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28 Settembre 2025 - 11:47
Rina Crotto (foto facebook Città di Cuorgnè)
Una messa, un applauso lungo e gli occhi lucidi. A Cuorgnè si allunga la lista dei centenari: lunedì 22 settembre la città ha festeggiato i 100 anni di Rina Crotto, classe 1925. Un traguardo che racconta una vita operosa e discreta, fatta di lavoro, affetti e di quel senso del dovere che tiene insieme una comunità.
Dopo la Messa celebrata da don Ilario, la “dolce nonnina” è stata festeggiata da familiari e amici tra ricordi, emozione e allegria. Candele soffiate, abbracci, foto e strette di mano: il rito semplice e corale con cui una città dice grazie a una sua concittadina che ha attraversato un secolo.
La storia di Rina è scolpita nei gesti di ogni giorno. “Una vita lunga e laboriosa, sempre al servizio della propria famiglia” hanno ricordato dal Comune. Trentacinque gli anni alla Manifattura tessile, raggiunta da Campore prima in bicicletta e poi in motorino, qualunque fosse la stagione. Lasciò il lavoro solo quando nacque l’amata nipote Nadia, per aiutare la figlia e il genero: una scelta che dice molto della sua scala di valori.
La festa a Rina: foto facebook profilo Città di Cuorgnè
Accanto a Rina c’erano anche il sindaco, Giovanna Cresto, e il vice sindaco, Vanni Crisapulli, in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Un passaggio istituzionale sobrio, che ha aggiunto il sigillo pubblico a una festa privata. La sindaca ha colto l’occasione per una riflessione personale sul senso del mandato affidata ai social: “Ancora pochi giorni e saranno passati 4 anni da quando sono diventata sindaco. Non mi sembra vero sia trascorso così tanto tempo. Ora, il lavoro da fare è ancora tanto e si deve guardare avanti, ma inevitabilmente si inizia anche a fare qualche riflessione”, ha commentato Giovanna Cresto. “E se penso a cosa mi resterà dell’esperienza che sto vivendo, so che sicuramente porterò nel cuore momenti come questo”.
Celebrare i 100 anni non è solo contare le primavere: è riconoscere il filo che lega storie individuali e memoria collettiva. La parabola di Rina — il lavoro in fabbrica, la fatica della strada da Campore, la scelta di dedicarsi alla nipote — restituisce a Cuorgnè uno specchio di sé stessa: industriosa, familiare, coesa. Sono ricorrenze così a trasformare un compleanno in patrimonio civile, a ricordarci che l’identità di una città vive anche nei suoi anziani, nelle loro mani e nei loro racconti.
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