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Ladri nella canonica del paese: rubati i gazebo di un'associazione. Secondo colpo in un mese. I volontari: "Ora basta, siamo in ginocchio"

Segni strani sulla porta del garage: sospetti su bande locali. La comunità chiamata a fare rete: “Non ci fermeremo”

Ladri nella canonica del paese: rubati i gazebo di un'associazione. Secondo colpo in un mese. I volontari: "Ora basta, siamo in ginocchio"

Ladri nella canonica del paese: rubati i gazebo di un'associazione. Secondo colpo in un mese. I volontari: "Ora basta, siamo in ginocchio"

Hanno aspettato il buio, hanno scelto agosto, il mese del silenzio. Sono entrati dalla porta laterale, senza fare troppo rumore, svuotando frigo e dispense come se fosse la cambusa di una nave alla deriva. Hanno preso le bibite, le lattine, un vecchio portatile, perfino la macchinetta del ghiaccio e duecento cialde di caffè. Non hanno toccato i giochi, più di quattrocento scatole custodite come patrimonio da un’associazione no profit che, in quella canonica, ha trovato casa e speranza.

La Casa Canonica di Monteu da Po, in via Municipio 2, è diventata bersaglio. Non una volta. Due. E questo nonostante antifurti e telecamere, acquistati con i profitti dell’anno. A raccontarlo è Emanuele Pivari, presidente dell’associazione ludico-culturale Il Giocaliffo: “Siamo un’associazione senza scopo di lucro, facciamo fatica a tirare avanti, ci siamo messi a sistemare un edificio lasciato marcire da anni, eppure siamo stati colpiti due volte in poche settimane. È un colpo durissimo per noi”.

Il primo episodio è avvenuto a metà agosto. I ladri hanno forzato una porta laterale, portando via quel poco che c’era. Non un bottino ricco, ma sufficiente a lasciare l’amaro in bocca: frigo svuotato, macchinetta del caffè con le sue duecento cialde, i ventilatori, un vecchio pc che serviva per la contabilità. “Hanno rotto solo la porta – ricorda Pivari – non hanno fatto altri danni. Hanno portato via ciò che potevano facilmente rivendere o consumare. I giochi, oltre 400, li hanno lasciati”.

Per difendersi, i volontari hanno investito in antifurto e telecamere, comprati con i proventi delle attività. Una scelta obbligata, perché la sede è in posizione isolata, dietro la chiesa, lontana da occhi indiscreti. “È facilmente assaltabile dai ladri”, ammette Pivari.

Poi, a fine settembre, il bis. Non sono entrati nella casa, ormai protetta da occhi elettronici, ma nel garage separato dall’edificio principale. Dentro c’erano i giochi di legno usati alle fiere, ma soprattutto i gazebo: tre strutture acquistate tre anni fa, 170 euro l’una. “Erano fondamentali – sospira Pivari – perché senza non possiamo fare eventi. E senza eventi non raccogliamo fondi. È un colpo pesantissimo. Il nostro budget se n’era già andato per antifurto e telecamere, ora siamo messi male”.

Non si parla più di piccoli furti, ma di un attacco all’ossatura stessa dell’associazione. Perché senza gazebo non ci sono manifestazioni, e senza manifestazioni non ci sono soldi. La denuncia è stata sporta anche questa volta. Ma il sospetto cresce: “Noi pensiamo sia gente della zona. Non può essere altrimenti. I gazebo non sono piccoli oggetti, anche da chiusi richiedono spazio e organizzazione per trasportarli”.

Come se non bastasse, stamattina i volontari hanno trovato un simbolo inquietante disegnato con la ruggine sulla porta del garage: un cerchio, una freccia, una A. Un segno che ricorda più un codice che un graffio casuale. “Non sappiamo che cosa significhi – ammette Pivari – pensiamo possa essere qualche gergo ladresco, un codice per marcare i bersagli. La cosa brutta è che continuano a venire”.

Per denunciare pubblicamente la situazione, l’associazione ha pubblicato un post su Facebook, dal titolo eloquente: “Comunicazione importante”.

“Purtroppo dobbiamo segnalare che, per la seconda volta in poche settimane, la nostra sede è stata presa di mira dai ladri. Questa volta ci è stato sottratto un bene fondamentale per lo svolgimento delle nostre attività: i gazebo, indispensabili per i nostri eventi e momenti di aggregazione. È un duro colpo per la nostra associazione, che si impegna da sempre a favore della comunità. Chiediamo a tutti, se qualcuno avesse visto movimenti sospetti o avesse qualsiasi informazione utile, di segnalarlo. Il nostro impegno non si ferma: continueremo a lavorare con e per la comunità, anche se con più difficoltà. Grazie di cuore a chi ci sarà vicino in questo momento”.

Parole amare, che raccontano non solo una perdita materiale ma anche un senso di accerchiamento. Monteu da Po non è una metropoli: la canonica è in posizione appartata, dietro la chiesa, lontana dal passaggio. Un rifugio diventato trappola. E se il primo furto poteva sembrare casuale, la seconda visita, l’asportazione dei gazebo e quel simbolo tracciato con la ruggine fanno pensare a una persecuzione mirata.

La vicenda non è solo cronaca nera. È lo specchio di una fragilità: un’associazione che fa cultura e gioco, che ha recuperato un immobile storico abbandonato per anni, ora deve difendersi non dal degrado, ma da chi lo saccheggia. “Siamo un’associazione che lavora per la comunità – insiste Pivari – non ci fermeremo. Anche se la fatica ora è tanta”.

E il paradosso è tutto lì: un edificio rinato grazie ai volontari, simbolo di socialità, cooperazione e memoria, oggi marchiato da un segno oscuro che sa di minaccia. Un luogo che dovrebbe custodire la comunità, ridotto a bersaglio sistematico. Una canonica che voleva tornare a vivere, e che ora deve sopravvivere agli assalti dei ladri.

Il dubbio finale resta sospeso. Quanto potrà resistere un’associazione no profit che fa cultura e gioco se, invece di sostegno, trova solo porte sfondate e gazebo rubati?

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