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Cronaca

Omicidio di Marco Veronese, il killer lo aspettava sotto casa: svolta nelle indagini a Collegno

Gli inquirenti seguono la pista di un conoscente, escluso il gesto di uno sconosciuto. Analizzate telecamere e celle telefoniche

Omicidio di Marco Veronese: l'assassino lo attendeva nell'ombra sotto casa

Omicidio di Marco Veronese: l'assassino lo attendeva nell'ombra sotto casa

L’assassino di Marco Veronese non ha colpito per caso. Secondo quanto emerso dalle indagini, il killer era appostato sotto casa della vittima, in attesa che uscisse dal condominio tra via Sabotino e corso Francia, nella notte tra mercoledì e giovedì. Le telecamere di videosorveglianza avrebbero ripreso la sagoma di un uomo incappucciato, fermo nei pressi del palazzo dove il trentanovenne viveva insieme ai genitori. È il dettaglio che sta cambiando il corso dell’inchiesta: gli investigatori escludono sempre più l’ipotesi di un’aggressione casuale da parte di uno sconosciuto, orientandosi invece verso la pista di un conoscente.

La vittima, titolare di una ditta di impianti di videosorveglianza e allarmi, era stata colpita a morte con almeno dodici coltellate in una stradina poco distante dalla sua abitazione. L’agguato è avvenuto a pochi metri dalla casa dei genitori, dove Veronese, separato e padre di tre figli, era tornato a vivere da qualche tempo.

Secondo la prima ricostruzione, l’aggressore lo avrebbe rincorso e colpito alle spalle, facendolo cadere a terra e accanendosi su di lui con una furia cieca. L’arma del delitto non è ancora stata trovata: i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, coordinati dalla Procura, continuano le ricerche nelle aree adiacenti, ma non escludono che il coltello sia stato portato via nella fuga, segno di un gesto preparato e premeditato.

Marco Veronese

Le indagini, a quattro giorni dall’omicidio, si stanno ora concentrando sui rapporti personali e professionali di Veronese. Gli inquirenti stanno passando al setaccio la sua vita privata, le amicizie, i contatti lavorativi e possibili situazioni di conflitto. In particolare, si indaga anche nel settore della sicurezza elettronica, per verificare se la vittima potesse aver avuto contrasti legati alla sua attività di installatore di sistemi di sorveglianza.

Parallelamente, prosegue l’analisi dei filmati delle telecamere installate lungo via Sabotino e corso Francia, così come lo studio delle celle telefoniche alle quali il cellulare dell’assassino potrebbe essersi agganciato nelle ore dell’omicidio. Un lavoro minuzioso, che potrebbe presto fornire elementi decisivi per identificare il responsabile.

Davanti al punto in cui Marco Veronese è stato ucciso, qualcuno ha lasciato un mazzo di fiori: crisantemi e gerbere legati con un filo, appesi a un tubo del muro. Un gesto silenzioso, forse di un amico o di un vicino, che racconta meglio di ogni parola la paura e lo sgomento che da quella notte hanno travolto il quartiere.

La famiglia, assistita dagli avvocati Ruben Segre e Federico Morbidelli, mantiene il massimo riserbo. «I familiari di Marco Veronese – fanno sapere i legali – intendono mantenere sulla vicenda il riserbo più assoluto e si affidano al lavoro degli inquirenti, verso cui ripongono la massima fiducia».

Collegno, abituata alla quiete, si ritrova oggi sospesa tra dolore e inquietudine. In via Sabotino, restano le macchie di sangue e un mazzo di fiori che parla per tutti: per chi ha paura, per chi chiede giustizia, per chi non si rassegna all’idea che in una strada così normale si possa morire così.

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