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Cronaca
05 Settembre 2025 - 13:05
Insulti al manifesto funebre di Vincenzo Maggio a Rivarolo: condanna unanime di assessori e sindaci contro il gesto vile
Un gesto di inciviltà che colpisce non solo una famiglia in lutto, ma l’intera comunità. È quanto accaduto a Rivarolo Canavese, in viale Meaglia, dove nei giorni scorsi qualcuno ha deturpato un manifesto funebre affisso per annunciare la morte di Vincenzo Maggio, 94 anni, Cavaliere della Repubblica, ex segretario comunale di Rivarolo ed ex sindaco di Bairo. Con una semplice biro l’autore ha vergato una frase volgare sul cartello funebre, rendendo l’episodio ancora più intollerabile per la sua gratuità e per la tempistica: oggi pomeriggio, venerdì 5 settembre, nella parrocchia di Bairo si celebrano i funerali del defunto.
Il manifesto era stato affisso mercoledì, ma già nella mattinata di giovedì diversi passanti hanno notato l’insulto e segnalato l’accaduto. Non è mancato il commento del sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà, che ha definito l’accaduto «uno squallido gesto assolutamente ingiustificabile», aggiungendo come chi ha ricoperto incarichi pubblici sia spesso bersaglio di insulti gratuiti e anonimi. Dal vicino Comune di Bairo, il sindaco Marco Succio ha invece preferito la via della sobrietà, affermando: «In questo momento triste il silenzio rimane l’unica risposta».
La notizia si è diffusa rapidamente in città, suscitando rabbia e sdegno. Dura la reazione dell’assessora Alessia Cuffia, che ha parlato di «un gesto inaccettabile e profondamente irrispettoso verso la memoria di un uomo che ha servito le istituzioni e verso il dolore della sua famiglia». L’assessora ha sottolineato come «simili azioni offendano non solo i familiari ma l’intera comunità», richiamando tutti a un maggiore senso di responsabilità e a «difendere la convivenza civile anche nei piccoli gesti quotidiani di rispetto e umanità».
Il gesto, per quanto isolato, riapre un tema che va oltre la cronaca: il rispetto dei defunti e della memoria collettiva. Colpire un manifesto funebre significa violare non solo la dignità di chi non c’è più, ma anche la sensibilità di un’intera comunità. È un atto che genera ferite difficili da rimarginare perché colpisce il simbolo stesso del cordoglio condiviso, quel rito civile e religioso che serve a elaborare la perdita.
La figura di Vincenzo Maggio, a lungo protagonista della vita amministrativa canavesana, rende ancora più amaro il contesto. La sua carriera istituzionale e il riconoscimento della Repubblica con il titolo di Cavaliere avrebbero meritato memoria e rispetto unanimi. Invece, la vicenda dimostra come anche i momenti di raccoglimento possano essere intaccati dalla maleducazione e dall’anonimato vile, che trovano spazio perfino accanto a un necrologio.
La comunità di Rivarolo e Bairo oggi si stringe attorno alla famiglia Maggio, cercando di restituire, con la propria presenza e partecipazione al funerale, quel rispetto che qualcuno ha tentato di negare. E mentre si alzano voci indignate contro l’inciviltà di pochi, resta la speranza che simili episodi non si ripetano, ricordando che la memoria dei defunti è un patrimonio collettivo da proteggere con fermezza e senza tentennamenti.
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