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Cronaca
17 Agosto 2025 - 10:03
Morte a 4.000 metri sul Monte Bianco: alpinista precipita sulla Cresta del Brouillard
Ancora una tragedia sul Monte Bianco. Questa mattina, domenica 17 agosto, un alpinista di nazionalità italiana ha perso la vita sulla Cresta del Brouillard, a quota 4.030 metri, nei pressi del Col Emile Rey. L’uomo è precipitato durante l’ascesa e per lui non c’è stato nulla da fare. A recuperare la salma, trasportata poi a Courmayeur, è stato il Soccorso Alpino Valdostano.
Le operazioni di riconoscimento della vittima e la ricostruzione della dinamica dell’incidente sono affidate al Sagf della Guardia di finanza di Entrèves-Courmayeur. Con lui c’erano due compagni di cordata, che sono rimasti illesi e sono stati accompagnati anch’essi a valle. La Cresta del Brouillard è nota agli alpinisti come una via tanto spettacolare quanto rischiosa, e non è la prima volta che si trasforma in scenario di incidenti mortali: soltanto due settimane fa una cordata in difficoltà era stata soccorsa nella stessa zona, mentre ad aprile e a maggio di quest’anno due scialpinisti avevano perso la vita sempre nell’area del Bianco.
La nuova vittima si aggiunge dunque a un bilancio già pesante che segna questa stagione estiva di alpinismo sul massiccio più alto d’Europa. Un ambiente affascinante ma implacabile, dove ogni passo richiede esperienza, prudenza e condizioni fisiche ottimali, e dove anche un piccolo errore può trasformarsi in tragedia.
Non è stato però l’unico intervento di queste ore. Nella giornata di ieri, sabato 16 agosto, i tecnici del Soccorso Alpino Valdostano sono stati impegnati in un’operazione particolarmente complessa sul Dente del Gigante. Un alpinista era caduto ed era rimasto sospeso nel vuoto, agganciato alla corda, in attesa dei soccorsi. Dopo diversi tentativi di avvicinamento in elicottero, resi difficili dalle condizioni e dalla conformazione della parete, i soccorritori sono stati posati a quota inferiore: hanno scalato il Dente fino a raggiungere l’uomo bloccato, riuscendo infine a portarlo al Rifugio Torino per il recupero in elicottero.
Un’operazione durata ben sei ore, dalle 16 alle 22, che si è conclusa fortunatamente con esito positivo e con l’alpinista tratto in salvo. Due facce della stessa montagna, dunque: da un lato il coraggio e la tenacia dei soccorritori, capaci di affrontare missioni estreme per salvare vite umane; dall’altro la crudele realtà di chi invece, inseguendo la passione per l’alpinismo, non riesce a fare ritorno.
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