AGGIORNAMENTI
Cerca
Cronaca
17 Agosto 2025 - 18:20
Imperizia, incoscienza o fatalità imprevedibili. Non si arresta la scia di sangue che sta segnando l’estate 2025 sulle montagne italiane. Quello che dovrebbe essere il luogo del silenzio, della contemplazione e della sfida con sé stessi si sta trasformando, giorno dopo giorno, in un teatro di tragedie quasi quotidiane. I numeri sono impietosi e raccontano più di tante parole: già a luglio si contavano 83 vittime, con una media di quasi tre decessi al giorno a partire dal 21 giugno. Una statistica che non accenna a migliorare: con agosto ormai inoltrato, la conta dei morti si avvicina drammaticamente a quota 100, confermando un trend che suscita sconcerto e dolore.
L’ultimo episodio si è consumato domenica sul massiccio del Monte Bianco, lungo la cresta del Brouillard, a 4.030 metri di quota. Qui, Davide Migliorino, 36 anni, residente a Treviglio (Bergamo), ha perso la vita in seguito a una caduta rovinosa. Stava affrontando la salita insieme a due compagni di cordata, rimasti illesi. Procedeva slegato quando, aggrappandosi a una roccia che ha improvvisamente ceduto, è precipitato nel vuoto. Inutili i soccorsi: il Soccorso Alpino Valdostano ha potuto soltanto recuperare il corpo e trasferirlo a Courmayeur. Le indagini sono ora affidate alla Guardia di Finanza di Entrèves, che sta ricostruendo la dinamica.
Il fine settimana di Ferragosto, tradizionalmente il più affollato sulle vette, è stato funestato da altri incidenti gravi. Sabato sera, sempre sul Monte Bianco, è scattato un intervento complesso sul Dente del Gigante: un alpinista, rimasto sospeso nel vuoto legato a una corda, ha rischiato di morire sotto gli occhi dei compagni. Le manovre di soccorso si sono rivelate estremamente difficili: più volte l’elicottero ha tentato un avvicinamento, ostacolato dalle condizioni del luogo, finché i tecnici del Soccorso Alpino non sono stati calati a una quota più bassa. Da lì hanno scalato il Dente, raggiunto l’uomo in pericolo e, dopo averlo assicurato, lo hanno accompagnato fino al rifugio Torino, dove l’elicottero è riuscito a prenderlo a bordo. Una storia a lieto fine, ma che dimostra quanto sottile sia il confine tra la vita e la morte in alta quota.
Il 14 agosto la tragedia si è invece consumata sul Castore, nel massiccio del Monte Rosa. Due alpinisti, un uomo e una donna, sono precipitati dalla cresta probabilmente a causa del maltempo che li avrebbe fatti smarrire. Il volo di centinaia di metri li ha schiantati sul ghiacciaio, rendendo vano qualsiasi soccorso. Qualche giorno prima, l’11 agosto, un nuovo dramma aveva colpito l’Alto Adige: a morire, nella zona di Plan, a Moso in Passiria, sono stati padre e figlio, scivolati lungo un tratto esposto del sentiero che conduce al bivacco Pixner.
Un bollettino di guerra, come lo definiscono amaramente molti soccorritori, che si aggiorna con la crudele regolarità di un calendario. A lanciare l’allarme è il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), che a fine stagione renderà pubblici i dati complessivi. Per ora, spiega Simone Alessandrini, “è impossibile fornire numeri aggiornati, ma i nostri interventi non si sono certo fermati: anzi, continuano senza sosta”. Secondo le stime, il 44% degli incidenti riguarda escursionisti colpiti da malori o caduti durante i percorsi, mentre il 56% è legato ad attività più tecniche come alpinismo, arrampicata o vie ferrate.
Un trend che affonda le radici anche nell’aumento del turismo montano. “Da 4-5 anni a questa parte – osserva Alessandrini – le presenze sono cresciute in maniera esponenziale. Ma non tutti arrivano preparati. I non iscritti al Club Alpino Italiano sono quasi il 90%. Questo significa che sulle nostre montagne si muovono moltissime persone che non hanno la minima formazione tecnica, non conoscono gli itinerari idonei e non dispongono dell’attrezzatura necessaria”.
La ricerca del selfie perfetto da postare sui social si trasforma, troppo spesso, in un azzardo mortale. “C’è una forma di incoscienza – continua Alessandrini – chi affronta un sentiero con scarpe da ginnastica, magari con una semplice maglietta di cotone, senza portarsi acqua o protezioni adeguate, mette a repentaglio la propria vita e quella degli altri. E noi lo vediamo ogni giorno”.
L’estate 2025, con il suo tragico elenco di nomi e luoghi, rischia dunque di passare alla storia non solo per il caldo estremo e le difficoltà ambientali, ma anche come una delle stagioni più nere per la montagna italiana. Una montagna che non perdona l’improvvisazione e che chiede rispetto, preparazione e consapevolezza.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.