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Cronaca
24 Settembre 2025 - 12:14
Gattile sott’acqua ma i volontari non mollano: a Ivrea si resiste nel fango
Era ancora buio, questa mattina, quando il cielo sopra Ivrea ha deciso di scaricare tutta la sua furia. Un nubifragio violentissimo, uno di quelli che trasformano le strade in torrenti e le piazze in laghi improvvisati. In pochi minuti l’acqua ha invaso ogni cosa e, con lei, è tornato l’incubo di chi da anni porta avanti una battaglia silenziosa e disperata: i volontari di EporediAnimali, il gattile che ogni volta paga il prezzo più alto quando il maltempo decide di infierire senza pietà.
Questa mattina il cancello del rifugio si è aperto su una scena che spezza il cuore: fango ovunque, cucce galleggianti, casette di legno fradice, ciotole rovesciate e il terreno trasformato in una palude maleodorante. I gatti, rannicchiati e spaventati, hanno resistito come hanno potuto. Alcuni si sono rifugiati sulle mensole più alte, altri nelle gabbie rialzate che i volontari avevano costruito proprio per fronteggiare emergenze simili. Un déjà-vu amaro, l’ennesimo, che rievoca i precedenti allagamenti che hanno già devastato il rifugio nel 2023, nel 2024 e ancora una volta nella primavera di quest’anno.
Non è la prima volta, infatti, che l’acqua travolge tutto: nel maggio 2024 una “bomba d’acqua” aveva fatto salire il livello fino a 45 centimetri, sommergendo cucce, scorte alimentari, medicinali e coperte. I volontari avevano denunciato allora che la struttura è fragile, inadeguata, priva di un vero allaccio fognario e costruita con prefabbricati e roulotte adattati alla meglio. Nonostante appelli e promesse, nulla è cambiato. Ed eccoci di nuovo: stessi volti esausti, stessi gatti terrorizzati, stessa lotta disperata contro il fango.
Eppure il gattile di Ivrea non è solo quattro mura precarie. È il cuore di una comunità di volontari che dal 2011, anno della fondazione dell’associazione EporediAnimali ODV, dedica ogni giorno tempo, energie e risorse alla tutela degli animali. Qui non ci sono stipendi né fondi pubblici sufficienti: tutto si regge sulle donazioni dei cittadini, sul 5×1000, sugli eventi benefici organizzati con fantasia e sacrificio. La loro missione non si limita alla gestione del rifugio: EporediAnimali si occupa delle colonie feline sparse nel Canavese, coordina sterilizzazioni, recupera gatti feriti o abbandonati, promuove campagne di adozione e perfino programmi di “adozione a distanza” per i mici che non possono vivere a stretto contatto con le persone.
Ogni sabato pomeriggio il gattile apre le porte, e chi entra incontra non solo decine di gatti in cerca di casa, ma anche persone che hanno scelto di trasformare l’amore per gli animali in impegno concreto. I volontari organizzano turni per dare da mangiare, pulire, curare, gestire le pratiche burocratiche e accompagnare le famiglie nei percorsi di adozione. Hanno perfino una “lista dei desideri”: cibo, coperte, cucce, sabbia per lettiere. E quando gli scaffali si svuotano, non si arrendono: lanciano appelli sui social, organizzano cene di solidarietà, raccolte fondi, eventi in piazza.
E poi ci sono i gatti, veri protagonisti di questa storia. Alcuni arrivano da situazioni di abbandono, altri da incidenti, altri ancora sono cuccioli trovati per strada, spesso denutriti o malati. Molti trovano una famiglia, altri restano ospiti a lungo, affidandosi solo alle cure quotidiane dei volontari. Alcuni sono timidi, feriti nell’anima oltre che nel corpo; altri sono anziani e difficili da adottare. Per loro il gattile è tutto: casa, rifugio, ultima speranza.
Per questo ogni allagamento è una ferita profonda. Non solo fango e macerie: significa ricominciare da zero, asciugare, pulire, disinfettare, buttare via ciò che è irrimediabilmente perso. Significa giorni di lavoro senza sosta, notti insonni, mani screpolate dall’acqua sporca. Eppure, nonostante tutto, i volontari restano. “Non possiamo abbandonarli, resistere è l’unica scelta” ripetono, mentre asciugano le zampette infangate di un micino salvato da un angolo ormai sommerso.
Ogni volta la denuncia si ripete: servirebbe una sede nuova, sicura, dignitosa, che metta finalmente al riparo animali e persone. Servirebbero fondi stabili, servirebbe un progetto serio, servirebbe che le istituzioni ascoltassero davvero. Ma intanto, nel silenzio, i volontari continuano a spalare, ad asciugare, a lottare. Perché se Ivrea questa mattina si è svegliata tra clacson, traffico e sottopassi allagati, dentro il gattile il nubifragio ha colpito più forte che altrove, mostrando ancora una volta il volto fragile di chi non ha voce.
Eppure, nonostante tutto, nessuno è scappato. Né i gatti, né i volontari. Perché la resistenza, qui, ha il volto di occhi gialli che brillano nel buio e di mani sporche di fango che non smettono di accarezzare.
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