Cerca

Attualità

Precedenti falsi e sospetti di IA: annullata la sentenza della Corte d’appello di Torino

Tra le toghe si fa strada l’ipotesi dell’intelligenza artificiale dietro l’errore. La Cassazione smaschera la svista

Precedenti falsi e sospetti di IA: annullata la sentenza della Corte d’appello di Torino

Precedenti falsi e sospetti di IA: annullata la sentenza della Corte d’appello di Torino

Precedenti giuridici mai affermati o riportati con numeri errati: è la singolare anomalia al centro di una sentenza della Corte d’Appello di Torino, annullata con rinvio dalla Cassazione. Gli ermellini, in una pronuncia depositata lo scorso luglio, hanno preso atto che il testo conteneva “principi di legittimità mai affermati” e un provvedimento “inesatto nel numero riportato”. Il caso riguarda un processo per frode fiscale, ma il dettaglio ha destato stupore negli ambienti giudiziari.

A sollevare il problema era stata la difesa, che non aveva trovato traccia del precedente citato nemmeno negli archivi della Cassazione a Roma. Il sospetto, tra le toghe, è che dietro l’errore possa celarsi un utilizzo improprio dell’intelligenza artificiale, forse nella fase di redazione del testo. Un’ipotesi tanto inquietante quanto plausibile, soprattutto alla luce del dibattito acceso al Congresso nazionale forense di Torino, dove proprio l’impiego delle nuove tecnologie nel diritto era stato al centro della discussione.

La Cassazione, pur senza pronunciarsi sulle origini dell’anomalia, ha annullato la sentenza e disposto un nuovo giudizio in Corte d’appello, accogliendo anche altre eccezioni sollevate dalla difesa. Un episodio che riapre il fronte dei dubbi sull’uso dell’IA nella giustizia e sul rischio, sempre più concreto, di errori “artificiali” nelle aule reali.

Il processo riguardava la legale rappresentante di una società accusata di avere emesso fatture per operazioni inesistenti. La Corte d'appello, il 12 settembre 2024, oltre a un anno e due mesi di reclusione le aveva imposto la confisca di beni per 154 mila euro.   L'avvocato difensore aveva impugnato la sentenza lamentando un errore di interpretazione delle norme in materia di registrazioni contabili. I giudici torinesi, per sostenere la loro tesi, avevano fatto riferimento a un precedente della Cassazione che però il legale non era riuscito a rintracciare nemmeno negli archivi di Roma.

"Principi giuridici non affermati da questa Corte di legittimità", hanno concluso gli 'ermellini'.    

Un altro passaggio della sentenza della Corte d'appello aveva destato delle perplessità. Conteneva infatti il richiamo a una pronuncia su un caso che non riguardava una frode al fisco, ma un argomento completamente diverso.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori