Rfi che quella notte coordinava la squadra della Sigifer, ha seguito un percorso tormentato dopo la strage. Poche settimane dopo l’incidente, quando l’inchiesta della Procura di Ivrea era ancora alle prime battute e gli accertamenti tecnici procedevano senza sosta, Rfi gli ha notificato una contestazione disciplinare. La riteneva una misura dovuta in relazione alle procedure adottate sulla linea, alle comunicazioni intercorse con il Centro operativo e alle responsabilità che l’azienda riteneva di dover accertare internamente.

La fase preliminare si è chiusa rapidamente, e attorno alla metà di ottobre è arrivato il licenziamento per giusta causa. L’azienda ha spiegato che il rapporto di fiducia era stato compromesso in modo irreparabile. Per Massa è stato un colpo durissimo: in una lettera indirizzata al sindacato Filt-Cgil, ha scritto che si era comportato «con prudenza e diligenza», di sentirsi travolto da una colpa «ancora prima del processo», trattato come un “capro espiatorio” e lasciato solo in un contesto in cui riteneva che molte responsabilità fossero di sistema, non soltanto individuali.

Il sindacato aveva annunciato la volontà di impugnare il licenziamento, ma Massa ha poi scelto di rinunciare alla procedura. Una decisione definitiva, che nella sostanza ha chiuso ogni possibilità di reintegro in azienda.

La sua figura resta centrale nell’indagine penale, ma sul piano lavorativo la rottura con l’azienda è rimasta totale, sospesa nell’ombra di un procedimento in cui rimangono aperte le responsabilità tecniche, operative e gestionali di quella notte.

Gianpiero Strisciuglio (Rfi) con il Ministro Matteo Salvini

GLI INDAGATI

  • Antonio Massa, nato nel 1977, residente a Foggia, capo tecnico Rfi
    Difeso dagli avv. Maria Grazia Cavallo e Antonio Maria Borello

  • Andrea Girardin Gibin, nato nel 1970, residente a Vercelli, caposquadra Sigifer
    Difeso dall’avv. Massimo Mussato

  • Cristian Geraci, nato nel 1985, residente a Vercelli, lavoratore Sigifer delegato per la sicurezza. Difeso dall'avv. Pier Paolo Chiorazzo

  • Franco Sirianni, nato nel 1965, residente a Villata (VC), amministratore di fatto, direttore generale e di fatto dominus di  Sigifer Srl Difeso dall’avv. Tommaso Levi

  • Simona Sirianni, nata nel 1991, residente a Borgo Vercelli (VC), amministratrice unica Sigifer
    Difesa dall’avv. Paolo Grasso

  • Daniele Sirianni, nato nel 1983, residente a Borgo Vercelli (VC), delegato alla sicurezza Sigifer
    Difeso dall’avv.Pier Paolo Chiorazzo

  • Giovanni Carrassi, nato nel 1982, residente a Bruino, dipendente Rfi Spa Difeso dall’avv. Massimo Campanale

  • Lorenzo Bestini, nato nel 1964, residente a Collegno, dipendente Rfi Spa Difeso dall’avv. Massimo Campanale

  • Salvatore Palmeri, nato nel 1978, residente a Moncalieri, dipendente Rfi Difeso dall’avv. Antonio Capone

  • Walter Pressenda, nato nel 1972, residente a Sommariva Perno (CN),dipendente Rfi, direttore lavori
    Difeso dall’avv. Costanza Casali

  • Daniele Mari, nato nel 1974, residente a Castiglione Torinese, dipendente Rfi Difeso dall’avv. Giuseppe Cellerino

  • Antonella Carrubba, nata nel 1972, residente a Torino, dipendente Rfi Difesa dall’avv. Federica Cerrato

  • Daniele Moretti, nato nel 1966, residente a Viterbo,dipendente Rfi Difeso dall’avv. Pio Coda

  • Luca Cavacchioli, nato nel 1974, residente a Teramo, dirigente responsabile della direzione Circolazioni Rfi Spa
    Difeso dall’avv. Giovanni Coniglio

  • Andrea Bregolato, nato nel 1982, residente a Pianezza, dipendente Rfi Spa, coordinatore per la sicurezza
    Difeso dall’avv. Ruggero Lo Pizzo

  • Gianpero Strisciuglio, nato nel 1975, residente a Bari, amministratore delegato Rfi Spa
    Difeso dall’avv.Andrea Danni

  • Paolo Mirabella, nato nel 1973, dipendente, direttore dell'area Nord Oves di CLF Spa Difeso dall’avv. Aldo Mayer

  • Andrea Colombari, nato nel 1974, residente a Genova, dipendente tecnico CLF Spa Difeso dall’avv. Leo Davoli

  • Vera Fiorani, nata nel 1964, residente a Roma, amministratore delegato RFI Spa
    Difeso dall’avv. Arianna Corcelli

  • Gaetano Pitisci, nato nel 1975, residente a Torino, dipendente Rfi Spa Difeso dall’avv. Alberto Vercelli

  • Enrico Peola, nato nel 1970, residente a Bologna, amministratore delegato della CLF Spa Difeso dall’avv. Giovanni Lageard

  • RFI SPA, avvocato Luigi Chiappero
  • SI.GI.FER. Srl ora SI.GI.FER. Srl in Liquidazione Avvocato Alberto De Sanctis

  • CLF SPA avvocati Chiara Giuntelli e Chiara Romano
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