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È morto Livio Riva Cambrino, il sindaco che credette in una Chivasso giusta e solidale

Figura storica della sinistra lombardiana, amministrò la città per sette anni e difese sempre la politica come servizio, non come privilegio

Livio Riva Cambrino ex sindaco di Chivasso

Livio Riva Cambrino ex sindaco di Chivasso

Aveva 85 anni. Primo cittadino dal 1977 al 1984, fu punto di riferimento per la sinistra lombardiana e per il mondo del lavoro. Scrittore, educatore e padre affettuoso, lascia un’eredità morale profonda.

Si è spento a 85 anni, circondato dall’affetto dei suoi cari, Livio Riva Cambrino, figura storica della politica chivassese e protagonista di una stagione amministrativa che seppe coniugare impegno civile e passione socialista. A darne l’annuncio i figli Roberto, Paola e Marco, con le nipoti Daisy e Dorine. I funerali si terranno lunedì 10 novembre alle 15 nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta (Duomo) di Chivasso, con tumulazione nel cimitero locale.

Nato a Chivasso il 25 giugno 1940, Riva Cambrino è stato sindaco dal 30 settembre 1977 al 20 gennaio 1984, espressione della corrente lombardiana del Partito Socialista Italiano, quella sinistra socialista che guardava alla politica come strumento di emancipazione e giustizia sociale. In quegli anni difficili, segnati da tensioni economiche e da profondi cambiamenti sociali, fu un amministratore rigoroso e vicino ai cittadini, un uomo di dialogo ma fermo nei principi.

Formatosi politicamente nel solco del sindacato e del socialismo delle origini, Riva Cambrino rimase per tutta la vita un uomo dalla parte dei lavoratori, degli ultimi e degli esclusi, convinto che la libertà e l’uguaglianza dovessero camminare insieme. Il suo socialismo era quello della coerenza quotidiana, vissuto senza retorica e senza compromessi.

Nel 1984 lasciò il PSI craxiano, in dissenso con la deriva mondana che il partito stava assumendo in quegli anni. «Non condivideva la politica dei nani e delle ballerine», raccontano gli amici di sempre. Da allora non prese più tessere, ma si considerò “autenticamente socialista” fino all’ultimo giorno, fedele a un ideale più grande delle appartenenze di partito.

Accanto alla politica, non mancò mai il suo impegno culturale e civile. Autore del volume “Una fraterna amicizia – La Mandria e i soldati polacchi 1918-2015”, Riva Cambrino univa alla curiosità dello storico la precisione dell’archivista e la passione del narratore. In quelle pagine, come in molti dei suoi scritti, emergeva la sua attenzione per la memoria collettiva e per le radici della città di Chivasso, luogo che ha sempre amato e difeso.

Scrisse anche un articolo dedicato alla storia locale, presentato dal Club Scherma di Chivasso, in cui rifletteva sul ruolo dello sport nella società moderna come strumento di educazione e partecipazione. Anche in quel contesto, il suo sguardo restava lo stesso: quello di un uomo che vedeva nella cultura e nello sport non solo un momento di svago, ma un mezzo di crescita civile e di coesione sociale.

Chi lo ha conosciuto lo descrive come un uomo mite ma determinato, capace di unire rigore morale e calore umano. “Se ne va una parte di me, ma resta tutto ciò che mi ha insegnato”, ha scritto il figlio, annunciandone la scomparsa. Parole semplici che racchiudono l’essenza di una vita spesa con discrezione ma con profondità, tra l’impegno pubblico e quello familiare.

Riva Cambrino è ricordato da tutti come un padre e un nonno amorevole, un educatore attento, capace di trasmettere valori prima ancora che parole. Nella Chivasso di oggi, che gli deve molto, resta il ricordo di un sindaco che ha incarnato l’idea di una politica come servizio e responsabilità, non come privilegio.

Il suo nome si lega a un tempo in cui le differenze ideologiche non escludevano il rispetto reciproco, e in cui la sinistra socialista sapeva ancora coniugare passione e sobrietà. La sua eredità morale, fatta di onestà, coerenza e amore per la propria comunità, continuerà a vivere nel ricordo di chi ha condiviso con lui un pezzo di strada.

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