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Cronaca
20 Agosto 2025 - 15:09
"Ammutinamento" in carcere a Cuneo: il padiglione in mano ai detenuti tra risse, devastazioni e agenti aggrediti (foto archivio)
Il carcere di Cuneo viene descritto come un istituto fuori controllo. È questa l’immagine drammatica che emerge dalla dura denuncia inviata dall’Osapp, il sindacato autonomo della Polizia penitenziaria, alla direzione generale del personale, al Provveditorato regionale e all’Ufficio per le Relazioni Sindacali. Un atto ufficiale in cui si parla apertamente di “disfunzioni ed ingovernabilità istituzionale”, puntando il dito contro la totale mancanza di strategie efficaci da parte dell’amministrazione penitenziaria.
Secondo la segnalazione, i detenuti avrebbero assunto il controllo del padiglione “Gesso”, agendo in condizioni di assoluta anarchia. Qui le devastazioni sarebbero quotidiane, le violenze una regola. A rendere la situazione ancora più ingestibile è il fatto che le telecamere di videosorveglianza risultano guaste su tutti i piani, mentre i controlli interni sarebbero stati ridotti a semplici verifiche da remoto. Nel vuoto lasciato dall’assenza di sorveglianza effettiva, i reclusi si muoverebbero indisturbati, trasformando il reparto in un territorio di scontro permanente.
Il quadro descritto dal sindacato è quello di un ambiente degradato: infiltrazioni d’acqua, corridoi sporchi e imbrattati, rifiuti abbandonati ovunque, celle inagibili utilizzate come magazzini improvvisati. Ma il degrado strutturale non è che il contorno di una violenza ormai sistemica.
Tra i detenuti sarebbero frequenti vere e proprie scene da “guerriglia”, con scontri improvvisati e “duelli rusticani” che troppo spesso si concludono con il ricorso al pronto soccorso. Secondo l’Osapp, all’interno del carcere circolano armi rudimentali, alcool autoprodotto e una grande quantità di psicofarmaci, elementi che alimentano un clima di tensione continua.
Un episodio emblematico è quello avvenuto nei giorni scorsi: un gruppo di detenuti extracomunitari, già protagonisti di disordini in altri istituti e paradossalmente collocati in sezioni aperte, si sono affrontati in cella. L’esito è stato drammatico: un detenuto magrebino ha subito la semiamputazione di un dito, con un successivo delicato intervento chirurgico di ricostruzione.
Il 19 agosto 2025, la violenza ha raggiunto il suo apice. Intorno alle 14, i detenuti della quarta sezione hanno bloccato la sala video. Pochi minuti dopo, la richiesta di accesso all’area passeggi da parte di un altro gruppo ha innescato una rissa violenta: un detenuto ha riportato un grave trauma cranico e due costole fratturate. Un agente, nel tentativo di ristabilire l’ordine, è stato colpito.
Quando la situazione sembrava rientrata, i detenuti della quarta sezione hanno forzato l’uscita dal filtro, gettandosi in massa nei corridoi. Solo il pronto intervento della polizia penitenziaria ha impedito il degenerare dell’assalto. Ma la giornata non era finita: alle 20.15 un detenuto ha aggredito brutalmente un agente e un sovrintendente, entrambi finiti in ospedale con cinque giorni di prognosi.
Il sindacato non si limita a denunciare la gravità dei fatti. Nel documento, l’Osapp punta il dito contro le scelte del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), accusato di privilegiare “strategie di premialità indiscriminata” anziché affrontare i problemi reali. Nel carcere di Cuneo – sostiene l’organizzazione – sarebbero stati inviati agenti da altri istituti con indennità giornaliere da 110 euro, senza che la loro presenza abbia prodotto alcun miglioramento tangibile.
Un utilizzo di risorse definito “sperpero economico” a fronte di una situazione che peggiora di giorno in giorno. A ciò si aggiunge la denuncia di una gestione amministrativa caotica: un sovrintendente della struttura sarebbe stato distaccato per svolgere le funzioni di tutor in una scuola del Corpo, sottraendo ulteriori forze a un istituto già in crisi.
Per l’Osapp, questa è la prova di una “dissociazione funzional-amministrativa” che non riguarda solo Cuneo, ma l’intero distretto Piemonte–Liguria–Valle d’Aosta. Dal carcere di Sanremo a quello di Aosta, passando per Ivrea, Vercelli, Alessandria, Genova Marassi e Torino, la situazione viene descritta come segnata da precarietà organizzativa, disfunzioni e carenze strutturali.
Il sindacato parla senza mezzi termini di un sistema al collasso, dove la tutela della sicurezza degli operatori e la stessa legalità risultano gravemente compromesse. “Il personale di Polizia penitenziaria – si legge nella nota – è oggetto di improperi e aggressioni continue”, mentre la mancanza di strategie adeguate rischia di trasformare ogni episodio in una miccia pronta a esplodere.
La denuncia è stata inviata a Roma proprio per sollecitare un intervento immediato: l’Osapp chiede accertamenti ispettivi urgenti, sottolineando che limitarsi a richiedere informazioni al Provveditorato regionale non è più sufficiente. Un’inerzia che, secondo il sindacato, rischia di tradursi in ulteriori e più gravi emergenze.
Quello che emerge è un grido d’allarme che non riguarda solo un carcere, ma l’intero sistema penitenziario del Nord Ovest. Il timore è che il clima di violenza e degrado diventi la normalità, con conseguenze devastanti sia per chi lavora dietro le sbarre sia per chi vi è recluso.
L’Osapp non nasconde la propria indignazione: invece di investire in sicurezza, manutenzione e personale, l’amministrazione avrebbe scelto scorciatoie inefficaci e costose. Un quadro che, se confermato, metterebbe in discussione la credibilità stessa del sistema penitenziario italiano, già segnato da sovraffollamento, carenze di organico e tensioni crescenti.
La richiesta di un intervento immediato non è più un’opzione ma una necessità, sottolinea il sindacato. Ogni giorno di ritardo rischia di trasformare le carceri – non solo quella di Cuneo – in luoghi fuori legge, dove la violenza detta le regole e lo Stato arretra.
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