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Cronaca

Tredicenne picchiato da un genitore dopo una partita di calcio: parla il papà della vittima

Giovane calciatore è stato colpito da un uomo di 40 anni dopo un match Under 14: la famiglia racconta lo shock e attende scuse mai arrivate, mentre l’aggressore rischia il Daspo

Tredicenne picchiato

Tredicenne picchiato da un genitore dopo una partita di calcio

Un pomeriggio che doveva avere il sapore di sport e amicizia si è trasformato in un incubo a Collegno, nel Torinese. Al termine di una partita Under 14, un uomo di 40 anni, padre di un giovane calciatore del Carmagnola Queencar, ha scavalcato la recinzione ed è piombato in campo, colpendo con violenza il portiere avversario, un tredicenne del Volpiano. Il ragazzino, finito in ospedale con una frattura al malleolo, è stato dimesso ma resta scosso.

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A raccontare i momenti successivi è il padre del giovane calciatore: «Mio figlio mi ha chiesto: ma papà, anche tu avresti fatto così?». Una domanda che racchiude lo smarrimento di un adolescente colpito da un adulto in un contesto che dovrebbe insegnare valori, non violenza. Il genitore ha cercato di rassicurarlo, sottolineando che nessuna partita può giustificare un’aggressione.

Lo stesso ragazzo, raggiunto dai giornalisti, ha espresso la sua incredulità: «Mi sono chiesto soprattutto perché? E se mio papà avrebbe fatto una roba del genere. Di sicuro no». E ancora: «Fosse stato un bambino, ma era un adulto…». Nonostante lo choc, il suo sogno non si è infranto: «Voglio tornare in campo», ha dichiarato a Repubblica.

Il padre ha confermato: «Mio figlio mi ha detto che vuole, per fortuna, tornare in campo al più presto, anche se è ancora, ed è normale, molto scosso. Spero che quando tornerà a giocare non abbia paura e l’ansia che qualcuno possa nuovamente scavalcare le recinzioni per aggredirlo. Gli ho spiegato che non deve aver paura e lui mi ha chiesto: papà, ma tu avresti fatto una cosa del genere? Assolutamente no, gli ho risposto, perché quella cosa lì è impensabile».

Più amara la considerazione sul silenzio dell’aggressore: «Nessuna chiamata. Neanche un messaggio in cui chiedeva scusa o diceva “non volevo far del male”. Niente di niente». L’uomo è stato denunciato per lesioni e la famiglia del tredicenne ha già presentato querela ai carabinieri di Settimo Torinese. Il questore di Torino sta valutando un provvedimento di Daspo, che impedirebbe al quarantenne di accedere a manifestazioni sportive.

La società Carmagnola Queencar prende le distanze. Il presidente Alessio Russo ha dichiarato: «Ferma la doverosa condanna nei confronti delle condotte violente, la Carmagnola Queencar esprime nuovamente il proprio rammarico e distacco da quanto accaduto e rigetta una narrazione che vede sovrapporre l'immagine della società a quella di un individuo che ha agito in piena autonomia e fuori da qualsiasi possibilità di controllo». E ancora: «Tale sovrapposizione sta vanificando i risultati di anni di intenso lavoro di trasmissione di valori di coloro i quali, quotidianamente, agiscono per portare avanti la propria passione sportiva». La società valuta azioni legali contro chi, sui social, avrebbe diffamato il club accostandolo impropriamente all’aggressione.

Il caso ha sollevato una vasta ondata di indignazione. Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha commentato: «È sconcertante quanto accaduto a Collegno durante un torneo giovanile di calcio. Un episodio di violenza intollerabile, ancor più perché consumato in un contesto che dovrebbe essere di crescita, passione e condivisione. Lo dico anche da padre di tre giovani che praticano sport: non possiamo accettare simili comportamenti. Al giovane calciatore ferito, alla sua famiglia e alla comunità sportiva coinvolta esprimo la mia piena solidarietà e vicinanza».

Anche il presidente della Fifa, Gianni Infantino, è intervenuto via Instagram: «Il calcio deve essere gioia e divertimento. Condanno fortemente – senza se e senza ma – questo atto vile e vergognoso e ogni forma di violenza».

La vicenda richiama l’attenzione sul tema della violenza negli sport giovanili. Invece di spalti e campi come luoghi di crescita, troppo spesso diventano teatro di rabbia adulta. Il tredicenne del Volpiano, però, nonostante la ferita fisica e psicologica, guarda avanti: il suo desiderio è tornare presto tra i pali, a inseguire quel sogno che neanche la violenza di un adulto è riuscita a spegnere.


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