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Cronaca
20 Agosto 2025 - 10:00
Palpeggiati al parco e poi accusati di rapina: tre ventenni tunisini dietro le sbarre
A pochissimi giorni dall’accoltellamento di un 27enne – con l’aggressore ancora in fuga – il parco della Pellerina a Torino torna ad essere teatro di violenza e cronaca nera. Un luogo che dovrebbe rappresentare il verde, il tempo libero e la socialità, diventa invece lo sfondo di una storia che intreccia molestie, denunce e un’accusa di rapina che rischia di pesare come un macigno sulla vita di tre ragazzi.
La vicenda prende corpo in una sera come tante. Tre giovani tunisini, poco più che ventenni, regolari sul territorio e senza alcun precedente alle spalle, decidono di uscire a piedi. Hanno bevuto qualche bicchiere e non vogliono rischiare la patente. Laureati, lavoratori, ben vestiti, fisici atletici: non il profilo che solitamente finisce nelle pagine di cronaca giudiziaria. Eppure il destino quella sera cambia direzione in pochi minuti.
Camminano verso la fermata dell’autobus quando vengono avvicinati da un uomo di circa trent’anni, di origini pakistane. L’approccio sembra all’inizio banale, ma diventa presto insistente. Prima battute, poi apprezzamenti più espliciti. I tre cercano di ignorarlo, ma l’uomo non si ferma. Li segue per alcuni metri, insiste, fino a spingersi oltre: si avvicina a uno dei ragazzi e gli mette una mano sui pantaloni, toccandolo nelle parti intime. È a quel punto che il clima cambia bruscamente.
Il ventenne reagisce, gli sposta la mano e lo respinge. L’uomo però insiste ancora, arrivando a dire che può pagare per avere quello che vuole. Una frase che peggiora la situazione e innesca la reazione. Ne nasce un parapiglia: il giovane lo spintona, l’amico lo affianca, mentre il terzo rimane immobile, incredulo. L’uomo cade a terra e dalle tasche gli scivolano due cellulari e un pacchetto di sigarette. I tunisini raccolgono gli oggetti e si incamminano verso la fermata, forse convinti che la questione fosse chiusa lì.
Il tribunale di Torino
Ma non è finita. Il pakistano si rialza e incontra una donna a cui chiede di chiamare la polizia. Racconta di essere stato vittima di una rapina. La passante, interpellata in seguito, preciserà di non aver visto direttamente l’accaduto. Nel frattempo il bus arriva e i tre giovani salgono a bordo. È proprio lì che interviene la polizia, allertata dalla segnalazione.
Durante i controlli, i ragazzi vengono trovati in possesso dei due telefoni e del pacchetto di tabacco. All’interno di quest’ultimo non solo sigarette, ma anche 175 euro in contanti. A uno dei tre viene inoltre trovato uno spray al peperoncino, che però non risulta essere stato utilizzato. Per gli agenti, a quel punto, non ci sono dubbi: scatta l’arresto per rapina e i ragazzi vengono condotti al carcere Lorusso e Cutugno.
La procura apre un fascicolo e il caso passa nelle mani della magistratura. Le accuse sono pesanti, ma la vicenda resta avvolta da molte zone d’ombra. Da un lato ci sono tre ventenni che raccontano di aver subito un approccio sessuale indesiderato e di aver reagito per difendersi. Dall’altro c’è un uomo che sostiene di essere stato aggredito e derubato. In mezzo, oggetti caduti a terra, soldi nascosti dentro un pacchetto di sigarette e una dinamica che si presta a più interpretazioni.
Manca un elemento cruciale: il referto medico. L’uomo che ha denunciato la rapina ha infatti scelto di non andare in ospedale, dichiarando che non fosse necessario. Non ci sono dunque certificati di lesioni a supporto della sua versione. C’è solo la sua denuncia, contrapposta alla ricostruzione dei tre tunisini, che nel frattempo restano in carcere in attesa di ulteriori sviluppi.
Il parco della Pellerina, ancora una volta, si ritrova al centro della cronaca cittadina. Negli ultimi anni non è la prima volta che la zona viene segnalata per episodi violenti o controversi: dalla microcriminalità alle risse, fino a fatti più gravi come l’accoltellamento dei giorni scorsi. Il caso di questi tre ragazzi si inserisce in questa lunga scia, ma porta con sé un ulteriore elemento: la difficoltà di far emergere e riconoscere un episodio di molestia sessuale subita da uomini, tema spesso sottovalutato e di cui raramente si parla.
Le indagini dovranno stabilire se quella sera si sia consumata davvero una rapina o se, invece, l’intervento della polizia abbia intercettato una situazione molto più complessa: una reazione a un approccio invadente, finita in tribunale come un atto criminale. Nel frattempo, resta l’immagine di tre ventenni che, partiti per una semplice serata tra amici, si trovano oggi dietro le sbarre, con una vicenda che lascia più domande che risposte e che conferma come la Pellerina, sempre più spesso, non sia un parco ma una ferita aperta nella città.
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