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12 Settembre 2025 - 20:52
Feci contro chiesa e biblioteca per il green pass: condannata la “vendicatrice no-vax” di Racconigi
Voleva vendicarsi della biblioteca cittadina, rea di non aver lasciato entrare suo figlio perché privo di green pass. E, nello stesso tempo, aveva deciso di prendersela con la parrocchia, colpevole ai suoi occhi di esporre richiami alle norme anti Covid che lei non accettava. Da qui il gesto: spalmare escrementi del proprio cane sulla bacheca della chiesa e imbrattare in più occasioni la biblioteca comunale, con feci e sputi. Una protesta scomposta, degna delle cronache di provincia, che si è trasformata in un processo.
La protagonista è una 49enne residente a Racconigi, in provincia di Cuneo, originaria di Carmagnola. Nei giorni scorsi è arrivata la sentenza: il tribunale di Cuneo l’ha riconosciuta colpevole del reato di imbrattamento e l’ha condannata a sei mesi di reclusione e 1.000 euro di multa. Non una semplice bravata, ma una serie di azioni ripetute e mirate contro due simboli della vita cittadina: da un lato la cultura, dall’altro la religione.
I fatti risalgono al periodo a cavallo tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022, quando le restrizioni legate alla pandemia erano ancora in vigore e il green pass rappresentava il lasciapassare per accedere a biblioteche, musei, bar e ristoranti. In quel contesto, la donna, che secondo i carabinieri era già nota per comportamenti simili, si è accanita contro istituzioni pubbliche e private. Non solo biblioteca e parrocchia: gli inquirenti hanno spiegato che episodi di imbrattamento si erano verificati anche nei confronti di alcuni esercizi commerciali della zona.
A incastrarla è stato soprattutto un filmato, ripreso con un telefonino da un cittadino, che documentava chiaramente la scena dell’imbrattamento. Un dettaglio che ha permesso ai militari di avviare indagini mirate e di raccogliere prove schiaccianti. In una circostanza, all’interno del “box libri” della biblioteca — il contenitore utilizzato per restituire i volumi al di fuori degli orari di apertura — era stato rinvenuto addirittura un sacchetto contenente feci di cane. Un gesto che aveva destato indignazione tra i lettori e preoccupazione tra i dipendenti della biblioteca.
Le denunce erano partite direttamente dal parroco e dal sindaco di Racconigi, che si erano ritrovati costretti a rivolgersi alle forze dell’ordine di fronte a una situazione divenuta insostenibile. Non si trattava, infatti, di un episodio isolato, ma di una sequenza di atti che avevano trasformato in un incubo la quotidianità della comunità locale.
In aula la vicenda è stata ricostruita passo dopo passo, evidenziando non solo l’aspetto igienico e di decoro pubblico, ma anche la carica simbolica degli atti. Colpire la biblioteca e la chiesa, in piena emergenza sanitaria, significava lanciare un messaggio di sfida alle regole e alle istituzioni. Un messaggio che però, tradotto in condanna penale, segna ora un confine netto tra protesta e reato.
La donna, conosciuta in paese come persona polemica e protagonista di altre intemperanze, è stata soprannominata dai media locali la “vendicatrice no-vax”. Un’etichetta che fotografa bene lo spirito delle sue azioni: non semplici gesti di insofferenza, ma veri e propri atti di vendetta, portati avanti con ostinazione.
La condanna pronunciata dal tribunale di Cuneo chiude una pagina di cronaca che ha fatto discutere e che, al di là delle motivazioni personali, lascia dietro di sé l’amarezza di un contesto in cui la convivenza civile è stata sporcata — letteralmente — da feci e rancore.
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