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Focolaio di tubercolosi allo Spazio Neruda, l’Asl presenta un esposto per “epidemia colposa”: meno di dieci i casi accertati, tra cui due bambini

Focolaio allo Spazio Neruda, esposto per epidemia colposa; meno di dieci contagi, profilassi all'Amedeo di Savoia

Focolaio di tubercolosi

Focolaio di tubercolosi allo Spazio Neruda, l’Asl presenta un esposto per “epidemia colposa”: meno di dieci i casi accertati, tra cui due bambini

Un’indagine della magistratura, un’espressione che colpisce — “epidemia colposa” — e un luogo già noto alla cronaca cittadina, lo Spazio Neruda di via Ciriè 7 a Torino, occupato da anni e abitato da diverse famiglie. È qui che l’Asl Città di Torino ha individuato un focolaio di tubercolosi e ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica, un passaggio che l’azienda sanitaria definisce “atto dovuto”, in relazione alle dimensioni del contagio e alla natura infettiva della malattia.

Secondo i dati finora comunicati, i casi confermati o oggetto di indagine sarebbero meno di dieci, tra cui due minori. Tutti sono stati presi in carico dai medici dell’ospedale Amedeo di Savoia, centro di riferimento regionale per le malattie infettive. Gli specialisti stanno gestendo la profilassi e lo screening dei contatti, al fine di circoscrivere il focolaio e impedire nuove trasmissioni.

Le autorità sanitarie precisano che si tratta di una situazione contenuta: non esiste, allo stato attuale, alcun motivo di allarme generalizzato per la popolazione. La procedura di segnalazione e di esposto serve a garantire la massima trasparenza e ad accertare eventuali omissioni o negligenze nella gestione degli spazi comuni, dove la promiscuità e la scarsa ventilazione possono favorire la diffusione di batteri respiratori.

La tubercolosi — o Tbc — è una malattia infettiva causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis. Si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline emesse con la tosse o gli starnuti da una persona malata con forma respiratoria attiva. La contagiosità, tuttavia, richiede esposizioni prolungate e ambienti chiusi, motivo per cui gli episodi si concentrano in contesti abitativi affollati o in strutture poco aerate.

Il batterio colpisce prevalentemente i polmoni, ma può interessare anche altri organi. Nella maggior parte dei casi è curabile con una terapia antibiotica mirata, da seguire per diversi mesi sotto controllo medico. I programmi di salute pubblica prevedono protocolli precisi: identificazione dei contatti stretti, test di screening (come il test tubercolinico o l’analisi del sangue IGRA), eventuale radiografia del torace e terapia preventiva per chi è risultato esposto ma non ancora malato.

Parlare di “epidemia colposa” non significa che sia stata accertata una responsabilità penale. Il termine, in ambito giuridico, si riferisce alla possibilità che un contagio si sia diffuso per condotte negligenti o mancate misure di prevenzione, ma l’esposto presentato dall’Asl ha soprattutto valore formale: consente alla Procura di avviare le verifiche necessarie, raccogliere documentazione e chiarire se tutto sia stato gestito secondo i protocolli di legge.

La profilassi affidata all’Amedeo di Savoia prevede una serie di azioni coordinate: censimento dei contatti, test di screening e sorveglianza sanitaria per le persone che vivono o frequentano lo stabile. Gli esperti sottolineano che, in queste circostanze, la collaborazione della comunità coinvolta è fondamentale. L’obiettivo è duplice: curare i pazienti e interrompere ogni possibile catena di trasmissione.

In parallelo, la vicenda riporta al centro del dibattito pubblico le condizioni igienico-sanitarie di alcuni spazi occupati o alloggi di fortuna, dove convivono nuclei familiari spesso in condizioni di vulnerabilità sociale. Il rischio sanitario in questi contesti non riguarda solo la tubercolosi, ma anche altre infezioni trasmissibili che trovano terreno favorevole nella densità abitativa e nella mancanza di controlli medici regolari.

Gli epidemiologi ricordano che la tubercolosi, nonostante il suo nome evocativo, non è una malattia del passato. Ogni anno in Italia vengono segnalati circa 4.000 nuovi casi, concentrati soprattutto nelle grandi città e tra le persone che vivono in condizioni socio-economiche difficili. Il Piemonte, in particolare, registra un’incidenza in linea con la media nazionale ma resta sotto stretta sorveglianza, anche grazie alla rete di monitoraggio regionale che coinvolge l’Amedeo di Savoia e le Asl territoriali.

La lezione, ancora una volta, è duplice: garantire la cura e la dignità delle persone malate, ma anche rafforzare le politiche di prevenzione in quei luoghi dove la marginalità può diventare un fattore di rischio sanitario. Parlare di tubercolosi oggi significa ricordare che la malattia è curabile, ma la povertà e il sovraffollamento restano vettori silenziosi che ne favoriscono la diffusione.

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