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17 Agosto 2025 - 17:23
West Nile a Caselle, tra allarme e prevenzione: parla il sindaco, parola agli esperti e all’Avis
Era il 4 luglio quando arrivò la notizia che avrebbe acceso l’allarme in provincia di Torino: i campionamenti effettuati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta avevano rilevato la presenza del West Nile Virus in un gruppo di zanzare catturate tra San Mauro Torinese e Caselle Torinese. Un dato che, se da un lato ha destato preoccupazione, dall’altro ha permesso di attivare subito la macchina dei controlli e degli interventi preventivi.
Il Comune di Caselle Torinese si è mosso tempestivamente. Già il 16 luglio è stata effettuata un’operazione di disinfestazione mirata, soprattutto nelle aree di confine con San Maurizio Canavese, dove le analisi avevano individuato la positività. È stata un’azione concreta, disposta in base alle indicazioni degli organi sanitari superiori, che ha ridotto sensibilmente il rischio di ulteriore circolazione del virus. Ed è proprio questo l’aspetto che oggi rassicura i cittadini: dopo quell’intervento, non sono state registrate altre infestazioni né nuove segnalazioni sul territorio.
La cronistoria di queste settimane, dunque, parla chiaro: individuazione del virus il 4 luglio, disinfestazione il 16, monitoraggi quotidiani nelle aree interessate e, ad oggi, nessun nuovo focolaio. Un andamento che mostra come la prevenzione, se attuata con rapidità, può davvero limitare la diffusione di un fenomeno che, purtroppo, altrove ha avuto conseguenze più pesanti.
Per comprendere meglio il quadro è utile ricordare di cosa stiamo parlando. Il West Nile Virus, isolato per la prima volta in Uganda nel 1936, è diffuso in molte aree del mondo ed è ormai presente stabilmente anche in Italia. Gli uccelli selvatici sono i principali serbatoi naturali dell’infezione, che viene poi trasmessa agli uomini e agli animali attraverso le punture di zanzare infette, in particolare la zanzara tigre. Nella maggior parte dei casi l’uomo sviluppa sintomi lievi, simili a quelli di una comune influenza: febbre, mal di testa, dolori muscolari. Tuttavia, nei soggetti più fragili – anziani o immunocompromessi – l’infezione può degenerare in forme gravi, neuro-invasive, che colpiscono il sistema nervoso centrale. In rari casi, queste complicanze possono portare al decesso.
La provincia di Torino non è nuova a campagne di prevenzione contro le malattie trasmesse dalle zanzare. Già negli anni passati sono stati condotti interventi di monitoraggio, ma il 2025 segna un passaggio di livello: per la prima volta, infatti, il virus è stato individuato con certezza in zanzare catturate a Caselle e a San Mauro, due comuni densamente abitati e in stretta connessione con il capoluogo. La scelta di intervenire subito con la disinfestazione è stata quindi inevitabile e necessaria.
Accanto agli interventi sul territorio, si sono mosse anche le istituzioni sanitarie. Il Centro Nazionale Sangue ha subito introdotto restrizioni per le donazioni: chiunque abbia soggiornato, anche solo per una notte, nei comuni in cui il virus è stato rilevato, deve sottoporsi al test specifico (WNV NAT) prima di donare il sangue, oppure rispettare una sospensione di 28 giorni. Una misura indispensabile per garantire la sicurezza delle trasfusioni, che a livello provinciale ha interessato direttamente le attività delle sezioni Avis. Nonostante i controlli più serrati, le giornate di donazione non si sono fermate e continuano a rappresentare un presidio fondamentale di salute pubblica.
Se a Caselle e in provincia di Torino la situazione appare sotto controllo, a livello nazionale i numeri raccontano invece una crescita preoccupante. I primi bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità, a metà luglio, segnalavano soltanto 5 casi confermati di West Nile in Italia. Nel giro di due settimane, però, i casi sono saliti a 89, con 8 decessi. Poi, nella prima settimana di agosto, il numero ha raggiunto quota 173 casi, di cui 72 in forma neuro-invasiva, con 11 decessi. Infine, l’ultimo bollettino del 14 agosto ha registrato un ulteriore incremento: 275 casi confermati in tutto il Paese, distribuiti in 52 province di 15 regioni, con 19 morti. In Piemonte i casi confermati sono stati 6, di cui uno nella forma più grave.
Si tratta di un aumento rapido, legato alle condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione delle zanzare. Ecco perché le autorità sanitarie hanno invitato a non abbassare la guardia: il picco della circolazione virale è atteso proprio nelle settimane centrali di agosto, quando caldo e umidità favoriscono al massimo la presenza delle zanzare.
Il quadro nazionale non deve però generare panico locale. A Caselle e nell’area torinese i dati raccolti fino a questo momento confermano che le misure adottate hanno funzionato. La disinfestazione del 16 luglio ha colpito le zone più critiche, i monitoraggi dell’Istituto Zooprofilattico proseguono regolarmente e la collaborazione tra Comuni, Regione e autorità sanitarie resta costante. Tutti elementi che permettono di guardare con prudente fiducia alla seconda parte dell’estate.
Rimane fondamentale, naturalmente, il contributo dei cittadini. La Regione Piemonte ha diffuso un vademecum semplice ma efficace: usare repellenti, indossare abiti chiari e coprenti nelle ore più critiche, applicare zanzariere alle finestre e, soprattutto, eliminare i ristagni d’acqua. Sottovasi, secchi, ciotole per animali o piscine gonfiabili lasciate all’aperto possono trasformarsi in focolai ideali per la zanzara tigre. Piccoli gesti quotidiani, che però fanno la differenza.
In provincia di Torino, la cronaca di queste settimane dimostra che si può intervenire in modo tempestivo e contenere la diffusione del West Nile. Caselle, epicentro delle prime rilevazioni, è oggi un esempio di come la rapidità nell’attuare le misure possa fare la differenza. Non ci sono altre infestazioni, non ci sono segnalazioni di nuovi casi collegati direttamente al territorio, e la popolazione può continuare a vivere l’estate con la consapevolezza che la sorveglianza è attiva e costante.
Il virus West Nile resterà una sfida anche nei prossimi anni, perché ormai fa parte della realtà epidemiologica italiana. Ma proprio l’esperienza di Caselle e della cintura torinese mostra che la combinazione tra prevenzione, monitoraggio e collaborazione istituzionale può trasformare un potenziale allarme in un fenomeno gestibile.
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