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Cronaca

Colpito da infarto in Siberia, torna a Torino in elicottero con un ponte sanitario internazionale

Operazione complessa coordinata da Azienda Zero e Asl Città di Torino: “Una missione di solidarietà e professionalità che ha superato ogni confine”

Colpito da infarto

Colpito da infarto in Siberia, torna a Torino in elicottero con un ponte sanitario internazionale

Un torinese di 60 anni, colpito da infarto e arresto cardiaco durante una vacanza in Siberia, è tornato a casa grazie a un ponte sanitario internazionale di straordinaria complessità. L’uomo, dopo un lungo viaggio tra Russia, Turchia e Italia, è stato ricoverato nella notte tra il 21 e il 22 ottobre nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Martini, dell’Asl Città di Torino.

Il malore era avvenuto il 31 luglio a Tyumen, in Siberia, dove il paziente era stato sottoposto d’urgenza a un’angioplastica con posizionamento di stent. Le successive complicazioni cliniche avevano reso necessario un rimpatrio sanitario, ma organizzare il rientro in sicurezza, tra burocrazia, vincoli internazionali e fragilità del paziente, si è rivelato un percorso a ostacoli.

L’operazione è stata resa possibile grazie al lavoro congiunto tra Azienda Zero Piemonte, la Farnesina e il Consolato italiano a Mosca. Il ritorno in Italia è avvenuto attraverso un corridoio sanitario che ha richiesto tre tappe: da Tyumen ad Antalya, in Turchia, poi uno scalo tecnico a Istanbul e infine l’arrivo all’aeroporto di Malpensa. Da lì, il paziente è stato preso in carico dal servizio regionale di elisoccorso di Azienda Zero, trasferito a Torino e accompagnato in ambulanza fino all’ospedale Martini.

Un’operazione tanto delicata da essere paragonata a una missione umanitaria di alta complessità, dove ogni passaggio, ogni sincronizzazione tra medici, istituzioni e logistica ha fatto la differenza.

Il sistema sanitario piemontese ha dimostrato la propria professionalità e capacità di intervento nelle situazioni più complesse” hanno dichiarato il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità, sottolineando la sinergia tra enti, operatori e strutture ospedaliere.

Dello stesso tono le parole di Carlo Picco, direttore generale dell’Asl Città di Torino: “Il rimpatrio è stato possibile grazie all’impegno instancabile di tante persone e istituzioni, unite da un obiettivo comune: riportare a casa e garantire cure adeguate al paziente. È una testimonianza concreta di come la sanità, quando è guidata da valori di solidarietà e dedizione, riesca a superare ogni confine”.

Una dichiarazione che va oltre il dato tecnico e restituisce la dimensione umana di un intervento che, nel mezzo di un contesto internazionale complicato, ha messo al centro la vita di una persona.

Un’operazione di questo tipo riesce solo quando ogni ingranaggio della macchina dell’emergenza funziona in modo sincronizzato” ha aggiunto Adriano Leli, direttore generale di Azienda Zero Piemonte. “La forza del nostro sistema sta nella capacità di agire con rapidità e precisione, mettendo in rete professionalità diverse e complementari”.

Il rimpatrio del torinese colpito da infarto è stato dunque il risultato di una rete di coordinamento internazionale in cui diplomazia, sanità e logistica hanno lavorato insieme per raggiungere un unico scopo: salvare una vita e riportarla a casa.

Il paziente è stato riportato a casa, come era giusto fare – ha commentato Roberto Balagna, direttore del Dipartimento di emergenza e accettazione dell’Asl Città di Torino –. Si è trattata dell’ennesima dimostrazione di come la sanità riesca a superare confini e ostacoli, anche in contesti di conflitto internazionale”.

Parole che riassumono l’essenza di questa storia: la sanità pubblica piemontese come macchina di eccellenza e umanità, capace di trasformare un caso disperato in una missione riuscita.

L’uomo, al momento ricoverato nel reparto di Rianimazione, resta sotto osservazione ma in condizioni stabili. Il personale del Martini continua a seguirlo con attenzione, proseguendo il percorso di cura iniziato migliaia di chilometri più a est, in Siberia.

Dietro il successo di questa operazione c’è una rete di cooperazione istituzionale e medica che conferma come, anche di fronte alla distanza e alle difficoltà geopolitiche, la solidarietà sanitaria non conosca frontiere.

Un viaggio che racconta più di una storia clinica: è il ritratto di una sanità che funziona, fatta di medici che non si arrendono e di istituzioni che sanno muoversi in sinergia. Un simbolo di come, quando la vita è in pericolo, il Piemonte – e l’Italia – sappiano ancora mettere in moto una catena di umanità e competenza capace di arrivare ovunque.

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