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Cronaca
24 Ottobre 2025 - 21:47
Omicidio Collegno: i carabinieri cercano l'arma del delitto
I carabinieri indagano, e nel quartiere c’è chi spera che facciano presto. La paura, tra i residenti, è tornata a farsi sentire. Nella notte tra mercoledì e giovedì, intorno all’una, un uomo è stato rincorso e colpito più volte con un coltello fino a morire. È accaduto in una stradina di Collegno, al confine con Torino, a due passi da via Sabotino. La vittima è Marco Veronese, 39 anni, titolare di una piccola ditta specializzata in sistemi di videosorveglianza e allarmi. Una vita apparentemente tranquilla, finita nel modo più brutale possibile, a pochi metri dalla casa dei genitori, con cui viveva dopo la separazione.
Un agguato feroce, avvolto ancora nel mistero. Secondo una prima ricostruzione, Veronese sarebbe stato inseguito da un uomo incappucciato, il volto nascosto dal cappuccio della giacca. Una testimone lo avrebbe visto colpirlo alle spalle, facendolo cadere a terra, per poi accanirsi su di lui con una violenza cieca. Almeno dodici fendenti, forse di più. Sarà l’autopsia, disposta dalla Procura, a chiarire quali siano stati i colpi fatali e se la lama abbia colpito organi vitali.

L’arma del delitto, al momento, non è stata trovata. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, coordinati dalla Procura, continuano a cercarla nelle aree adiacenti, ma sul punto vige il massimo riserbo. Non si esclude che l’assassino l’abbia portata via con sé nella fuga, segno forse di un gesto pianificato, non di un impeto improvviso.
Intanto, le indagini si concentrano sulla vita di Veronese: amicizie, rapporti di lavoro, contatti recenti, ma anche su eventuali situazioni di conflitto. L’uomo era conosciuto in zona, sia per la sua attività sia per la sua disponibilità: aveva installato personalmente telecamere di sorveglianza in alcuni negozi del quartiere. Quelle stesse telecamere che ora potrebbero aiutare gli investigatori a ricostruire il percorso dell’assassino.
I militari stanno visionando frame dopo frame le immagini registrate nella notte tra mercoledì e giovedì lungo via Sabotino e corso Francia, nel tentativo di individuare la sagoma del killer o un eventuale complice. Un lavoro meticoloso, andato avanti per ore, che prosegue senza sosta. Finora, però, non ci sarebbero fermi.
Davanti al punto in cui il corpo di Veronese è stato trovato, qualcuno ha lasciato un piccolo mazzo di fiori: crisantemi e gerbere, legati insieme con un filo e avvolti nel nylon, appesi a testa in giù a un tubo del muro. Un gesto silenzioso, anonimo, forse di un amico o di un vicino. Sul marciapiede, tra l’asfalto e il cordolo, restano ancora le macchie di sangue e le tracce del delitto.
La famiglia, chiusa nel dolore, ha chiesto rispetto e riservatezza. “I familiari di Marco Veronese – fanno sapere gli avvocati Ruben Segre e Federico Morbidelli, che assistono i genitori in qualità di persone offese – intendono mantenere sulla vicenda il riserbo più assoluto e si affidano al lavoro degli inquirenti, verso cui ripongono la massima fiducia.”
Un dolore composto, che si somma alla paura e allo sgomento della comunità. A Collegno, dove tutti si conoscono e dove la notte di solito scorre silenziosa, l’eco delle sirene e la scena dei rilievi hanno spezzato ogni tranquillità.
Ora gli investigatori cercano di dare un nome e un volto all’assassino. E nel frattempo, in via Sabotino, resta solo il rumore sommesso delle auto che passano e un mazzo di fiori che parla per tutti: per chi non riesce a credere che, in una strada così normale, si possa morire così.
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