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Cronaca
24 Settembre 2025 - 09:40
Nubifragio sul Canavese: Ivrea ancora sott’acqua, via Torino si trasforma in un fiume
Questa mattina, intorno alle 6, il cielo non ha lasciato spazio a dubbi: nubi nere, cariche di pioggia e grandine, hanno scaricato tutta la loro furia su Ivrea e dintorni. E sono state ore e minuti da dimenticare per gli eporediesi, ormai abituati a fare i conti con nubifragi e allagamenti che trasformano le strade in fiumi.
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La violenza del fenomeno non è stata casuale: la zona è stata colpita da un sistema temporalesco multicellulare, termine tecnico che gli esperti usano per spiegare quello che i cittadini capiscono benissimo senza bisogno di lauree in meteorologia: pioggia a secchiate, chicchi di grandine che martellano l’asfalto, vento che piega gli alberi e temperatura che crolla di colpo.
E come sempre, la città non ha retto. Via Torino, arteria principale di Ivrea, è finita sott’acqua in pochi minuti. Gli scarichi, evidentemente già saturi o mal dimensionati, hanno alzato bandiera bianca. Un déjà-vu che ormai si ripete a ogni temporale un po’ più intenso del solito.
Il problema non è solo estetico. È un problema di sicurezza, di mobilità e di dignità urbana. Perché una città che vuole definirsi moderna non può trasformarsi in laguna appena piove forte.
Nel resto del Canavese, la situazione non è stata migliore. Segnalazioni ci sono giunte da Bollengo, Caravino e Pavone. Grandinate hanno distrutto parabrezza e ammaccato carrozzerie, mentre in campagna si teme per i raccolti, già messi a dura prova da un clima che sembra divertirsi a oscillare tra siccità e alluvioni. Cantine e garage allagati completano il quadro di una mattinata che i cittadini definiscono senza mezzi termini un disastro annunciato.
Perché sì, annunciato lo era eccome. L’allerta meteo gialla era stata diramata già ieri, con tanto di raccomandazioni della Protezione Civile. Ma a cosa servono gli avvisi, se poi il territorio non è in grado di gestire le conseguenze? Avvisi che suonano più come un “arrangiatevi” rivolto alla popolazione, piuttosto che come un piano di prevenzione.
E qui sta l’amara ironia: i cittadini sanno benissimo quali sono le zone critiche. Lo sanno da anni. Eppure, a ogni temporale, la scena si ripete identica, come un film già visto. La differenza è che non fa più nemmeno notizia, se non fosse per l’esasperazione crescente di chi non ne può più.
Intanto, tra un’alluvione e l’altra, si continua a parlare di rigenerazione urbana, di progetti innovativi e di città del futuro. Peccato che nel presente, appena piove, il futuro resti irraggiungibile perché via Torino diventa un fiume e Ivrea si trasforma in un set veneziano, ma senza gondole e senza romanticismo.
I cittadini, intanto, non chiedono miracoli, ma semplicemente che gli scarichi funzionino, che le strade non diventino fiumi e che la città non si paralizzi ogni volta che c'è un temporale. Una richiesta banale, forse troppo per chi preferisce parlare di strategie climatiche nei convegni piuttosto che rimboccarsi le maniche e mettere mano a tombini e canali di scolo.
Insomma, il Canavese si risveglia ancora una volta ferito, Ivrea galleggia tra acqua e rabbia, e ci si chiede fino a quando dovranno sopportare. Perché la natura può anche essere imprevedibile, ma la mala gestione urbana no: quella è prevedibile, costante e, purtroppo, garantita.
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