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08 Novembre 2025 - 08:31
È passato poco più di un anno da quel novembre 2024 in cui la sindaca di Settimo Elena Piastra e il governatore Alberto Cirio si mostravano sorridenti, mano nella mano, pronti ad annunciare urbi et orbi che «l’ospedale di Settimo Torinese sarebbe diventato pubblico».
Era l’alba di una nuova stagione per la sanità piemontese, dicevano.
Oggi, invece, si scopre che in quell’alba c’erano — sistemate un po’ ovunque — le microspie della Guardia di Finanza.
Mentre i due si godevano i like sotto il post dell’annuncio, dietro le quinte si scriveva un altro copione: quello delle inchieste giudiziarie sui maltrattamenti, sulle proroghe sospette e sugli affidamenti pilotati, che ora travolgono non solo SAAPA e ASL TO4, ma anche Cm Service e il Gruppo San Michele.
Chi conosce la storia di SAAPA S.p.A. lo aveva capito subito: quella messa in scena odorava di bluff.
È da un po’, infatti, che lì la sanità non esiste più.







Solo cinque anni prima, appena eletta sindaca, Piastra parte subito con il piede sbagliato.
Invece di pensare ai pazienti, si pone un solo obiettivo: piazzare nel CdA l'espertissimo (si fa per dire) Alessandro Scopel, uomo del Pd della corrente di Mauro Laus.
Lo dice, la ascoltano, la guardano negli occhi e le rispondono — con un sorriso — «mavalà».
Insomma: aria e camminare.
Scopel, deluso e furente, abbandona la barca e passa con Raffaele Gallo e Caterina Greco, ottenendo poco dopo un incarico alla Città della Salute. Su Gallo, meglio stendere un velo pietoso, considerato il suo coinvolgimento in altri filoni di indagine.
All’ospedale di Settimo arriva poi Alessandro Rossi che, come prima mossa, cosa fa?
Si impegna a mandare via il direttore amministrativo nonché ex sindaco di Settimo Aldo Corgiat e ci riesce.
Fine di ogni collegamento con quei settimesi (Aldo Corgiat, Silverio Benedetto e altri) che nell’ospedale cittadino ci avevano creduto davvero.
Torniamo a quel novembre 2024.
La Regione Piemonte annuncia 15 milioni di euro da versare all’ASL TO4 per “chiudere la partita” con SAAPA.
Un anno prima, nell’aprile 2024, s’erano già scuciti altri 28 milioni per l’acquisto dell’immobile, con estinzione del mutuo e rinuncia formale ai diritti da parte della SAAPA, davanti a un notaio.
Totale dell’operazione: 43 milioni di euro.
E come siamo messi oggi?
Che SAAPA è ancora lì, in liquidazione, con debiti aperti e contenziosi potenzialmente esplosivi.
Fa sorridere (amaro) che la manovra, resa possibile dal celebre “emendamento 66” della Giunta regionale, autorizzava l’investimento «per migliorare l’offerta sanitaria sul territorio».
Oggi, nelle carte delle due inchieste aperte dalla Procura di Ivrea, si legge tutt’altro: gestioni opache, liquidazioni sospette, proroghe non consentite e — come se non bastasse — maltrattamenti.
Insomma, non serve una sfera di cristallo per capire che SAAPA sta per andare a gambe all’aria.
E a farne le spese saranno, tanto per cominciare, i liquidatori Alessandro Rossi e Luca Asvisio, ma anche i soci: ASL TO4 (34%), Città della Salute (18%), Comune di Settimo (31,48%), Cooperativa Frassati (16,50%) e Patrimonio S.p.A. (1%).
E delle due l’una: o ci sarà una fusione di SAAPA nell’ASL TO4 — ma ci vorrà un coraggio da leoni e non sappiamo se l'attuale direttore generale Luigi Vercellino ce l'ha — oppure non resterà che dichiarare fallimento, a meno che i soci non decidano di coprire tutte le perdite.
Nell’ultima ipotesi, per le due ASL, una perdita in bilancio in più o in meno poco cambia.
La Frassati, che è contemporaneamente socia e creditrice, potrà bilanciare almeno in parte i propri crediti.
A rischiare davvero, invece, sarà il Comune di Settimo, socio di peso e già esposto finanziariamente, che potrebbe non avere il denaro necessario.
La verità è che, con SAAPA in bilico e la magistratura al lavoro, quei 15 milioni resteranno fermi in banca.
L’ironia dell’epilogo è tutta qui: la Regione voleva «salvare» l’ospedale di Settimo acquistandolo a scatola chiusa.
In realtà, potrebbe finire col ritrovarsi tra le mani una scatola vuota e tanti, tantissimi guai tutti da risolvere.
Un ospedale vero, a Settimo. Così lo avevano immaginato nel 1997 Antonio D’Ambrosio, allora assessore regionale alla Sanità di Alleanza Nazionale, e Silverio Benedetto, politico di lungo corso, convinti che la città meritasse un presidio sanitario degno di questo nome. A sostenere il progetto era stata chiamata una società francese, la SIAS, incaricata di costruire l’immobile su un terreno di proprietà dell’ASL e in parte del Comune di Settimo, concesso in uso.
I lavori finirono, ma la storia no. Per anni la struttura rimase chiusa, immobile, abbandonata. A occuparla, un solo inquilino: Michel Veillet, un francese che ogni giorno telefonava ai giornalisti per raccontare che lo avevano “ciulato”. Lo diceva con l’accento d’Oltralpe ma in un italiano chiarissimo, diretto, tagliente. Un giorno chiamò anche il Gabibbo, e così Settimo finì su Striscia la Notizia. Famosa la sua intervista, quella in cui definì l’Italia una «repubblica bananiera». Qualcuno se la ricorda?
Ne disse talmente tante e con tale convinzione che alla fine la politica, a tutti i livelli, si vergognò e decise di agire. La prima parte della telenovela si chiude il 25 giugno 2008, con l’atto di cessione delle azioni di Sias Italia Spa a una nuova compagine societaria composta da Asl TO2 e Asl TO4 (per il 52%), dal Gruppo ASM Spa (31,5%) e dalla Cooperativa Frassati (16,5%).


Alla conferenza stampa di presentazione siedono i direttori Marina Fresco e Giulio Fornero per le due ASL, Silverio Benedetto per ASM, l’assessore alla Sanità di Settimo Giuseppe Palena e Amelia Argenta per la Frassati.
La Regione Piemonte, con la Legge Regionale 12/2008, su proposta del Comune di Settimo, autorizza una sperimentazione gestionale rinnovabile ogni cinque anni. Alle ASL spetta il coordinamento del personale medico e infermieristico; all’ASM la gestione energetica; alla Cooperativa Frassati l’assistenza e il personale. Il progetto parte con 170 posti letto, di cui 90 destinati alle dimissioni protette per i pazienti appena operati, 20 per la lungodegenza e 60per la riabilitazione.
Per la città di Settimo è un successo, un riscatto che porta la firma dell’allora sindaco Aldo Corgiat e della presidente della Regione Mercedes Bresso.
Nello stesso anno nasce la SAAPA S.p.A. – Società Assistenza Acuzie e Post Acuzie – società per azioni a controllo pubblico che subentra alla Sias. Contestualmente, la Regione Piemonte sottoscrive con il Monte dei Paschi di Siena un mutuo di circa 30 milioni di euro, con scadenza fissata al 31 dicembre 2041.
In origine l’ospedale era inserito nella rete pubblica come ospedale di post-acuzie, ma nel 2015 viene declassato a struttura privata accreditata. È la svolta, quella che segna l’inizio del declino.
Dal punto di vista economico-finanziario, dopo i primi tre o quattro anni di perdite – circa 7 milioni di euro – la SAAPA riesce a raggiungere il pareggio, consolidando un utile di esercizio di circa 200 mila euro l’anno. L’obiettivo della sperimentazione era chiaro: restituire il debito finanziario e coprire gli interessi, pari a circa 1,5 milioni di euro.
Dal 2017 al 2019, la gestione della società sembra addirittura funzionare: si registra un surplus di oltre 1,8 milioni di euro all’anno. Un segnale di stabilità, forse di speranza.
Poi arriva il 2020. L’anno della pandemia e del caos.
A giugno viene nominato Alessandro Rossi come nuovo amministratore. Due piani su tre dell’ospedale vengono riconvertiti in reparti COVID per casi non gravi. Una scelta necessaria, certo, ma che pesa come un macigno: 3,5 milioni di euro di perdite, solo in parte riconosciute dalla Regione Piemonte.
È la fine dell’equilibrio. Da quel momento, invece di valutare una strategia di risanamento – come consentivano i decreti COVID del Governo, che permettevano di ammortizzare le perdite su cinque esercizi – si decide di vendere tutto, chiudendo la partita nel modo più rapido e politicamente indolore.
Nel marzo 2023 la struttura viene messa sul mercato, ma l’asta parte da una base altissima: 50 milioni di euro. Nessuno si fa avanti.
Così, nell’aprile 2024, arriva la decisione della Regione Piemonte di acquistare direttamente l’ospedale. L’annuncio, accolto come un trionfo, avrebbe dovuto mettere fine a vent’anni di tira e molla.
E invece no.
Oggi, tra inchieste, bilanci in rosso e liquidazione in corso, quel “salvataggio” rischia di passare alla storia come l’ennesima incompiuta...
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