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Cronaca
06 Novembre 2025 - 20:59
Maxi frode alla sanità piemontese, muore l’imputato: si chiude il processo e saltano i sequestri (foto di repertorio)
Si chiude con un verdetto che lascia l’amaro in bocca uno dei casi giudiziari più rilevanti della sanità piemontese. La morte di Luigi Martinelli, imprenditore torinese di Vinovo, ha portato all’estinzione del reato e alla restituzione dei beni sequestrati, ponendo fine al processo per truffa aggravata a suo carico. Martinelli, deceduto nel giugno 2024, era ritenuto la mente di una maxi frode ai danni dell’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo e della Città della Salute di Torino, per un ammontare complessivo di oltre 2,2 milioni di euro.
Secondo l’impianto accusatorio, la Sanitor, azienda di Nichelino specializzata nella fornitura di protesi, fili da sutura e materiali sanitari, avrebbe fatturato forniture mai consegnate, con la complicità di due caposala.
La prima frode, scoperta nel 2019, riguardava 855 mila euro di materiale fantasma destinato al blocco operatorio del Santa Croce e Carle. La seconda, ancora più consistente, aveva colpito la Città della Salute di Torino, per altri 1,369 milioni di euro.
L’indagine, battezzata “Operazione Titanio”, era stata condotta dalla Guardia di Finanza di Cuneo dopo un esposto della direttrice della farmacia ospedaliera. Proprio quell’atto di coraggio aveva fatto emergere un sistema di raggiri durato anni, con fatture false, documenti di trasporto alterati e movimenti di denaro in contanti.
Il caposala Antonio Iannicelli, responsabile degli acquisti per la sala operatoria di Cuneo, aveva ammesso in aula di aver ricevuto 30mila euro in tangenti dal fornitore per gonfiare gli ordini. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Martinelli gli faceva avere le bolle di consegna fasulle attraverso il suo magazziniere e factotum Pierluigi Balansino.
In cambio, la Sanitor poteva presentare fatture per forniture mai avvenute, che gli ospedali regolarmente pagavano.
Entrambi i complici — Iannicelli e Balansino — hanno patteggiato una pena, mentre Martinelli aveva scelto di affrontare il processo. A Torino, un procedimento parallelo lo aveva già visto condannato in primo grado per una truffa analoga.
La morte dell’imprenditore ha interrotto definitivamente l’azione penale. Con la pronuncia di estinzione del reato “per morte del reo”, il Tribunale di Cuneo ha disposto anche la restituzione dei 161 mila euro sequestrati anni fa dai conti correnti dell’imputato. Una cifra ritenuta dagli inquirenti “solo una minima parte” del denaro effettivamente sottratto.
Come ha spiegato in aula un ufficiale della Guardia di Finanza, «Martinelli effettuava prelievi giornalieri in contanti tra i 1.500 e i 3.000 euro, senza giustificazione documentale». Tra il 2014 e il 2019, secondo le analisi bancarie, l’imprenditore avrebbe movimentato circa un milione e mezzo di euro tra prelievi, bonifici e depositi. Una parte del denaro è stata rintracciata, un’altra è semplicemente sparita.
Il caso Sanitor aveva scosso profondamente il mondo sanitario piemontese, mostrando quanto possa essere vulnerabile la gestione delle forniture ospedaliere. L’azienda di Martinelli, oggi in liquidazione, operava da anni con numerose strutture sanitarie pubbliche e private. I rapporti con i caposala compiacenti le avevano permesso di inserirsi in un circuito di forniture privilegiato, apparentemente regolare, ma fondato su false bolle e fatture gonfiate.
L’inchiesta aveva evidenziato la necessità di rafforzare i controlli sugli acquisti ospedalieri, settore in cui la discrezionalità dei referenti interni può trasformarsi in un varco per abusi e corruzione. Il caso, dopo il clamore del 2019, aveva già portato a un irrigidimento delle procedure interne e a un maggiore coinvolgimento dei dirigenti amministrativi e delle farmacie ospedaliere nei processi di verifica.
Con la morte di Martinelli, il processo di Cuneo si chiude senza condanna. Resta la macchia di una truffa plurimilionaria che ha sottratto risorse a due delle principali strutture sanitarie piemontesi e che non potrà più essere perseguita penalmente.
Gli altri imputati, già giudicati o patteggianti, hanno scontato pene ridotte, mentre la Sanitor è rimasta un guscio vuoto, travolta dai debiti e dalle inchieste.
Il caso resta emblematico: un esempio di corruzione sanitaria organizzata, smascherata solo grazie alla segnalazione interna e alla tenacia della Guardia di Finanza. Un sistema di micro-frodi quotidiane che, sommate, hanno generato un danno pubblico milionario.
Ora, con la chiusura del procedimento, si chiude anche un capitolo oscuro della sanità piemontese, ma resta l’eredità amara di una vicenda che ha minato la fiducia nelle procedure pubbliche e sollevato nuove domande su controlli, trasparenza e responsabilità.
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