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Cronaca

Processo Arlotti: “Mai stato violento”. Il karateka racconta la sua verità in aula

Nel processo torinese per maltrattamenti e lesioni, il campione si difende e accusa la ex di vendetta; revocate le misure restrittive, nuove testimonianze e tensione tra accusa e difesa

Cristian Arlotti

Cristian Arlotti

Oggi, 22 ottobre, a Torino davanti al giudice Agostino Pasquariello, il campione di karate Cristian Arlotti ha preso la parola per raccontare la propria versione dei fatti nel processo che lo vede imputato per maltrattamenti e lesioni nei confronti dell’ex fidanzata. Difeso dall’avvocato Luca Calabrò, l’atleta ha negato ogni accusa e ha sostenuto di essere stato travolto da un’esposizione mediatica sproporzionata, dichiarando che la vicenda gli ha reso difficile anche la vita quotidiana e che, a suo dire, non si sarebbe trattato di una ricerca di giustizia, ma di vendetta.

Secondo l’impianto accusatorio, il processo ruota attorno a un episodio avvenuto lo scorso anno: la presunta vittima, rientrata nell’abitazione di Arlotti per recuperare i propri effetti personali dopo la fine della relazione, avrebbe subito violenze fisiche. L’atleta, arrestato in quella circostanza, è oggi libero dopo la revoca di tutte le misure restrittive. In aula ha ammesso di aver avuto discussioni frequenti con la ex compagna, anche in pubblico e dopo serate trascorse insieme, ma ha negato con fermezza di averla mai picchiata, sostenendo che se la donna avesse riportato dei colpi, questi sarebbero stati involontari, durante una colluttazione nata quando lei si sarebbe buttata contro di lui per svegliarlo.

Il karateka ha aggiunto che i litigi erano spesso legati al consumo di alcol e che, secondo la sua ricostruzione, la ex fidanzata avrebbe tentato in seguito di riallacciare i contatti per manipolarlo.

Nel dibattimento è tornato anche il tema del video contestato, già emerso nelle precedenti udienze, in cui l’imputato appare mentre aspira una polvere bianca da un telefono. Il filmato, condiviso sui social e diffuso dalla ex compagna, avrebbe avuto, secondo la difesa, lo scopo di danneggiare l’immagine dello sportivo. Arlotti ha spiegato che quella scena non rappresentava l’assunzione di droga, ma una goliardata avvenuta durante una festa in piscina, dove lui e alcuni amici avrebbero utilizzato del borotalco, non sostanze stupefacenti, per scherzo.

La sostituta procuratrice Barbara Badellino, titolare dell’accusa, non contesta episodi legati alla droga, ma considera il video un elemento utile a ricostruire il contesto dei rapporti tra i due.

Durante l’udienza è intervenuta anche una psicologa che da circa un anno assiste la presunta vittima, rappresentata dall’avvocata Francesca Violante. In aula ha testimoniato inoltre un’ex fidanzata di Arlotti, che ha riferito di aver subito comportamenti aggressivi da parte del karateka, pur precisando di non aver mai sporto denuncia.

Ha deposto anche Paolo Arlotti, padre dell’imputato ed ex consigliere comunale di Nichelino, che ha negato di aver mai ricevuto segnalazioni dalle compagne del figlio su episodi di violenza. L’uomo, a seguito del clamore mediatico legato al processo, aveva rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico politico.

Il procedimento, che nelle scorse settimane aveva già visto la ritrattazione di una testimone chiave dell’accusa, proseguirà a gennaio con la requisitoria della pubblico ministero. L’attenzione resta ora puntata sui riscontri oggettivi, sulle perizie e sulla credibilità dei testimoni, mentre Cristian Arlotti, reduce dall’oro agli Europei di karate, tenta di tenere separati il tatami e l’aula di tribunale.

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