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Cronaca
23 Ottobre 2025 - 15:17
"Correva e gridava aiuto": l’orrore nella notte di Collegno
Urla, passi, il suono di una corsa disperata. Poi i colpi, ripetuti, fino al silenzio. È morto così Marco Veronese, 39 anni, ucciso a coltellate nella notte tra martedì e mercoledì a Collegno, in via Sabotino, una traversa tranquilla a pochi passi da corso Francia. L’aggressore lo ha inseguito nel buio e lo ha colpito più volte, senza dire una parola. A vedere la scena, una donna che dal balcone ha assistito impotente all’omicidio.
«Ho sentito delle urla forti, “bastardo, cosa fai?”, e mi sono affacciata al balcone. Ho visto un uomo col cappuccio che inseguiva un altro. Quello scappava e gridava, ma è stato raggiunto e colpito più volte. È caduto a terra urlando “oh mio Dio” e non si è più mosso», ha raccontato la testimone, ancora sotto shock. «L’assassino non ha mai detto una parola. Mi ha colpito la sua freddezza: quando l’altro è caduto, si è chinato sul corpo e ha continuato a colpirlo».
La donna ha immediatamente chiamato il 112, descrivendo la scena agli operatori. I Carabinieri e il 118 sono arrivati pochi minuti dopo, ma per Veronese non c’era più nulla da fare. Il corpo era riverso sull’asfalto, in un lago di sangue.
Secondo una prima ricostruzione, l’assassino — un uomo di media altezza con una giacca tecnica blu e il cappuccio in testa — si sarebbe poi allontanato a piedi in direzione di corso Francia, scomparendo nel buio. I militari dell’Arma hanno subito delimitato l’area, raccolto testimonianze e acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza della via e dei dintorni, nella speranza di identificare il killer.
La tragedia ha scosso profondamente la comunità di Collegno. Nelle prime ore del mattino, i parenti e gli amici della vittima sono accorsi in via Sabotino, increduli e distrutti dal dolore. Tra loro anche una vicina di casa dei genitori di Veronese, che ha raccontato ai cronisti lo sgomento di quelle ore.
«Questa mattina dovevo andare a lavorare come sempre, sono scesa e ho visto tutti i carabinieri sotto casa mia. Non avevo capito cosa fosse successo, poi il papà della vittima mi ha detto che avevano ucciso il figlio con delle coltellate» ha detto la donna, ancora visibilmente scossa. «Gli ho chiesto se avesse bisogno di qualcosa e mi ha risposto: “cerco di farcela”. Mi ha detto che la moglie era in casa con due amiche. Mi sono sentita troppo male, non sono nemmeno andata a lavorare: ho chiesto un giorno di ferie, perché non volevo lasciare mia figlia da sola in casa in questa situazione».
La vicina lo ricorda come un uomo affabile e discreto. «Era una persona gentile, un bellissimo uomo, bravissimo e normalissimo. Lo vedevo spesso quando portava i nipotini dai nonni», ha raccontato, aggiungendo di non avere idea del possibile movente. «Non so nulla della sua vita privata, bisognerà capire cosa è successo».
Intanto, proseguono le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino e della Compagnia di Rivoli, coordinati dalla Procura. Gli investigatori stanno esaminando ogni elemento utile: immagini, tabulati telefonici, rapporti personali della vittima. Le ipotesi spaziano da un’aggressione improvvisa a un regolamento di conti, fino alla possibilità di una lite degenerata.
Via Sabotino è oggi un luogo di dolore e silenzio. I residenti, ancora increduli, raccontano di aver sentito le grida e di essersi affacciati solo quando era ormai troppo tardi. «Sembrava una lite, poi quelle urla si sono spente di colpo», dice qualcuno.
Collegno, alle porte di Torino, si scopre improvvisamente fragile, teatro di una violenza spietata e inspiegabile. Una strada qualunque, un’ora dopo la mezzanotte, e un uomo che muore gridando aiuto. Un delitto che lascia dietro di sé domande, paura e una famiglia distrutta.
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