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Lava il cane con la lancia dell'autolavaggio: denunciato per maltrattamento

Un cittadino filma la scena e i carabinieri rintracciano il responsabile grazie all'impianto di videosorveglianza

Lava il cane con la lancia dell'autolavaggio: denunciato per maltrattamento

Un gesto crudele, insopportabile da guardare anche solo in video, ha scosso Biella a metà agosto. Un uomo ha pensato bene di utilizzare un autolavaggio non per ripulire la propria vettura, ma per insaponare e sciacquare un cagnolino di piccola taglia come fosse una carrozzeria sporca di fango. Il tutto legando l’animale e colpendolo con il getto ad alta pressione della lancia, capace di provocare lesioni gravi e potenzialmente letali.

Il fatto risale al 13 agosto, quando un cittadino, incredulo di fronte alla scena, ha estratto il cellulare e filmato l’intera sequenza. Il giorno successivo il video è stato consegnato ai Carabinieri Forestali del Nipaaf di Biella, che hanno subito avviato un’indagine. L’autore del gesto, un 57enne residente in città, è stato rintracciato grazie al lavoro congiunto tra i Forestali e i militari del Nucleo Radiomobile.

Convocato in caserma, l’uomo si è visto notificare la denuncia alla presenza di un veterinario dell’ASL, che ha immediatamente visitato l’animale. Il cane, regolarmente microchippato, è apparso in condizioni di salute fortunatamente buone, ma ciò non ha attenuato la gravità di un comportamento che testimonia un’assoluta mancanza di consapevolezza e rispetto per gli esseri viventi.

Il proprietario è ora indagato per maltrattamento e abbandono di animali, in base agli articoli 544 ter e 727 del Codice penale. È bene ricordare che si tratta della fase delle indagini preliminari e che l’uomo è da considerarsi innocente fino a eventuale sentenza definitiva. Tuttavia, l’apertura di un fascicolo del genere è significativa, perché mostra come oggi il legislatore non consideri più certi gesti come “semplici eccessi” o “bravate”, ma come veri e propri reati penali.

Negli ultimi anni, infatti, la normativa italiana ha subito un’evoluzione sostanziale. Con la legge 189 del 2004, inserita nel Codice penale, è stata introdotta la sezione dedicata ai “Delitti contro il sentimento per gli animali”. L’articolo 544 ter punisce con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro chiunque, per crudeltà o senza necessità, causi lesioni a un animale o lo sottoponga a sevizie o a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. È la norma che si applica nei casi più gravi, come quello di Biella, dove il rischio di danni fisici e psicologici per il cane era evidente.

Accanto a questa disposizione, l’articolo 727 del Codice penale disciplina le ipotesi di abbandono e detenzione in condizioni incompatibili con la natura degli animali, punendo con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda fino a 10.000 euro chi riduce un animale a sofferenze non giustificate. Nel caso di Biella, la contestazione di entrambi gli articoli indica che gli inquirenti non vogliono sottovalutare la vicenda e intendono valutare tutti i profili di responsabilità del proprietario.

Questo approccio si inserisce in un quadro legislativo che negli ultimi anni si è rafforzato, spinto dalla crescente sensibilità sociale verso il benessere animale. La riforma del 2022 ha addirittura inserito la tutela degli animali all’interno della Costituzione italiana, modificando l’articolo 9 e riconoscendo ufficialmente il dovere della Repubblica di proteggere anche gli esseri viventi non umani.

Il caso di Biella, dunque, non è solo l’ennesimo episodio di cronaca, ma rappresenta un banco di prova importante per misurare la reale applicazione delle leggi. L’immagine di un cane lavato come una macchina colpisce l’opinione pubblica perché mette a nudo l’abisso che ancora separa la cultura del rispetto per gli animali dalla realtà quotidiana di certi comportamenti.

Il video, rilanciato sui social, ha generato indignazione e commenti a catena, con molti utenti che chiedono pene severe. La reazione popolare mostra quanto il tema sia sentito, e quanto sia cambiata la percezione rispetto a qualche decennio fa, quando episodi simili difficilmente avrebbero trovato spazio nelle aule di tribunale.

Ora la parola passa alla giustizia. L’uomo dovrà rispondere davanti al giudice di un’accusa pesante, e sarà il processo a stabilire l’esito definitivo. Nel frattempo, l’immagine di quel cane insaponato e lavato come una carrozzeria resta come un pugno nello stomaco, simbolo di quanto sia ancora necessario insistere su educazione, controlli e sanzioni per garantire che la convivenza tra uomo e animale sia davvero fondata sul rispetto.

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