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02 Novembre 2025 - 10:09
La domanda stringe già al punto: che cosa spinge qualcuno a trasformare in cenere un testo sacro e a deturpare il luogo che lo ospita?
Venerdì pomeriggio, 31 ottobre, nella parrocchia Chiesa dell’Assunzione di Maria Vergine nel quartiere Oltreponte di Casale Monferrato (Alessandria) è avvenuto un gesto che non si può ridurre a semplice vandalo isolato. Sono stati dati alle fiamme il «Libro della Parola di Dio, cuore della liturgia e segno della presenza viva del Signore» e alcuni giornali, e dell’immondizia è stata lasciata al centro della navata.
La reazione della Diocesi di Casale Monferrato è stata netta: «Profondo dolore e costernazione per l’atto sacrilego». Il vescovo, Gianni Sacchi, ha dichiarato che «ogni chiesa è una casa di Dio e della comunità… Vedere oltraggiato questo spazio santo ci addolora profondamente».
Il gesto ha un valore simbolico che travalica la singola comunità: non si tratta solo di un edificio disturbato, ma di un segno di ferita nella memoria religiosa e sociale del quartiere operaio di Oltreponte, che da anni vive un rapporto fatto di impegno pastorale, cultura di quartiere e testimonianza di fede.
Nel contesto locale, la parrocchia ha una storia che risale agli anni 50: edificata come parte dell’espansione urbanistica del borgo, con l’obiettivo di essere «luogo di incontro tra Cielo e terra», come ricordato dalla Diocesi stessa.
Detto/fatto, però, la domanda che il vescovo ha posti con forza resta: perché tanto disprezzo verso un luogo sacro? Quale ferita o quale smarrimento dell’animo umano può condurre a un gesto tanto grave?
La comunità reagisce. Nei prossimi giorni nella chiesa sarà celebrato un momento pubblico di preghiera comunitaria e il testo sacro sarà nuovamente “intronizzato” come segno di speranza che non si lascia vincere dal male.
Dal lato istituzionale, le dichiarazioni non tardano a farsi sentire. Il consigliere comunale del Pd, Luca Servato, invita a una «risposta ferma e unita», sottolineando che «la Chiesa resta un pilastro di comunità, rispetto e valori». A sua volta la Comunità ebraica di Casale Monferrato esprime vicinanza al vescovo, alla parrocchia e all’intera Diocesi, ricordando come atti di questo tipo possano essere «segno di un preoccupante clima di polarizzazione del dibattito pubblico».
Insomma: la ferita si apre non solo nella liturgia ma nella trama civile della città. Qualche riflessione finale: quando un gesto di disprezzo colpisce un luogo di culto, non è solo il sacro che è offeso, è anche la coesione sociale.
Quando la memoria collettiva viene bruciata – letteralmente – il rischio è che il disprezzo si trasformi in silenzio o in normalità patologica. È compito della comunità, delle istituzioni, dei soggetti religiosi e civili costruire una risposta che non si limiti alla denuncia — ma che coinvolga educazione, presenza sul territorio, vigilanza attiva e dialogo interreligioso. Perché la profanazione di ieri resta monito per il domani: e non basta pulire la navata, occorre ricostruire il rispetto.
In attesa che le indagini facciano luce sull’accaduto, resta la speranza che questo episodio diventi un momento di riflessione attiva, non solo di commozione.
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