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Cronaca

Patente Neith: truffa 2.0? Soldi pagati, corsi fantasma

Promesse di corsi nel metaverso, app innovative e realtà virtuale per studiare la teoria. Ma dietro la facciata patinata, solo reclami, denunce, un servizio di Striscia la Notizia e decine di famiglie che parlano di truffa

Patente Neith: truffa 2.0? Soldi pagati, corsi fantasma

Patente Neith: truffa 2.0? Soldi pagati, corsi fantasma

Doveva essere la rivoluzione digitale della scuola guida, l’innovazione capace di traghettare la vecchia preparazione all’esame della patente verso il futuro del metaverso. E invece, per molti giovani e famiglie italiane, Neith si sta rivelando l’ennesima trappola travestita da occasione. Un servizio che, almeno sulla carta, prometteva lezioni virtuali, quiz interattivi e perfino percorsi in realtà aumentata per imparare a guidare senza noia. In pratica, secondo decine e decine di testimonianze raccolte dalla nostra redazione, ha lasciato dietro di sé solo soldi spesi e tanta amarezza.

La piattaforma è stata lanciata sotto l’egida del gruppo Guida e Vai, un marchio che si presenta come leader nel settore delle autoscuole e che, proprio grazie alla sua reputazione, ha convinto tanti genitori a fidarsi. Ma le segnalazioni che stiamo ricevendo raccontano un’altra storia. “Mio figlio si è iscritto, abbiamo pagato con carta, e ci hanno dato solo un accesso finto: l’app non funziona, l’assistenza non risponde, i soldi li abbiamo persi”, scrive una madre da Torino.

Sui siti di recensioni il copione si ripete. Su Trustpilot, ad esempio, compaiono commenti come: “Truffa bella e buona, vi prendono i soldi e spariscono”; “Non rispondono mai, fate attenzione”; “Ho chiesto il rimborso e non ho ottenuto nulla”. C’è chi denuncia che l’app si blocca già al primo accesso, chi racconta di aver inviato PEC e raccomandate senza ricevere mai una risposta, chi ha provato a sollecitare via mail e si è visto recapitare soltanto messaggi automatici.

Non mancano i reclami pubblicati su piattaforme di tutela dei consumatori. Su Altroconsumo, ad esempio, si leggono segnalazioni dettagliate: utenti che hanno acquistato pacchetti da 200 o 300 euro per corsi mai partiti, altri che raccontano di aver avuto un primo contatto telefonico con operatori gentili e disponibili, salvo poi sparire dopo l’incasso. Una madre di Milano scrive: “Ho fatto iscrivere mia figlia, non ha mai potuto utilizzare il servizio. Ho mandato diffida, ho chiesto rimborsi, nulla. Ora ho sporto denuncia”.

La vicenda è arrivata persino in televisione: Striscia la Notizia, con un servizio di Max Laudadio, ha denunciato quella che ha definito una forma di “esercizio abusivo di autoscuola”, tra costi da capogiro e pratiche commerciali scorrette. Nel servizio sono stati intervistati ragazzi e famiglie che raccontano storie simili a quelle che abbiamo raccolto: soldi versati, corsi promessi, ma poi la sostanziale assenza di un servizio reale. Un’inchiesta che ha dato voce a un disagio già esploso online e che ha acceso i riflettori su un sistema che rischia di travolgere centinaia di giovani.

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La Polizia Postale è già stata interessata da diversi cittadini che hanno deciso di formalizzare l’accaduto come truffa telematica. In parallelo, anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha ricevuto segnalazioni per possibili pratiche commerciali scorrette: pubblicità ingannevole, contratti poco trasparenti, promesse non mantenute. Alcune associazioni dei consumatori parlano già di una possibile azione collettiva.

E mentre le denunce si moltiplicano, il sentimento che emerge dalle testimonianze è un misto di rabbia e delusione. Perché, a differenza delle classiche truffe online che promettono “patenti facili” senza esami – facili da individuare come illegali – qui la trappola è molto più sottile. Neith non si presentava come una scorciatoia, ma come uno strumento didattico innovativo, un’alternativa moderna alla scuola guida tradizionale. Proprio questa veste “ufficiale” ha spinto tanti a fidarsi, convinti di avere a che fare con un servizio serio e sicuro.

Un ragazzo di vent’anni ci racconta: “Ero entusiasta, pensavo di prepararmi all’esame con un sistema all’avanguardia. Ho pagato, scaricato l’app e… niente. Non si apriva neanche. Ho scritto mille volte, nessuna risposta. Per me sono stati 250 euro buttati”.

In alcuni casi le famiglie hanno già avviato la procedura di chargeback bancario, cioè la richiesta di rimborso forzato alla propria banca o al circuito della carta. Una strada che però non sempre porta risultati, soprattutto quando i servizi digitali vengono formalmente “erogati” con l’invio di credenziali, anche se poi inutilizzabili.

Il quadro che emerge è quello di una macchina commerciale ben oliata nella fase della vendita – pubblicità accattivante, operatori pronti a spiegare come funziona il sistema, offerte a tempo che invitano a non perdere l’occasione – ma totalmente assente nella fase successiva, quella in cui si dovrebbe davvero imparare e ottenere la patente.

C’è chi ha tentato la via delle associazioni dei consumatori: “Altroconsumo ci ha detto che non siamo gli unici e che stanno raccogliendo i casi”, racconta un padre di Bologna. Alcuni utenti, esasperati, hanno aperto gruppi WhatsApp e pagine Facebook per condividere esperienze e tentare una sorta di class action spontanea.

Intanto, il sito e le pagine social di Neith continuano a presentarsi come se nulla fosse: slogan altisonanti, grafiche patinate, la promessa di “imparare a guidare nel metaverso”. Una comunicazione che, alla luce delle decine di storie raccolte, suona quasi come una beffa.

Insomma, quella che doveva essere la rivoluzione digitale della patente rischia di trasformarsi in un caso nazionale di truffa ai danni dei consumatori, soprattutto dei più giovani. La richiesta che emerge da chi ha scritto alla nostra redazione è chiara: rimborsi immediati, indagini rapide da parte delle autorità e soprattutto la fine di pubblicità ingannevoli che rischiano di colpire ancora altri ragazzi.

Il futuro della patente, almeno per ora, resta ben lontano dal metaverso. Per tanti studenti e famiglie, Neith è stato solo un nome amaro inciso su un estratto conto bancario.

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