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Cronaca

Terre Mascherate, il grande inganno dell’ambiente: analisi falsificate e rifiuti tossici “ripuliti” sulla carta tra Torino e Lecce

L’indagine dei Carabinieri del NOE svela un sistema di laboratori compiacenti e consulenze ambientali per trasformare scarti pericolosi in terre “pulite” destinate anche ai campi agricoli

Terre Mascherate

Terre Mascherate, il grande inganno dell’ambiente: analisi falsificate e rifiuti tossici “ripuliti” sulla carta tra Torino e Lecce

Un’inchiesta nata in silenzio, avviata nel dicembre 2024 e oggi esplosa in tutta la sua gravità. L’operazione “Terre Mascherate”, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Torino sotto il coordinamento della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, ha portato alla luce un presunto sistema di falsificazione dei documenti ambientali che avrebbe permesso la gestione illecita di enormi quantità di rifiuti speciali. Nel mirino, come emerge dal comunicato ufficiale del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Milano, ci sono sei società e due abitazioni private tra Torino e Lecce, oggetto di perquisizioni su disposizione della Procura.

Secondo gli investigatori, dietro il meccanismo si nasconderebbe una rete ben organizzata di imprese del movimento terra e dell’edilizia, operanti soprattutto nella provincia di Torino, in accordo con un consulente ambientale e con laboratori di analisi compiacenti, dislocati tra Piemonte e Puglia. L’obiettivo: alterare i risultati dei rapporti di prova sui campioni di terre e rocce da scavo per farli apparire come “sottoprodotti” non contaminati, eludendo così la normativa sui rifiuti.

Il sistema, spiegano i Carabinieri, sarebbe servito a mascherare la reale presenza di sostanze pericolose — come nichel, cromo, idrocarburi pesanti e amianto — nei terreni destinati anche al risanamento ambientale e all’uso agricolo. Un modo per risparmiare sui costi di smaltimento e reimmettere nel ciclo produttivo materiali che, in base ai parametri di legge, avrebbero dovuto essere trattati come rifiuti speciali.

Il NOE di Torino, affiancato dai colleghi di Lecce e dal personale tecnico di ACCREDDIA, ha condotto le operazioni con il supporto dei Carabinieri dei Comandi Provinciali e degli specialisti dell’Informatica Forense della Procura di Torino, che hanno analizzato file e documenti sequestrati nei laboratori sospettati. Le indagini si sono basate anche sulle segnalazioni dell’ARPA Piemonte e sulle Comunicazioni di Notizia di Reato raccolte negli ultimi anni, da cui è emerso che la pratica dei rapporti di analisi falsificati sarebbe iniziata almeno dal 2017.

In diversi casi, i laboratori avrebbero alterato i valori chimici per far risultare conformi campioni che invece superavano i limiti di contaminazione fissati dal decreto legislativo 152/2006. Alcuni di quei certificati, secondo il comunicato, sarebbero stati utilizzati anche per progetti di bonifica ambientale, con il rischio concreto di reimmettere nel suolo sostanze tossiche.

La Procura di Torino, nella persona del sostituto procuratore dr. A. Aghemo, ha emesso decreti di perquisizione nei confronti di sei società — attive nella gestione rifiuti, nella consulenza ambientale e nei laboratori di analisi — e di due persone fisiche: l’amministratore di uno studio di consulenza e un tecnico di laboratorio. Entrambi sono indagati per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico (art. 483 c.p.), violazioni in materia di gestione dei rifiuti (art. 258, comma 4, D.Lgs. 152/2006) e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.).

L’operazione, sottolineano i Carabinieri, rientra nella costante azione dei NOE contro la criminalità ambientale organizzata e il traffico illecito di rifiuti, con l’obiettivo di difendere la salute pubblica e garantire la trasparenza dei controlli. Tutti gli indagati sono da ritenersi presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva.

Il tenente colonnello Federico Ninni, comandante del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Milano, e il tenente Maria Virgilio, comandante del NOE di Torino, hanno confermato che la posizione di ciascun soggetto sarà valutata singolarmente dall’Autorità Giudiziaria, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza.

L’indagine, oltre a delineare un possibile intreccio tra imprenditoria, consulenze ambientali e laboratori d’analisi, evidenzia ancora una volta le falle del sistema di controllo sulla gestione dei materiali di scavo, un settore in cui la pressione economica può spingere qualcuno a falsificare documenti per risparmiare sui costi di smaltimento. È un fenomeno che, negli ultimi anni, ha già portato a diversi procedimenti in Piemonte e in Lombardia, dove inchieste simili hanno rivelato come terreni apparentemente bonificati fossero in realtà contaminati da metalli pesanti.

“Terre mascherate” rappresenta dunque non solo un’indagine giudiziaria ma anche un monito: dietro la burocrazia delle certificazioni ambientali può celarsi un meccanismo di frode capace di danneggiare l’ambiente e la salute collettiva, con effetti potenzialmente irreversibili.

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